La (rischiosa) strategia algerina di Macron
Il presidente francese punta a rafforzare i legami con l'Algeria. Una strategia ambiziosa ma anche ricca di rischi, a cui l'Italia deve prestare la massima attenzione
Non si arresta l’iperattivismo di Emmanuel Macron nel Mediterraneo. Giovedì scorso, il presidente francese si è recato in visita in Algeria, dove ha incontrato l’omologo algerino Abdelmadjid Tebboune. “Abbiamo un passato comune complesso e doloroso, che a volte ci ha impedito di guardare al futuro”, ha dichiarato l’inquilino dell’Eliseo. Una visita, la sua, che –secondo Tebboune– sarebbe stata foriera di “risultati incoraggianti”. In particolare, il presidente algerino ha auspicato “nuove prospettive di partenariato e cooperazione con la Francia”. I due leader hanno tra l’altro discusso di Libia, Sahel e Sahara occidentale. Dopo aver consolidato i rapporti con Egitto e Arabia Saudita, Macron volge ora la sua attenzione all’Algeria: Paese con cui la Francia aveva avuto delle significative tensioni diplomatiche lo scorso autunno.
Ora, il punto è capire a che cosa stia esattamente mirando Macron. In linea generale lo abbiamo detto: il capo dell’Eliseo sta cercando da tempo di rilanciare il proprio ruolo in alcuni settori del Mediterraneo allargato, anche per cercare di controbilanciare la progressiva perdita di influenza sul Sahel (dove stanno invece guadagnando sempre più terreno Russia e Turchia). È tuttavia anche lecito chiedersi se queste mosse di Macron costituiscano (almeno potenzialmente) un problema per la nostra politica estera. Ricordiamo che Roma ha di recente rafforzato i propri legami con l’Algeria nel settore energetico, tanto che adesso il Paese nordafricano è diventato il principale fornitore di gas dell’Italia.
Ebbene, a prima vista non sembrerebbero scorgersi particolari allarmi. Lo stesso presidente francese ha infatti escluso di voler entrare in competizione con Roma. “Non siamo in concorrenza con l’Italia”, ha dichiarato, affermando di considerare "positivo per l'Europa" il rafforzamento dei legami energetici tra il nostro Paese e l'Algeria. Eppure all’energia algerina è notevolmente interessata anche Parigi. “A lungo termine, vogliamo consolidare la partnership tra Total Energies e Sonatrach”, ha non a caso precisato il presidente francese. In tutto questo, lo scorso 28 agosto Bloomberg News riferiva che Parigi era vicina a un accordo per aumentare le forniture di gas dall'Algeria di circa il 50%. Al di là delle dichiarazioni di facciata, non è quindi escludibile che possano delinearsi delle dinamiche concorrenziali nel settore energetico.
Ulteriore tema da monitorare è quello libico: un dossier, lo abbiamo visto, che è stato affrontato durante l’incontro tra Macron e Tebboune. Ricordiamo che, negli scorsi anni, gli interessi di Francia e Italia sulla Libia si sono più volte scontrati e che, nel 2019, l’attuale presidente francese spalleggiò in loco il generale Khalifa Haftar: uomo storicamente sostenuto dalla Russia. Quella stessa Russia che, oltre a mantenere una significativa influenza sulla parte orientale della Libia grazie ai mercenari del Wagner Group, negli ultimi mesi ha a sua volta consolidato i suoi legami proprio con l’Algeria. Un’Algeria che può inoltre contare su rapporti piuttosto stretti anche con la Cina. Ecco: proprio della sua ambiguità nei confronti di Mosca Macron potrebbe tornare ad approfittare tanto in Algeria quanto in Libia. Uno scenario, questo, che – qualora si concretizzasse – rischierebbe di rivelarsi piuttosto problematico per Roma. Va comunque tenuto presente che – come sottolineato da France24 – l’inquilino dell’Eliseo continua a godere di ben scarsa popolarità in Algeria. E non è quindi detto che in loco non possano man mano continuare a consolidarsi quelle dinamiche antifrancesi che, mutatis mutandis, sono già esplicitamente deflagrate nel Sahel (si pensi soltanto a quanto sta accadendo in Mali). Insomma, la strategia nordafricana di Macron si annuncia tutt'altro che in discesa.