Ramaswamy
(Getty Images)
Dal Mondo

Usa 2024: la vera incognita che aleggia su Ramaswamy

Infuria la battaglia per il secondo posto tra i candidati repubblicani

Che al momento Donald Trump non abbia seri rivali nella competizione per la nomination repubblicana, non è un mistero. Secondo la media sondaggistica di Real Clear Politics, l’ex presidente è al 53,6% dei consensi, sopravanzando gli avversari di oltre 39 punti. Scendendo nella classifica, sembra essersi tuttavia acceso un aspro scontro per il secondo posto. Un tempo saldamente detenuto da Ron DeSantis, negli ultimi mesi il governatore della Florida ha subito un vero e proprio crollo, passando dal 22,4% di giugno al 14,3% di oggi. Nonostante resti ancora secondo, è tuttavia sempre più insidiato dal businessman Vivek Ramaswamy, che è stato tra i pochissimi ad emergere chiaramente durante il dibattito televisivo di agosto.

Sotto questo aspetto, è quindi significativo quanto riportato da Politico il 3 settembre. “Il principale stratega del super Pac di Ron DeSantis ha detto in privato ai donatori che Vivek Ramaswamy rappresentava una minaccia per il governatore della Florida e si è vantato che il super Pac fosse dietro una valanga di opposition research che prendevano di mira il candidato rivale”, ha riferito la testata. A inizio agosto, il businessman di origine indiana era al 6%, mentre a inizio settembre è salito al 7,1%, guadagnandosi di fatto la terza posizione.

Un’ascesa che sta impensierendo anche l’ex ambasciatrice all’Onu, Nikki Haley, che è attualmente quarta con il 6% dei consensi. “Quando qualcuno sul palco dice: 'Lascerò che la Russia abbia questa parte dell'Ucraina, e gli dirò che non puoi fare nulla con la Cina in futuro', è completamente ingenuo”, ha detto la Haley a fine agosto, riferendosi a Ramaswamy, durante un evento in South Carolina. Dai tempi del dibattito televisivo, l’ex ambasciatrice all’Onu sta criticando il businessman per le sue idee in politica estera e sta cercando di dipingerlo come caratterizzato da inesperienza politica.

Un’accusa, questa, che tuttavia il diretto interessato punta a ritorcere contro i suoi stessi avversari. È sempre più chiaro infatti che Ramaswamy sta imitando la strategia elettorale, adottata da Trump alle primarie repubblicane del 2016: sta, in altre parole, facendo leva sulla polemica contro il professionismo politico. “Quando la campagna da Super Pac di DeSantis, Chris Christie, il New York Times, Msnbc e il resto dell'establishment bipartisan ti danno la caccia allo stesso tempo, sai di aver superato l'obiettivo”, ha non a caso detto la portavoce di Ramaswamy, Tricia McLaughlin. L’obiettivo del businessman, insomma, è chiaro: attirare su sé stesso gran parte degli strali dei suoi avversari per emergere. D'altronde, come insegna il caso di Trump nel 2016, il “tutti contro uno” ripaga enormemente in sede di primarie.

A prima vista, Ramaswamy sembra puntare a due possibili obiettivi. O far convogliare su di sé i voti dell’ex presidente, qualora dovesse lasciare la corsa elettorale per qualche ragione; o aspirare alla posizione di vicepresidente in un’eventuale nuova amministrazione Trump (d’altronde lo stesso Trump non ha escluso di poterlo scegliere come suo running mate). Eppure, di recente, il businessman ha cercato parzialmente di distanziarsi dall’ex presidente, facendone tuttavia una questione più generazionale che politica. Rispondendo a chi gli chiedeva che cosa differenziasse la sua candidatura da quella di Trump, ha affermato: “Ho le gambe fresche. Stiamo raggiungendo la prossima generazione di giovani americani. Ecco perché posso vincere queste elezioni in modo schiacciante come nessun altro candidato può fare”.

Al momento, la grande incognita di Ramaswamy risiede nella sua artificiosità. Nonostante sia comunicativamente più efficace di tutti i suoi contendenti (Trump escluso), il dubbio è che la sua imitazione dell’ex presidente sia molto (e forse troppo) studiata. E questo, a lungo andare, può essere un problema per lui. Attaccarlo sull’inesperienza, come fa la Haley, è un autogol, perché – in sede di primarie repubblicane – i candidati antipolitici sono spesso quelli maggiormente apprezzati. No, il vero rischio per Ramaswamy è che, prima o poi, possa venire percepito come inautentico dagli elettori. E questo potrebbe finire col danneggiarlo. Non è detto che le cose vadano così. Ma non è neppure escludibile.

TUTTE LE NEWS DAL MONDO

I più letti

avatar-icon

Stefano Graziosi