Sale la tensione tra le due Coree
Pyongyang starebbe per effettuare il suo settimo test nucleare, mentre sale la preoccupazione a Seul e Washington
Continuano a preoccupare le attività della Corea del Nord. Il consigliere per la sicurezza nazionale di Seul, Kim Sung-han, ha incontrato giovedì a Honolulu gli omologhi di Stati Uniti e Giappone, Jake Sullivan e Takeo Akiba. Durante l’incontro, si è affrontato anche il tema dei test nucleari condotti da Pyongyang.
“[I tre] hanno discusso del loro impegno congiunto per la pace e la stabilità attraverso lo Stretto di Taiwan e hanno condannato il continuo sviluppo da parte della Repubblica popolare di Corea dei suoi programmi di missili balistici e armi di distruzione di massa e l'aggressione russa in Ucraina”, si legge in una nota ufficiale della Casa Bianca. “Gli Stati Uniti”, prosegue il comunicato, “hanno riaffermato i loro impegni di alleanza ferrea sia nei confronti della Repubblica di Corea che del Giappone, compreso l'impegno a estendere la deterrenza a entrambi i Paesi e hanno sottolineato l'importanza dei legami bilaterali e della cooperazione trilaterale per la sicurezza e la prosperità dei nostri cittadini, della regione e del mondo”.
Ricordiamo che, secondo i governi di Washington e Seul, Pyongyang sarebbe in procinto di effettuare il suo settimo test nucleare. Tuttavia, secondo The Diplomat, è possibile che tale scenario non si verifichi prima del 16 ottobre, quando si terrà il congresso del Partito comunista cinese che garantirà a Xi Jinping un terzo mandato presidenziale. “Se la Corea del Nord conduce il suo settimo test nucleare, la reazione sarà completamente diversa rispetto a quelle avvenute finora”, ha comunque dichiarato Kim Sung-han dopo il vertice trilaterale Honolulu. La situazione complessiva resta notevolmente incerta. Il mese scorso, il presidente sudcoreano, Yoon Suk-yeol, aveva ammorbidito i toni duri usati in campagna elettorale, offrendo un pacchetto di aiuti economici a Pyongyang in cambio di un suo impegno concreto verso la denuclearizzazione. Una proposta, questa, che era stata tuttavia seccamente respinta dalla sorella del leader nordcoreano Kim Jong-un, Kim Yo Jong.
In tutto questo, a fine agosto, Stati Uniti e Corea del Sud hanno tenuto le esercitazioni militari congiunte più ampie dal 2017. Inoltre, sempre a fine agosto, Yoon Suk-yeol ha ordinato un aggiornamento dei piani operativi dell’esercito in caso di attività bellicose da parte della Corea del Nord. In particolare, secondo Reuters, il presidente sudcoreano ha ordinato ai suoi generali di accelerare i tempi per istituire “Kill Chain”: un sistema di attacchi preventivi contro i missili di Pyongyang. “Dobbiamo preparare urgentemente misure per garantire la vita e le proprietà della nostra gente, compreso l'aggiornamento dei piani operativi contro le minacce nucleari e missilistiche della Corea del Nord, che stanno diventando realtà”, ha detto Yoon ai comandanti militari.
Il dossier nordcoreano viene del resto a inserirsi all’interno del più ampio contesto delle tensioni che stanno attraversando l’Indo-Pacifico. In particolare, le relazioni tra Stati Uniti e Cina restano particolarmente tese a causa di Taiwan, mentre le ambiguità dell’India (che ha appena partecipato a esercitazioni militari congiunte con Mosca e Pechino) rischiano di indebolire la compattezza del Quadrilateral Security Dialogue (di cui, oltre a Nuova Delhi, fanno parte Washington, Tokyo e Canberra): quello stesso Quad che, lo scorso maggio, aveva “condannato lo sviluppo e il lancio destabilizzanti di missili balistici della Corea del Nord, compresi i test multipli di missili balistici intercontinentali”. Il punto vero è che, con ogni probabilità, Washington e Seul temono l’effetto domino: un effetto domino che, a seguito della caduta di Kabul dell’agosto 2021, ha innescato la crisi ucraina e l’incremento progressivo delle tensioni sul dossier taiwanese. E intanto un dubbio inquietante inizia a sorgere: la penisola coreana sarà il prossimo fronte di crisi?