Setteottobre accusa la Rai: «La narrazione di Report è distorta e pericolosa»
L’associazione di Stefano Parisi accusa la Rai di distorsione sul conflitto israelo-palestinese e chiede un impegno per la memoria e la giustizia, contro un silenzio che alimenta l’odio.
La puntata di Report trasmessa domenica 3 novembre ha suscitato una forte reazione nella comunità ebraica italiana e in chi vede nel servizio pubblico un baluardo di verità e trasparenza. L’associazione Setteottobre, guidata dal presidente Stefano Parisi, ha espresso le proprie preoccupazioni in una lettera aperta indirizzata alla Rai, sottolineando come la rappresentazione del conflitto israelo-palestinese sia apparsa “gravemente distorta”. La narrazione proposta solleva questioni fondamentali sul ruolo dell’informazione pubblica, in un momento storico in cui l’antisemitismo è in crescita e il silenzio rischia di alimentare ulteriormente tale fenomeno.
Ma chi è Setteottobre? Si tratta di un’organizzazione nata proprio con l’obiettivo di contrastare l’antisemitismo, il negazionismo e la disinformazione su Israele. Il nome ricorda il tragico giorno del 7 ottobre 2023, data in cui Hamas e la Jihad Islamica attaccarono Israele, provocando un massacro di civili. In risposta a quell’evento, l’associazione è stata costituita per sensibilizzare l’opinione pubblica e promuovere un'informazione accurata e completa, supportando la memoria delle vittime e opponendosi a narrative che possano ridurre o distorcere la gravità di tali eventi.
Nel ricostruire le conseguenze di quell’attacco, Report ha posto l’accento sulla risposta ad Hamas del governo di Benjamin Netanyahu, che ha avviato una campagna su vasta scala nella Striscia di Gaza, con pesanti conseguenze per i civili. Tuttavia, l’inchiesta è andata oltre, suggerendo che negli ultimi vent’anni Israele sia diventato il punto di riferimento per l’estrema destra internazionale. Gaza, secondo il programma della RAI, si sarebbe trasformata in un “laboratorio” per le industrie israeliane della difesa e della cybersecurity, che testerebbero sul campo nuove armi e tecnologie avanzate, successivamente esportate in altri Paesi, inclusa l’Italia.
Quello che è venuto gravemente a mancare, denuncia indignata Setteottobre, è il riconoscimento delle atrocità subite dalle vittime israeliane, in particolare dalle donne, che sono state brutalizzate. “Omettere queste violenze – commenta Parisi – significa cancellare la loro sofferenza, ignorare un capitolo di dolore che non può essere sepolto sotto una narrazione parziale. È una scelta che trasforma il servizio pubblico in una cassa di risonanza della propaganda”.
L’associazione è profondamente turbata da ciò che considera una “complicità silenziosa” in un contesto di antisemitismo sempre più diffuso e visibile. “Dal 7 ottobre 2023 – ricorda Parisi – abbiamo assistito a un incremento del 400% degli episodi di antisemitismo. È un fenomeno allarmante, esploso proprio il giorno successivo all’attacco contro cittadini ebrei inermi. Ignorare le loro sofferenze non solo alimenta l’odio, ma rappresenta un rischio reale per la coesione sociale. Il silenzio, in questo caso, è ben più di un’omissione: è un contributo a quella stessa intolleranza che il servizio pubblico dovrebbe combattere”. La Rai, che in passato ha avuto un ruolo centrale nel ricordare la Shoah e nel sensibilizzare sulla tragedia dell’antisemitismo, rischia ora di vanificare anni di impegno con una scelta editoriale che omette fatti di cruciale rilevanza.
Stefano Parisi, tuttavia, non si limita a esprimere sdegno. In vista della Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne, che si celebrerà il prossimo 25 novembre, propone alla Rai un gesto riparatore: la trasmissione del documentario “Screams Before Silence”, prodotto da Sheryl Sandberg, un’opera che raccoglie le testimonianze di donne rapite e abusate durante i conflitti in Medio Oriente. “Non c’è politica, non ci sono opinioni – spiega Parisi – solo voci di chi ha vissuto sulla propria pelle atrocità che nessun racconto pubblico può permettersi di ignorare”. Trasmettere il documentario, secondo Setteottobre, sarebbe non solo un gesto di risarcimento verso le vittime, ma un atto di coraggio nella difesa della verità e dell’informazione.
Con questo appello, l’associazione si rivolge alle principali figure istituzionali, a partire dalla Senatrice Liliana Segre e dai vicepresidenti della Commissione straordinaria per il contrasto all’intolleranza, razzismo, antisemitismo e incitazione all’odio e alla violenza: la Senatrice Ester Mieli e il Senatore Francesco Verducci. La lettera aperta è destinata anche alla Presidente e alle Vicepresidenti della Commissione di Vigilanza sulla Rai, Senatrice Barbara Floridia, Onorevole Maria Elena Boschi e Onorevole Augusta Mottaruli.
Setteottobre esprime così piena fiducia nella sensibilità e nell’impegno di queste istituzioni. Il firmatario, Parisi, conclude con un’accorata esortazione: “La Rai deve tornare a essere il baluardo della memoria e della giustizia, offrendo al pubblico un racconto sincero, senza ombre né omissioni”.
L’indignazione manifestata nel documento va oltre la reazione a una puntata controversa: è un appello alla responsabilità collettiva. L’associazione sollecita il servizio pubblico a compiere il proprio dovere, rendendo giustizia alle vittime e contribuendo alla costruzione di una società consapevole e inclusiva, in cui l’informazione non si pieghi all’indifferenza, ma celebri il valore della memoria e della verità.
@riproduzione riservata