Azov denazificazione
(Ansa)
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Timofeï Sergeïtsev, il teorico della denazificazione che ha ispirato Putin

Nei suoi libri i concetti che hanno guidato il presidente russo, compreso il disprezzo per i civili da uccidere in quanto «nazisti passivi»

Arrivati ormai a quasi cinquanta giorni dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina da parte dell’Esercito russo, è orami evidente che per Vladimir Putin l’operazione militare sia stata fino ad oggi un vero fallimento. La sproporzione di mezzi e di uomini era talmente evidente che nessuno si sarebbe mai aspettato che i russi perdessero fin qui circa 19.000 soldati (Mosca ne ha confermati 7.000), tra i quali almeno sei generali e il capo della polizia militare, oltre ad numero impressionante di mezzi blindati, quali aerei, elicotteri, droni e molto altro. Putin che è uomo che non tollera le critiche -figuriamoci l’autocritica- non può ammettere che l’invasione e la conseguente guerra in Ucraina fino ad oggi, è un suo personale fallimento. Per questo il padre-padrone della Russia, ha scatenato gli ultimi fedelissimi «nella caccia alle spie e ai traditori «nazisti passivi, facendo arrestare decine di funzionari dell’Fsb (il servizio segreto interno della Russia), e anche dei militari come il generale Roman Gavrilov, vice capo della guardia nazionale che è stato arrestato nei giorni scorsi. Prima di lui erano stati fermati Serghej Beseda, ex capo del 5° Direttorato del Fsb, con la pesante accusa di «appropriazione dei fondi destinati agli agenti e attività sovversive in Ucraina e di aver fornito false informazioni a Putin sulla situazione reale in Ucraina», e il suo vice Anatoly Bolukh.

Serghej Beseda si trova da qualche giorno in isolamento nel carcere militare di Lefortovo, mentre del suo vice non si hanno più notizie dall’11 marzo scorso. Questi sono i nomi più conosciuti ma sono decine i funzionari sospesi o arrestati con accuse fabbricate a tavolino come da tradizione putiniana. Preso atto che il blitz che doveva durare pochi giorni è fallito, Putin ha definitivamente accantonato il capo di Stato Maggiore della Difesa russo, il generale Valery Gerasimov (del quale nessuno sa nulla da settimane), e il ministro della Difesa, generale Sergei Shoigu (sparito e poi riapparso molto dimesso), che sono stati sostituiti dal Generale russo Alexander Dvornikov meglio noto come «il macellaio>> per quanto fatto in Siria, come nuovo comandante delle operazioni militari in Ucraina. Intanto la propaganda russa è all’opera non solo per mettere in dubbio le chiare responsabilità dei soldati russi nei crimini di guerra perpetrati contro la popolazione civile, ma continua a parlare incessantemente della «necessaria denazificazione dell’Ucraina>> mentre le truppe russe si dirigono verso il Donbass. Almeno qui, i russi vogliono vincere a tutti i costi la guerra in tempo per il prossimo 9 maggio, una data simbolo, in quanto in Russia si celebra la Festa della vittoria che con Putin al potere, è diventata ancora più importante, visto il patriottismo e il nazionalismo del quale il presidente russo si è servito durante questi ultimi venti anni.

Ma chi è l’ideologo che ha messo in testa a Putin, uomo che non legge nulla, questo aberrante concetto? Chi gli scritto queste parole pronunciate alla vigilia dell’invasione: «L’Ucraina non è una vera nazione e non è un vero Stato, fa parte dello spazio storico, culturale e spirituale della Russia»; «Il governo ucraino è nazista e ha preso il potere con un colpo di Stato appoggiato dai più importanti Paesi della Nato»; «L’Ucraina rappresenta una minaccia esistenziale per la Russia»; «L’Ucraina vuole dotarsi di armi nucleari»; ed ancora: «La Russia non sta conducendo una guerra ma una “operazione militare speciale” finalizzata a de-nazificare e smilitarizzare l’Ucraina»? Si tratta di Timofeï Sergeïtsev, uno dei principali ideologi della «denazificazione» dell'Ucraina che già nell’aprile del 2021 scriveva all'agenzia ufficiale RIA Novosti (quindi con la necessaria approvazione del Cremlino, e senza dubbio, di Vladimir Putin in persona), che «la denazificazione è necessaria quando una parte significativa del popolo - molto probabilmente la sua maggioranza - è sottomessa e spinta dal regime nazista nella sua politica. Cioè, quando il presupposto «le persone sono buone - il governo è cattivo, non funziona. Il riconoscimento di questo fatto è alla base della politica di denazificazione, di tutte le sue attività, e il fatto stesso ne costituisce l'oggetto».

Sergeïtsev negli scorsi giorni, sempre sulla medesima piattaforma, è tornato sul tema riaffermando le sue spaventose teorie: «Nell'aprile dello scorso anno abbiamo scritto dell'inevitabilità della denazificazione dell'Ucraina. Non abbiamo bisogno di una Ucraina nazista e banderista (riferendosi al leader nazionalista ucraino Stepan Bandera, morto nel 1959 a Monaco di Baviera, ndr), un nemico della Russia e uno strumento dell'Occidente per distruggere la Russia. Oggi la questione della denazificazione è passata al livello pratico». E i civili ? Per Timofeï Sergeïtsev non ci deve essere nessuna pietà in quanto sono «nazisti passivi che appoggiano il governo nazista di Volodymyr Zelensky», ed ancora «la guerra condotta non basterà a purificare l'Ucraina. La denazificazione, dovrà essere portata avanti per una generazione, 25 anni. Questi sono solo alcuni passaggi estrapolati letteralmente dai testi di Sergeïtsev assolutamente paragonabili a quanto scrisse Adolf Hitler nel Mein Kampf «pubblicato nel 1925 nel quale il dittatore tedesco espose il suo pensiero politico e i suoi deliranti propositi culminati con la Shoah, lo sterminio della popolazione ebraica nei campi di concentramento». Paragone eccessivo? Niente affatto perché nei testi di Sergeïtsev adottati da Putin l’Ucraina e il suo popolo devono sparire: «Tutto ciò significa che per raggiungere gli obiettivi della denazificazione è necessario sostenere la popolazione, portarla in Russia dopo averla liberata dal terrore, dalla violenza e dalla pressione ideologica del regime di Kiev, dopo averla liberata dall'isolamento informativo. Naturalmente, ci vorrà del tempo prima che le persone si riprendano dallo shock dell'azione militare e si convincano delle intenzioni a lungo termine della Russia. È impossibile prevedere in anticipo in quali territori questa massa di popolazione costituirà una maggioranza indispensabile».

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Stefano Piazza