Gli Usa e l'occidente pronti a scatenarsi contro gli Houthi per salvare il Canale di Suez
Gli attacchi che stanno mettendo in difficoltà il commercio dal Mare di Suez non è più sostenibile per l'occidente e gli Usa, non da soli, sono pronti ad entrare in azione
I ribelli Houthi dello Yemen, sostenuti militarmente dall’Iran, stanno intensificando gli attacchi contro le navi nel Mar Rosso per «vendetta contro Israele», dall’inizio della sua campagna militare a Gaza. L’ostilità a Israele non è sorprendente dato che il motto degli Houthi che gravitano nell’orbita di al-Qaeda nella penisola arabica è «Dio è sommo, morte all'America, morte a Israele, maledizione sugli ebrei, vittoria per l'Islam». È provato che gli Houthi siano stati armati e addestrati dall’Iran e ora si teme che i loro attacchi possano trasformare la guerra di Israele contro Hamas in un conflitto regionale più ampio. Secondo Ahmed Nagi, analista senior dello Yemen presso l’International Crisis Group, «l’Arabia Saudita ha attualmente bisogno di stabilità al suo confine meridionale e di eliminare le minacce da parte degli Houthi e di altri», aggiungendo che Riad trasformerà il suo ruolo nello Yemen «da militare a soft power», e il denaro per farlo non manca di sicuro.
Il Segretario alla Difesa statunitense, Lloyd Austin, ha annunciato lunedì la creazione di una missione navale internazionale volta a garantire la sicurezza del transito mercantile nel Mar Rosso. Questa decisione è stata presa in risposta alla serie di attacchi da parte dei ribelli Houthi dello Yemen, i quali hanno costretto alcune importanti compagnie di trasporto navale a evitare quella rotta. Alla missione parteciperanno inizialmente dieci nazioni, tra cui l'Italia, che contribuirà con almeno una fregata dotata di armi antiaeree. Oltre agli Stati Uniti e all'Italia, altri paesi coinvolti nella missione di protezione delle navi mercantili dai lanci di missili e droni sono Bahrein, Canada, Francia, Norvegia, Paesi Bassi, Regno Unito, Seychelles e Spagna. Questa decisione è stata presa dopo che l'azienda petrolifera britannica BP ha annunciato la sospensione del transito delle sue navi nel Mar Rosso. Tale decisione ha causato un immediato aumento dei prezzi del petrolio e ha suscitato preoccupazioni per una possibile crisi commerciale più ampia, simile a quella verificatasi due anni fa quando la nave portacontainer Ever Given si era incagliata nel canale di Suez, bloccandolo completamente per alcuni giorni. Recentemente, diverse grandi compagnie di trasporto merci, tra cui Evergreen, Maersk, Hapag-Lloyd, MSC e CMA CGM, hanno annunciato la sospensione dei viaggi nel Mar Rosso e hanno preso la decisione di deviare il percorso delle proprie navi al largo del Sudafrica, evitando lo stretto di Bab el Mandeb. L'attuale escalation degli attacchi con missili e droni nel Mar Rosso, ha causato il triplicarsi dei premi assicurativi per le compagnie di navigazione. Questo adattamento delle rotte di navigazione è stato implementato per ridurre il rischio di incursioni e garantire la sicurezza delle spedizioni. Tuttavia, questa scelta comporta inevitabilmente costi aggiuntivi e tempi di transito più lunghi. Le tensioni in corso nel Mar Rosso hanno quindi il potenziale di generare un aumento dei costi dei beni e di esercitare una pressione aggiuntiva sull'inflazione. La situazione richiede un monitoraggio attento e potrebbe avere ripercussioni significative sulle dinamiche economiche globali.
Ma chi sono gli Houthi, conosciuti anche come Gioventù credente o Partigiani di Dio? Il movimento è nato dalla guerra civile yemenita che infuria almeno dal 1994 quando il suo leader, Hussein al-Houthi, diede vita a «Believing Youth», un movimento di rinascita religiosa di una sottosetta secolare dell’Islam sciita chiamata Zaidismo. Gli zaidi hanno governato lo Yemen per secoli, ma sono stati emarginati sotto il regime sunnita salito al potere dopo la guerra civile del 1962. Il movimento di al-Houthi è stato fondato per rappresentare gli zaiditi in contrasto al sunnismo radicale, in particolare quello wahhabita dell’Arabia Saudita. Ali Abdullah Saleh, il primo presidente dello Yemen dopo l'unificazione dello Yemen del Nord e del Sud nel 1990, inizialmente sostenne la Gioventù Credente ma dopo che la popolarità del movimento cresceva e la retorica antigovernativa si intensificava, esso divenne una minaccia per Saleh. Le situazione è poi precipitata nel 2003, quando Saleh sostenne l’invasione americana dell’Iraq, alla quale molti yemeniti si opposero. Per al-Houthi, la spaccatura era un’opportunità e così approfittando dell'indignazione pubblica, organizzò manifestazioni di massa ma dopo mesi di disordini, venne ucciso nel settembre 2004 dalle forze yemenite. La sua creatura però è sopravvissuta e l’ala militare Houthi è cresciuta man mano che sempre più combattenti si sono uniti alla causa. Incoraggiati dalle prime proteste della Primavera Araba del 2011, hanno preso il controllo della provincia settentrionale di Saada e hanno chiesto la fine del regime di Saleh. Saleh accettò nel 2011 di cedere il potere al suo vicepresidente Abd-Rabbu Mansour Hadi, ma l’operazione non funzionò. Gli Houthi hanno colpito nuovamente nel 2014, prendendo il controllo di alcune parti di Sanaa, la capitale dello Yemen, prima di prendere d’assalto il palazzo presidenziale all’inizio dell’anno successivo. Hadi è fuggito in Arabia Saudita, che non a caso ha lanciato una guerra contro gli Houthi su sua esplicita richiesta nel marzo 2015. Quella che Mohammed Bin Salman prevedeva fosse una rapida e vittoriosa campagna militare -all’epoca preferiva le soluzioni di forza è stata un disastro ed è durata anni prima del cessate il fuoco firmato nel 2022. È scaduto dopo sei mesi ma le parti in guerra non sono poi tornate ai combattimenti su larga scala. Le Nazioni Unite hanno affermato che la guerra nello Yemen si è trasformata nella peggiore crisi umanitaria del mondo: quasi un quarto di milione di persone è stato ucciso durante il conflitto. Dopo il cessate il fuoco gli Houthi hanno consolidato il loro controllo su gran parte dello Yemen settentrionale. Quanti sono? Secondo l'esperto del movimento Ahmed al-Bahri, gli Houthi sarebbero 100-120 000 (tra combattenti armati e non), ma si tratta di numeri difficilmente verificabili. L’Iran ha iniziato ad aumentare i suoi aiuti al gruppo nel 2014 con l’escalation della guerra civile e l’intensificarsi della sua rivalità con l’Arabia Saudita e oggi gli Houthi fanno parte del cosiddetto «Asse di Resistenza», un'alleanza antisraeliana e anti-occidentale di milizie regionali guidata e sostenuta dalla Repubblica islamica. Anche se gli Houthi potrebbero non essere in grado di rappresentare una seria minaccia per Israele, la loro tecnologia può comuque provocare il caos nel Mar Rosso e spingere al-Qaeda nella penisola arabica ad azioni anche fuori dallo Yemen.