In Francia la sinistra ha il problema di governare, mentre la destra dovrebbe imparare dalla Meloni
Il voto, anzi, il sistema elettorale con il doppio turno ha fermato il Rassemblement National che ora, in vista delle prossime presidenziali, deve allargare i suoi orizzonti, come fatto da Fratelli d'Italia
Il Blocco Repubblicano è riuscito nel suo intento: la destra è stata fermata. E festa sia. Passata la notte però le cose si posso leggere in maniera diversa, più chiara. Nella sostanza, non nella forma dato che nessuno aveva previsto la tenuta del partito di Macron e la vittoria del Fronte Popolare, è andata come doveva andare. La destra da sola non ha mai avuto una possibilità che sia una di vincere a causa di una legge elettorale che penalizza chi si isola e premia chi si unisce (quel doppio turno che il Pd non a caso vorrebbe tanto anche in Italia). Come era chiaro che i problemi veri sarebbero cominciati subito dopo la festa della sinistra.
Melenchon e Macron non si sopportano; l’unica cosa che hanno in comune è l’avversione per Marine Le Pen ed il suo partito; per il resto dissentono su tutto. Ed è evidente che quando ieri, forse preso dall’estasi del successo e della paura scampata, il leader del Fronte Popolare chiedeva la guida del paese, con il suo programma mentiva sapendo bene di mentire. Le alleanze, si sa, più sono composite e meno sono stabili; più sono spezzettate e più complesso sarà trovare un’unione di intenti sulle cose da fare. Lo sanno tutti, lo ha spiegato bene la Borsa di Parigi che oggi non ha fatto festa, non è andata verso l’alto in nome della nuova sinistra (antisemita) al potere; no. Ha chiuso piatta preoccupata dalla evidente mancanza di stabilità e prospettiva. Come dargli torto? Sulla politica estera tra Macron e l’estrema sinistra c’è un abisso, con il primo vicino ad Israele ed il secondo pro Palestina. Per non parlare poi della Nato, un punto di forza per il presidente, una parola nemmeno da pronunciare per i pacifisti d’oltralpe. Per non parlare della politica interna: Melenchon vuole mettere mano alla riforma delle pensioni appena voluta da Macron; in più serve il salario minimo ed altre sovvenzioni pubblico-statali.
Difficile oggi dire se Macron con questo voto anticipato abbia avuto o no una buona idea; se l’obiettivo unico era quello di fermare la Le Pen, beh, va detto che lo scopo è stato raggiunto. Se invece l’idea è di avere una Francia più stabile e più forte allora la sconfitta è netta.
Ma un insegnamento dal voto arriva anche per Marine Le Pen e Jordan Bardella. Chiudersi dietro l’attacco all’alleanza della vergogna è inutile. La sinistra ad ogni latitudine usa questa tattica, e la userà sempre. Serve quindi allargare l’orizzonte pensando, anche a destra, ad alleanze altrimenti si andrà avanti ancora per decenni con dei successi al primo turno e la sconfitta al secondo. In questo la Meloni può essere ottima insegnante avendo pazientato all’interno di un’alleanza di centrodestra che poi ha preso in mano, allontanando nei fatti dei primi due anni di governo, i vari fantasmi di isolamento internazionale e ritorno del regime fascista.
Una destra moderna, atlantista, europeista il giusto (nel senso che si sta a Bruxelles a testa alta, non più a capo chino). Una destra vincente e di governo. Maggioranza relativa nel paese (tra l’altro, RN ha il 33%, Fratelli d’Italia oggi come oggi è sotto al 30%) ma maggioranza anche in Parlamento.