All’ombra di Cop29 partono i progetti di cooperazione bilaterale fra Italia e Uzbekistan
(Ansa)
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All’ombra di Cop29 partono i progetti di cooperazione bilaterale fra Italia e Uzbekistan

Alla Conferenza delle Parti il focus è anche sui disastri ambientali dell’Asia centrale. Il nostro Paese e l'Uzbekistan rafforzano i rapporti per affrontare le sfide climatiche e tutelare la biodiversità nel lago d'Aral.

Il governo azero, noto al mondo principalmente per l’esportazione di idrocarburi e per il gran premio di formula uno, sta ospitando in questi giorni a Baku la ventinovesima edizione della Conferenza delle Parti (Cop29). Una conferenza che quest’anno ha registrato assenze eccellenti, tra cui i leader di Stati Uniti, Russia, Cina, India e Brasile, principali responsabili delle emissioni globali. Tra i nuovi arrivi si segnala la sorprendente presenza di una delegazione dei talebani, che ha espresso forte preoccupazione per le conseguenze del cambiamento climatico sulla regione dell’Asia centrale.

Anche l’Uzbekistan, altro Paese della regione, ha partecipato attivamente ai lavori della Cop29, e proprio con questo Paese l’Italia ha intenzione di approfondire i rapporti bilaterali al fine di combattere i disastri ambientali che affliggono l’Asia centrale.

Procediamo con ordine. Intervenuto con un discorso il 12 novembre durante la Conferenza delle Parti, il Presidente uzbeko Shavkat Mirziyoyev ha sottolineato come il suo Paese si sia prefissato l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra del 35% entro il 2030, aumentando la quota di energia green utilizzata al 40% del fabbisogno nazionale. Mirziyoyev ha anche auspicato l’utilizzo di un approccio multilaterale, che coinvolga tutti i Paesi della regione, al fine di meglio prevenire l’inquinamento delle risorse idriche transfrontaliere. Il riferimento è ovviamente al lago d’Aral.

Non va dimenticato, infatti, che l’Uzbekistan (assieme al confinante Kazakistan) è stato al centro di uno dei più gravi disastri ambientali della storia recente, che ha visto il lago d’Aral passare da quarto più grande al mondo a landa desolata ricoperta di sale, erbacce e deposito di sostanze inquinanti. Le cause di questo disastro ambientale risalgono agli anni Sessanta, quando il governo sovietico deviò le acque dei due principali fiumi che alimentavano il lago, l'Amu Darya e il Syr Darya, per incrementare la produzione di cotone nelle aree circostanti.

A margine della Cop29 il nostro Paese ha organizzato un side event in collaborazione con Sogesid, la Società di Gestione Impianti Idrici controllata dal Mef, e Aics (Agenzia Italiana per la Cooperazione e lo Sviluppo) incentrato proprio sul disastro ambientale del lago e intitolato “Lago d’Aral: governance partecipativa per il ripristino ambientale”.

L’evento, in cui è intervenuto anche il Ministro uzbeko per l’ecologia Aziz Abdukhakimov, si colloca all’interno di un più ampio rapporto di collaborazione che la Sogesid e l’Aics stanno portando avanti con il governo uzbeko e gli altri stati della regione. La collaborazione è iniziata lo scorso gennaio, quando venne proposto lo studio di un progetto atto a mitigare gli effetti del disastro ambientale del Lago d’Aral e a salvaguardare la biodiversità locale. In maggio la firma in Farnesina di una dichiarazione d’intenti fra l’Aics e la Sogesid ha dato un nuovo impulso al progetto, che ora sta prendendo progressivamente forma.

Nonostante i chiari limiti di questa Conferenza delle Parti, la volontà di alcuni Paesi di combattere le interferenze antropogeniche sul clima, fra cui l’Uzbekistan, è parsa forte e risoluta. Questo apre grandi opportunità di cooperazione strategica in regioni del mondo dove l’Italia è fino a ora mancata.

L’Uzbekistan e gli altri Stati dell’Asia centrale fanno parte di quello spazio post-sovietico che ha sì mantenuto rapporti cordiali con la Russia, ma che ha fatto della “indipendenza strategica” un principio da perseguire con grande risolutezza. Pertanto, appare fondamentale proseguire lungo il percorso di cooperazione avviato.

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Simone Mesisca