Caso Prigozhin: gli Usa temono una guerra civile (e i suoi effetti sull'arsenale nucleare russo)
Il governo americano teme fortemente che possa scoppiare una guerra civile in Russia. E che un simile scenario possa avere degli impatti sull'arsenale nucleare di cui Mosca dispone
Non è stata immediata la reazione degli Stati Uniti alla grave crisi esplosa tra il governo russo e il Wagner Group. Nelle prime ore, a Washington è sembrato prevalere - anche comprensibilmente - un clima di attesa guardinga. Mentre i vertici della Casa Bianca sono stati da subito tenuti costantemente informati, solo successivamente sono arrivate le prime dichiarazioni di peso. “Questa è una vicenda che si sta svolgendo”, ha detto domenica il segretario di Stato americano, Tony Blinken. “Non abbiamo visto l'ultimo atto”, ha proseguito. “Il fatto che questa sia, come minimo, un'ulteriore distrazione per Putin e per la Russia, penso sia a vantaggio dell'Ucraina. Questo crea solo un altro problema per Putin”, ha aggiunto, sottolineando che stanno aumentando le “crepe” nel blocco di potere di Mosca. Sulla stessa linea si è collocato il consigliere per la sicurezza nazionale statunitense, Jake Sullivan, secondo cui il tentato golpe di Prigozhin è una prova della “debolezza di Putin”.
Insomma, la chiave di lettura del governo americano è che il presidente russo risulti in crescente difficoltà e che un simile quadro sia destinato ad avvantaggiare Kiev nel conflitto con Mosca. Si tratta di un’interpretazione assai probabilmente non distante dalla realtà dei fatti. Putin esce infatti indebolito dalla prova di forza con il capo del Wagner Group. E la crisi di sabato rischia adesso oggettivamente di fiaccare la sua forza politica all’interno e fuori dalla Russia.
Chiarito questo primo punto, ne emerge tuttavia un secondo, ancorché in modo meno esplicito. Partiamo da quanto rivelato sabato dal Washington Post. Secondo il quotidiano americano, già da metà giugno l’intelligence di Washington sarebbe stata a conoscenza del fatto che Prigozhin fosse intenzionato a tentare un colpo di mano. In questo contesto, citando dei funzionari statunitensi, la testata ha riportato che “nelle ultime due settimane c'è stata ‘grande preoccupazione’ per ciò che sarebbe potuto accadere: se il presidente russo Vladimir Putin sarebbe rimasto al potere e che cosa avrebbe potuto significare qualsiasi instabilità per il controllo dell'arsenale nucleare russo”. In altre parole, secondo il Washington Post, il governo americano teme che l’indebolimento del presidente russo possa innescare una situazione di caos: un caos che potrebbe portare a conseguenze imprevedibili in riferimento al vasto arsenale nucleare di cui Mosca dispone. “Secondo i funzionari, l’instabilità che potrebbe derivare da una ‘guerra civile’ russa era la paura principale”, ha riferito il Washington Post. “La marcia del gruppo di mercenari Wagner su Mosca ha riacceso a Washington un vecchio timore: che cosa accadrà alle scorte nucleari della Russia in caso di sconvolgimenti interni”, ha riportato, sempre sabato, Reuters. Di timori simili ha parlato anche il New York Times.
Per ora, il governo di Washington ha scelto di soffermarsi poco della questione. “Non abbiamo visto alcun cambiamento nella disposizione delle forze nucleari russe”, ha detto a Reuters un portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americano. “La Russia ha la responsabilità speciale di mantenere il comando, il controllo e la custodia delle sue forze nucleari e di garantire che non vengano intraprese azioni che mettano in pericolo la stabilità strategica”, ha aggiunto. Si tratta, come è evidente, di dichiarazioni piuttosto generiche, che cercano di non trasmettere preoccupazione. Una preoccupazione che tuttavia – stando a Washington Post, Reuters e New York Times – sembra invece piuttosto diffusa oggi in seno al governo americano.
Se così stessero le cose, gli Stati Uniti potrebbero presto trovarsi davanti a un dilemma: spingere ulteriormente per l’indebolimento di Putin o paradossalmente cercare di puntellarne in qualche modo la poltrona. Una trasmissione tranquilla e lineare del potere in Russia è infatti, almeno al momento, un’ipotesi avvolta dalla più totale nebulosità: il che rende per ora improbabile che Washington assuma una posizione puramente attendista. D’altronde, lo abbiamo visto: gli Usa temono enormemente lo scenario di una guerra civile. Scenario che certo non verrà improvvisamente meno dopo l’accordo (non si sa quanto effettivamente solido) tra Putin e Prigozhin. Basti pensare alle durissime parole che ha rivolto a quest’ultimo poche ore fa il leader ceceno, Ramzan Kadyrov: uno dei falchi che potrebbe soffiare sul fuoco dei disordini interni. Se scoppiasse una guerra civile e una o più delle fazioni in lotta dovessero mettere le mani su parti dell’arsenale nucleare russo, potrebbe delinearsi uno scenario tutt’altro che tranquillizzante. Uno scenario che a Washington vogliono assolutamente (e giustamente) evitare. Il punto, adesso, è capire come.