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(Ansa)
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Gli Usa si schierano a fianco di Israele contro l'Iran

Biden rientra alla Casa Bianca dopo il via all'attacco iraniano contro Tel Aviv; atteso e poi smentito un discorso del Presidente Usa che intanto dispiegano uomini e navi nella zona calda

Ferma la presa di posizione da parte di Washington sull'attacco iraniano contro Israele scattato poco fa. “L'Iran ha iniziato un attacco aereo contro Israele. Il presidente Biden viene regolarmente aggiornato sulla situazione dalla sua squadra di sicurezza nazionale”, ha dichiarato la Casa Bianca, per poi aggiungere: “Il presidente Biden è stato chiaro: il nostro sostegno alla sicurezza di Israele è inflessibile. Gli Stati Uniti staranno al fianco del popolo di Israele e sosterranno la sua difesa contro queste minacce provenienti dall’Iran”. In particolare, è attesa a breve una riunione tra lo stesso Joe Biden (che è appena rientrato a Washington), il capo del Pentagono, Lloyd Austin, il segretario di Stato, Antony Blinken, e la direttrice dell’Intelligence nazionale, Avril Haines. Ricordiamo che, nelle scorse ore, gli Stati Uniti avevano inviato la portaerei Dwight Eisenhower verso Israele come segnale di deterrenza nei confronti dell’Iran: proprio questa portaerei, secondo la Cnn, potrebbe svolgere attività di assistenza alla difesa israeliana. “Il Regno Unito continuerà a difendere la sicurezza di Israele e quella di tutti i nostri partner regionali, compresi Giordania e Iraq”, ha dichiarato il premier britannico, Rishi Sunak, che ha definito “sconsiderato” l’attacco iraniano.

Chiaramente la situazione è in evoluzione e bisognerà capire come si svolgerà questo attacco. Oltre alle ondate di droni, l’Iran utilizzerà missili balistici? Che cosa farà inoltre il network di gruppi paramilitari e terroristici che gravita attorno al regime khomeinista? In attesa di comprendere meglio la situazione, un primo effetto dell’attacco iraniano sembra essere stato quello di un deciso riavvicinamento tra Washington e Gerusalemme. Non è inoltre escluso che possa aver luogo anche un riavvicinamento tra Israele e i Paesi arabi: a partire da quei sauditi che, nonostante un recente processo di distensione con gli ayatollah, continuano a temere Teheran e le sue ambizioni politico-nucleari. Da questo punto di vista, la presa di posizione della Giordania è significativa. Un’altra incognita riguarda poi l’eventuale – e assai probabile – controreazione israeliana. Lo Stato ebraico reagirà direttamente contro Teheran? O metterà nel mirino uno stretto alleato degli ayatollah, come il regime del presidente siriano Bashar al Assad?

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Stefano Graziosi