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(Ansa)
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Trump ha scelto JD Vance come suo vice. Ecco perché

Il senatore dell'Ohio potrebbe rivelarsi la carta vincente per conquistare i colletti blu della Rust Belt alle presidenziali di novembre

Alla fine l’annuncio è arrivato. Ieri, mentre si teneva la prima sessione della Convention nazionale repubblicana a Milwaukee, Donald Trump ha reso noto di aver scelto il senatore dell’Ohio, JD Vance, come proprio running mate. “Dopo una lunga riflessione, e considerando gli straordinari talenti di molti altri, ho deciso che la persona più adatta ad assumere la carica di vicepresidente degli Stati Uniti è il senatore JD Vance del grande Stato dell'Ohio”, ha dichiarato l’ex presidente su Truth. Vance è stato sin da subito tra i papabili candidati al ruolo di vicepresidente, assieme a Tim Scott, Marco Rubio ed Elise Stefanik. Alla fine, però, la scelta di Trump è ricaduta su di lui. E le ragioni sono molteplici.

Innanzitutto, Vance è senatore dell’Ohio: uno Stato elettoralmente cruciale che lo stesso Trump è riuscito a conquistare sia nel 2016 sia nel 2020. Puntando sul senatore, l’ex presidente vuole quindi in primo luogo dare un chiaro segnale ai colletti blu della Rust Belt, che si sentono traditi dal Partito democratico. D’altronde, l’attenzione agli operai e alla working class ha sempre rappresentato un caposaldo politico del trumpismo: non a caso, il Partito repubblicano ha cominciato a crescere rispetto a questa quota elettorale da quando Trump scese in campo nel 2015. In questo senso, Vance è quanto di più lontano possa esserci da Kamala Harris: figura vicina a una sinistra liberal molto forte nelle aree altolocate dei grandi centri urbani ma che non ha assolutamente nulla da dire a un metalmeccanico del Michigan.

In secondo luogo, non bisogna trascurare che Vance fu in passato un aspro critico di Trump, salvo cambiare idea successivamente. Si tratta di un elemento che, nelle scorse ore, i democratici hanno iniziato a cavalcare con l’obiettivo di indebolire politicamente il ticket presidenziale repubblicano. Una simile strategia è tuttavia probabilmente destinata al fallimento. Trump non ha infatti scelto Vancenonostante sia stato un suo duro critico in passato. No, Trump ha scelto Vance proprio perché fu un suo duro critico in passato. Selezionando il senatore dell’Ohio, l’ex presidente centra due obiettivi in uno: dimostra di non essere vendicativo e, soprattutto, dimostra di essere capace di far cambiare idea anche ai suoi oppositori più strenui. Un fattore, questo, significativamente vantaggioso in sede di competizione elettorale.

Un terzo aspetto importante da considerare è che non solo vi è significativa sintonia politica oggi tra Trump e Vance, ma anche che quest’ultimo ha appena 39 anni. Il che significa che il senatore dell’Ohio, oltre che come running mate, è stato anche designato come potenziale erede politico dell’ex presidente, per dare continuità a una eventuale seconda amministrazione guidata dallo stesso Trump.

Infine, Vance è l’autore di “Elegia americana”, dove racconta di quei “dimenticati” che sono diventati in un certo senso il pilastro fondante del trumpismo. “Gli uomini e le donne dimenticati del nostro Paese non saranno più dimenticati”, dichiarò Trump durante il discorso per la vittoria del 2016, riprendendo un’espressione – quella del “forgotten man” – risalente a Richard Nixon e a Franklin D. Roosevelt. Ecco, la scelta di Vance va esattamente in questa direzione. Nel continuare, cioè, a operare affinché il Partito repubblicano diventi sempre più lo schieramento della classe lavoratrice. Una classe lavoratrice che non ne può più di astrazioni progressiste, fanatismo green e classismo saccente.

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Stefano Graziosi