Usa, realtà e sparate tra il piano di pace Kellogg, le idee di Musk e i programmi della Difesa
(Usaf)
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Usa, realtà e sparate tra il piano di pace Kellogg, le idee di Musk e i programmi della Difesa

Aumento delle spese Nato al 5% del Pil, tagli ai programmi militari che Musk giudica superati e un piano di pace per l'Ucraina fatto senza aver visto i numeri. A riportare ordine è il segretario per l'Usaf Frank Kendall

Nella fase di transizione da un'amministrazione di Washington all'altra, come da prassi, ogni neo eletto presidente deve ricevere dal Pentagono il rapporto sulla situazione in essere nei vari scenari “caldi” del mondo, nell'interesse della Nazione. Donald Trump lo sa bene perché c'è già passato, ma a scanso di conoscenze dirette della situazione ottenute in modi non canonici, oggi non può e non dovrebbe essere a conoscenza di quanto, invece, sanno Joe Biden e i suoi collaboratori. Si pongono quindi delle domande riguardo il fantomatico piano di pace rapido Russia-Ucraina redatto da Keith Kellogg, che dal 2018 al 2021 è stato Consigliere per la sicurezza nazionale del vicepresidente degli Stati Uniti Mike Pence, ma che oggi è anche lui fuori dal Pentagono, quindi, sulla carta, privo delle informazioni che contano e sulle quali l'amministrazione Trump dovrà invece basarsi per attuare la sua politica. Il piano Kellogg ha ormai assunto l'immagine di una boutade, anche perché gli Usa negli ultimi due anni hanno modificato, incrementandola, la loro produzione di armamenti proprio per fornirli a Kiev senza rimanere sguarniti in patria come negli scenari appunto caldi, in primis quello di Taiwan, e tornare indietro sarebbe un suicidio industriale che neppure Donald Trump potrebbe affrontare, nonostante abbia annunciato di voler eliminare sprechi e inefficienze.

A rincarare la dose sulle spese militari ci sono state le dichiarazioni di Elon Musk, un altro personaggio che, nonostante l'indiscussa genialità, vive al di fuori del Pentagono. Ma guarda caso queste “sparate” mediatiche sono avvenute fino a venerdì 20 dicembre, quando, con il tempo a disposizione ormai agli sgoccioli, il Congresso degli Stati Uniti ha approvato la risoluzione per i finanziamenti pubblici fino alla fine di marzo, atto che scongiura lo Shutdown delle attività e il conseguente blocco dei pagamenti ai dipendenti pubblici, inclusi i militari. A votare contro la legge erano stati anche i repubblicani e si era espresso contrariamente anche Musk, mentre Trump si affrettava a proporre ai mebri Nato di elevare la spesa militare dal 2% al 5% del Pil. Ebbene, la scorsa settimana il segretario uscente dell'Usaf, Frank Kendall, ha minimizzato le dichiarazioni del patron di SpaceX secondo cui i caccia con equipaggio come l'F-35 sarebbero obsoleti nell'era dei droni e ha suggerito all'industriale miliardario di saperne di più sull'esercito informandosi meglio. “Ho molto rispetto per Elon Musk come ingegnere”, ha detto Kendall, “ma non è un combattente e ha bisogno di saperne di più prima di fare questo tipo di annunci”.

Di fatto però Trump ha nominato Musk, insieme all'imprenditore Vivek Ramaswamy, a dirigere una task-force denominata Department of government efficiency (Doge), per esaminare i modi per tagliare la spesa federale. La frecciatina di Musk ai jet da combattimento con equipaggio non è la prima volta che arriva irritando l'aeronautica militare: nel 2020, apparendo a una conferenza dell'Air Force Association, Musk aveva dichiarato: “L'era dei jet da combattimento è finita”. Kendall ha affermato che l'idea di Elon Musk di un'aeronautica militare equipaggiata di droni in grado di sostituire l'attuale flotta con equipaggio è ancora lontana dall'avere la tecnologia necessaria per funzionare, anche se l'Usaf si sta muovendo rapidamente verso l'adozione di unità gregarie autonome di droni note come velivoli da combattimento collaborativi (Cca), che si assocerebbero ai caccia F-35 e, forse, al futuro caccia del programma Next generation air dominance (Ngad), anch'esso possibile vittima dei tagli del Doge.

Seguendo l'idea di Musk, sarebbe un caccia di sesta generazione che nascerebbe vecchio, ma siccome anche India, Cina, Europa e Giappone ne stanno progettando uno, difficilmente gli Usa potranno rinunciarvi. Di fatto il franco-ispano-tedesco “Fcas” e l'anglo-italo-nipponico “Gcap” saranno i successori dello F-35. Oggi i piloti, durante le operazioni che seguono nei simulatori, stanno già iniziando a imparare come gestire i Cca continuando a utilizzare il proprio jet e sono entusiasti delle nuove possibilità e dei nuovi modi di cui dispongono per portare a termine in sicurezza le loro missioni. “La mia visione” dice Kendall “è che i nostri operatori abbracceranno questi nuovi metodi, li porteranno avanti implementandoli in modo economicamente conveniente. Ero un po' incerto su come i nostri operatori avrebbero reagito a questo, ma quando ho chiesto loro che cosa ne pensassero, hanno risposto che i Cca aumenteranno le loro possibilità di tornare vivi”. Kendall ha anche detto che la Difesa Usa dovrebbe continuare ad acquisire gli F-35, che ha definito un “sistema all'avanguardia che viene continuamente aggiornato” e molto richiesto dagli eserciti alleati in tutto il mondo. A oggi l'Usaf prevede di acquistare 1.763 unità fino alla fine del programma (ufficialmente 2035), ma Kendall ha detto che il numero finale potrebbe cambiare a seconda di come funzioneranno i Cca e se e come sarà implementato il progetto Ngad.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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