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(Ansa)
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La simulazione della vittoria ucraina

Che cosa accadrebbe se vincesse Kiev? E se le forze russe fossero presto allo sbando? Una simulazione degli scenari effettuata dall'intelligence

Segnali che la pace possa essere fatta a breve non ce ne sono, anzi, con l’invio dei carri armati occidentali il conflitto russo-ucraino pone le condizioni per protrarsi nel tempo oltre la prossima estate. Ma che cosa accadrebbe se l'esercito di Mosca si arrendesse in seguito a una serie di sconfitte in Ucraina? Ci sono ancora militari russi che credono nel loro presidente e nella visione dell'Ucraina come uno stato nazista, ma sempre più spesso la domanda che le truppe si pongono è se lo scopo della guerra sia salvare la nazione russa o la sopravvivenza politica di Vladimir Putin. E più di noi occidentali, i russi dubitano che il loro attuale presidente sia il peggio che possa capitargli. Contrariamente a quanto si possa pensare, è parere degli analisti militari che una disfatta russa in Ucraina non segnerebbe la fine subitanea degli effetti economici sulla vita di noi europei occidentali ma, viceversa, ci esporrebbe ad alcuni momenti di alta tensione. Nel momento in cui le forze ucraine dovessero riportare i confini nazionali a quelli del gennaio di un anno fa, Mosca diffonderebbe immediatamente un ultimatum per il non superamento delle regioni del Donbass e la non invasione della Crimea, ponendo come deterrenza l’unica arma che le rimarrebbe, quella nucleare.

Facilmente, Germania e Francia inviterebbero l’Ucraina a rispettare la richiesta russa, mentre con tutta probabilità il Regno Unito, concorde con gli Usa, consiglierebbe di entrare in Donbass ma non in Crimea. Ma nel malaugurato caso dell’invasione ucraina di queste regioni e una reazione nucleare russa, un’esplosione sul Mar Nero o sull'Ucraina potrebbe essere l’estrema reazione di una catena di comando russa allo sbando che assisterebbe al governo di Mosca in grave crisi sia per la confitta, sia per la perdita di tanto territorio; Putin solleverebbe dall’incarico il ministro della Difesa Sergei Shoigu e il capo dell'esercito Valery Gerasimov. Nello stesso momento il direttore dei servizi russo Fsb Alexander Bortnikov potrebbe mettere in atto la destituzione del presidente Putin, sostituendolo comunque con un elemento che provenga dalla stessa scuola ex Kgb. Questa situazione sarebbe pericolosa per tutto il mondo e rappresenterebbe un momento di alta tensione pari, se non superiore, a quella della crisi dei missili di Cuba o del tentato golpe russo del 19 agosto 1991.

La Cina dovrebbe chiarire immediatamente la sua posizione e comincerebbe arivendicare le sue proprietà in territorio ucraino e i debiti di Mosca. In caso di resa russa Zelensky rallenterebbe la rapida avanzata del suo esercito per proteggere le popolazioni ucraine del Donbass in pericolo di subire azioni vendicative da parte dei russi in ritirata, ma potrebbe rassicurare i russi sul fatto che non ci sarebbero nuove incursioni oltre i confini del 2014. Negli stessi giorni le forze di Kiev si troverebbero però a dover gestire decine di migliaia di prigionieri russi sui quali le nazioni europee raccomanderebbero pietà e libertà, ma che costituirebbero un capitale importante in sede di trattative di pace. Tra questi sarebbero però identificati i criminali di guerra che sarebbero processati con le conseguenti prese di posizione occidentali, ed anche gli alti ufficiali di Mosca a conoscenza di informazioni sensibili, che andrebbero a ruba tra i servizi segreti degli stati che hanno aiutato l’Ucraina a vincere. Stiamo ipotizzando, ma innanzi a scenari così complessi e pericolosi i capi di governo occidentali dovrebbero comunicare le loro intenzioni a Mosca con assoluta chiarezza e senza umiliare un popolo con il quale ci siamo sempre rapportati, a partire dal garantire al governo e al popolo russo che i loro confini del 2014 non sono in discussione. Francia, Regno Unito, Italia, Germania dovrebbero concordare sul fatto che la Crimea appartiene all’Ucraina come decise Kruchev ai tempi dell’Urss, che la flotta russa ormeggiata nelle basi della penisola e nel Mar Nero rimarrebbero di Mosca, mentre su tutto il resto peserebbero gli esiti delle conferenze di pace. Ma qualche mese dopo la vittoria, Zelensky dovrebbe avviare la ricostruzione dellanazione cominciando a mantenere le promesse fatte ai Paesi che lo hanno aiutato, sia quelle conosciute(energia, transiti, difesa), sia quelle secretate, con non pochi conflitti con le pretese cinesi.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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