Il terrorismo islamico è un affare di famiglia
La storia, non unica, del giovane che ha ucciso la scorsa settimana un professore in Francia racconta molto dello stato delle cose
La mattina dello scorso 13 ottobre Mohammed Mogouchkov, nato nel 2003 in Russia ma originario del Caucaso che vive in Francia con la famiglia dal 2008, ha pugnalato a morte l'insegnante di francese Dominique Bernard e ha ferito altri tre membri dell'istituto Gambetta di Arras di cui lui stesso era stato uno studente. Dalla scorsa estate Mogouchkov era stato inserito nello speciale registro «FicheS» dai Servizi segreti francesi a causa del suo radicalismo religioso. Le indagini condotte dopo l’omicidio dell’insegnante hanno svelato come Mogouchkov, che prima di colpire aveva giurato fedeltà all’Isis, provenga da famiglia originaria dell'Inguscezia votata all’estremismo islamico. Come scrive Le Figaro la figura centrale della famiglia Mogouchkov è il padre Yacoub a sua volta «FicheS» in quanto salafita violento e pericoloso.
Espulso dalla Francia nel 2018 in Belgio e poi in Russia, prima di rifugiarsi in Georgia, non ha esitato a picchiare la moglie affinché osservasse scrupolosamente il Ramadan. Ha anche rinchiuso la figli più giovane in una scuola islamica, costretta a portare il velo dall'età di 11 anni. Nonostante i 4.000 chilometri che lo separano dalla sua famiglia, continua a tirare le fila della radicalizzazione dei suoi discendenti. Mohammed Mogouchkov è cresciuto con il fratello Movsar di due anni più grande, a sua volta estremista islamico, che nella primavera scorsa è stato condannato a cinque anni di reclusione per aver pianificato un attacco contro il palazzo dell’Eliseo. Secondo gli inquirenti Movsar Mogouchkov «in preda alla radicalizzazione estrema dopo aver diffuso video islamici e anasheeds (canzoni, ndt) religiose» avrebbe anche insegnato a un cugino, di 15 anni come usare il coltello. I nuclei familiari sono diventati un vero problema per l’intelligence francese perché è praticamente impossibile rompere i vincoli di sangue che uniti alla taqiya (dissimulazione, ndt) rendono il lavoro degli investigatori complicatissimo. A Le Figaro il sociologo Jérôme Ferret, che ha condotto uno studio sui cinque fratelli di Ripoll, coinvolti negli attentati di Barcellona e Cambrils dell'agosto 2017, ha affermato: «Questi nuclei familiari sono spesso uniti da un fascino comune per la violenza e dall'ammirazione per un genitore carismatico Al loro interno esiste una solidarietà emotiva molto potente, che unisce i suoi membri nel silenzio e che offre una vera coesione al momento dello sciopero. Anche chi in partenza è meno convinto non ha altra scelta che aderire alla forza del gruppo. Questi legami di sangue garantiscono anche la fiducia cieca nel portare avanti questa guerra santa contro gli empi». Sempre a proposito della jihad «affare di famiglia», in Francia negli ultimi trent’anni i casi sono stati molti.
Negli anni Novanta e Duemila la famiglia Benchelalli, proveniente dall’Algeria che viveva a Vénissieux, nella periferia di Lione (Rodano), ne è stata un esempio perfetto. Il padre, Chellali Benchelalli, imam di una moschea dal 1986 nel 1992 fu arrestato con un altro individuo che portava un Kalashnikov nella borsa. L'anno successivo fu arrestato dai croati con cibo, medicine e denaro nella Bosnia-Erzegovina devastata dalla guerra. Tornato in Francia, i servizi segreti constatarono nel decennio successivo il suo coinvolgimento in gruppi estremisti e le predicazioni che incitavano alla violenza, e in particolare la morte di «ebrei in Palestina, russi in Cecenia e americani in Iraq». Chellali Benchelalli è stato rimpatriato in Algeria il 7 settembre 2006, dopo essere stato condannato in relazione ad un attacco pianificato ordito dal figlio maggiore, Menad. Sotto l'influenza di suo padre, quest'ultimo andò in Afghanistan nel 2000 e tentò di andare in Cecenia nel 2001. Alla fine, come ha ricostruito Le Figaro, fu arrestato in Francia nel 2002 perché accusato di aver preparato un attentato. Nell'appartamento di famiglia, avrebbe condotto esperimenti davanti agli occhi della sua famiglia, cimentandosi nello sviluppo di armi chimiche. Nell’estate del 2001 Menad convinse il fratello minore Mourad ad andare in Afghanistan. Arrivato a luglio, quest'ultimo si addestrò nei campi di Bin Laden e finì nelle carceri americane di Kandahar e Guantánamo, dove subì torture e maltrattamenti. Rientrato in Francia nel 2004, fu condannato per associazione a delinquere terroristica nel 2007 e assolto in appello nel 2009.
La famiglia Merah
Il 22 marzo 2012, la famiglia Merah, che viveva nel quartiere Izards di Tolosa è diventata famosa dopo l'attentato compiuto da Mohamed Merah: autore della strage del 19 marzo nella scuola ebraica Ozar Hatorah, a Tolosa, costata la vita a un rabbino e a tre minorenni, e l'assassino di tre paracadutisti, come lui di origini maghrebine, in due attacchi risalenti all'11 e al 15 marzo 2012. Mohamed Merah, francese di origini algerine, morì al termine di un assedio delle teste di cuoio francesi durato 32 ore. Aveva 24 anni. Entrambi i suoi genitori erano degli estremisti tanto che il padre era stato espulso dal territorio nazionale francese. Come nel caso di Mohammed Mogouchkov anche Mohamed Merah era stato radicalizzato dal padre e dal fratello maggiore Abdelkader, alias Kader, ritenuto «un fondamentalista e abile manipolatore» che disse di essere «orgoglioso del modo in cui Mohammed è morto da martire, camminando oggi nei giardini di Allah». Della famiglia Merah faceva parte anche Sabri Essid, nome di battaglia Abou Doujana, arruolatosi in al-Qaeda all'età di 22 anni (morto in Siria nel 2018 dove era arrivato nel 2014) che aveva assunto il rango di «fratellastro» accettando che il padre si sposasse religiosamente nel 2010 con Zoulikha Merah, la madre divorziata.
Le famiglie Clain e Kouachi
Sabri Essid era amico dei fratelli Clain a loro volta morti in Siria nel 2019. Fabien Clain, soprannominato Omar, Abou Adam al-Faransi si era convertito all'Islam nel 1996. Nel 2015 con il fratello minore Jean-Michel, si era recato nei territori controllati dallo Stato islamico. Il giorno dopo le stragi del 13 novembre 2015, apparvero in alcuni video di propaganda dell’Isis. La voce di Fabien Clain è stata identificata come quella che rivendica gli attentati del 13 novembre 2015, mentre quella di suo fratello è riconosciuta nella canzone religiosa Avance, pubblicata online da al-Hayat Media Center , il 31 ottobre 2015, e che servirà come colonna sonora della rivendicazione degli attacchi.
Pochi mesi prima del 13 novembre, altri due fratelli, Saïd, il più anziano ex jihadista dello Yemen, e Chérif Kouachi, che voleva partire per l'Iraq, massacrarono i giornalisti della redazione di Charlie Hebdo il 7 gennaio 2015 seminando il terrore in nome di Allah. Come faranno poi i fratelli Mogushkov poco più di otto anni dopo.