I Talebani sempre più nel mirino dell’ISIS Khorasan
la Rubrica - Appuntamento in Piazza
Lo scorso 12 gennaio l’agenzia stampa dell’Isis “Amaq” ha riferito che un kamikaze dello Stato Islamico è riuscito a raggiungere il quartier generale delle milizie talebane nel centro della capitale Kabul dopo aver aggirato tutte le barriere e le misure di sicurezza imposte dal milizia su quest'area, che comprende altre sedi sovrane e di sicurezza. Le fonti hanno aggiunto che il combattente dell’Isis ha fatto esplodere una cintura esplosiva che indossava nel bel mezzo di un raduno del personale e delle guardie del quartier generale e dei funzionari della sicurezza che vi lavoravano, nel momento in cui hanno lasciato il quartier generale. L’attacco ha provocato la morte di almeno 20 persone, tra cui alcuni “diplomatici”, oltre a decine di feriti. Questo è il secondo attacco che ha preso di mira il quartier generale sovrano della milizia, dopo che un attacco simile dieci giorni fa, ha colpito un raduno della sezione militare annessa all’aeroporto di Kabul, causando la morte di almeno 50 membri della milizia e numerosi feriti.
La spia di Fidel Castro negli torna in libertà
Ana Montes, una delle più importanti spie della storia recente, è stata scarcerata dopo oltre ventun anni di detenzione. La donna venne arrestata dalle autorità americane nel 2001, la Montes, che lavorava come analista per la Defense Intelligence Agency americana e per quasi vent’anni spiò per conto del regime comunista cubano rivelando gran parte delle operazioni dei servizi di Washington sull’isola caraibica. In una testimonianza al Congresso Michelle Van Cleave, all’epoca capo del controspionaggio sotto il presidente George W. Bush, nel 2012 disse che «la Montes aveva compromesso tutto, praticamente tutto di ciò che sapevamo di Cuba e il modo in cui operavamo a Cuba. Quindi i cubani erano ben consapevoli di tutto ciò che sapevamo su di loro e potevano usarlo a loro vantaggio, inoltre, la Montes potè influenzare le valutazioni su Cuba nei suoi colloqui con i colleghi e trovò inoltre l'opportunità di fornire ad altre potenze le informazioni acquisite». Ora la spia che agì per motivi ideologici e non per denaro, torna in libertà.
Svezia migrante pluricondannato non può essere espulso
Un tribunale distrettuale in Svezia ha revocato la sentenza di espulsione di un rifugiato siriano Majd Shhada, che è stato condannato otto volte per reati quali stupro, aggressione, furto e abuso di droghe. Nel revocare la sua espulsione, la Corte d'appello del Lower Norrland ha sostenuto che l'imputato potrebbe essere a rischio di servizio militare nel suo paese d'origine, la Siria. Un altro fattore fornito dalla corte per difendere la sentenza è stata che Majd Shhada «ha la possibilità di diventare presto genitore». Il 9 gennaio scorso, il popolare utente di Twitter Ashwini Shrivastava ha condiviso un thread di tweet in cui ha fornito informazioni sul caso di cui sopra. «Svezia: un rifugiato siriano Majd Shhada con 8 condanne, che ha selvaggiamente picchiato, stuprato e messo incinta una giovane donna, evita la deportazione. Il tribunale lo ha stabilito, non sarà deportato perché la sua patria è troppo pericolosa e rischia il servizio militare».
Le azioni del gruppo Wagner in Africa discusse all'ONU
Della presenza del gruppo paramilitare russo Wagner in Africa, precisamente nel Sahel, si è parlato lo scorso 10 gennaio al Consiglio di sicurezza dell'Onu. E' stato durante una sessione che doveva esaminare « i mezzi per porre rimedio al terrorismo e ai cambi di governo incostituzionali che affliggono il Sahel » che sono state menzionate le azioni efferate del gruppo paramilitare Wagner .Gli Stati Uniti, la Francia e persino il Regno Unito accusano il gruppo paramilitare di privare i Paesi in cui opera delle proprie risorse e di mettere in pericolo le forze di pace delle Nazioni Unite. Per la delegazione britannica non ci sono dubbi « questo gruppo (Wagner) è parte del problema e non parte dellasoluzione » Secondo gli occidentali, la sicurezza nel Sahel è un problema importante per la regione, a cui non si può rispondere con soluzioni « brutali, malvagie o parziali»