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Il nunzio apostolico Visvaldas Kulbokas (Ansa).
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Via Crucis del Venerdì santo: il nunzio apostolico convocato a Kiev

Panorama ha saputo da ambienti vaticani che il 10 aprile l'ambasciatore della Santa Sede ha incontrato un'eminente personalità dell'amministrazione di Volodymyr Zelensky. Che gli ha espresso le perplessità ucraine sulla partecipazione della donna russa al rito religioso.

Finora sembrava ci fossero state solo schermaglie su Twitter. Invece, sulla Via Crucis per il Venerdì santo, Kiev ha convocato il Nunzio apostolico. Vale a dire l'ambasciatore della Santa Sede. Panorama lo ha saputo da una fonte vicina agli ambienti vaticani.

L'incidente diplomatico è accaduto domenica 10 aprile, quando il nunzio apostolico, monsignor Visvaldas Kulbokas, ha incontrato una personalità dell'amministrazione di Volodymyr Zelensky. «Probabilmente il ministro degli Esteri Dmytro Ivanovyč Kuleba» spiega la fonte di Panorama, che però non ha in merito una certezza assoluta. A monsignor Kulbokas sono state presentate le perplessità del governo di Kiev sulla partecipazione congiunta di una donna russa e di una ucraina alla tredicesima stazione della Via Crucis presieduta da papa Francesco.

La prima, Albina, è una studentessa del corso di laurea in Infermieristica dell'Università Campus Bio-Medico, mentre la seconda è di Irina, un'infermiera ucraina che lavora nel centro di cure palliative «Insieme alla cura» della Fondazione Policlinico Universitario dello stesso ateneo.

Una scelta non causale, quella del Vaticano. Albina e Irina compaiono in un messaggio di pace postato dall'Università Campus Bio-Medico lo scorso 6 marzo. «L’amore fra i due popoli vincerà e supererà ogni errore. Io sono russa e sono contro la guerra» si legge sulla pagina Facebook dell'ateneo. «È il messaggio di Albina, studentessa al 3° anno del Corso di Laurea in Infermieristica UCBM. Si è unita al grido di pace della sua collega ucraina Irina, per dire “stop” a uno dei capitoli più bui degli ultimi decenni».

Nel video, Albina dice: «Io sono russa, ma amo l'Ucraina». E aggiunge: «In questo momento, il mio cuore è con ogni bambino ucraino e con ogni madre ucraina». Per poi concludere, con le lacrime agli occhi: «Io sono russa e sono contro la guerra». Al termine, le due donne si abbracciano.

Una donna ucraina e una donna russa che si abbracciano parlando di pace? Apriti cielo! A Kiev, che ha peraltro dichiarato il presidente tedesco Frank Walter Steinmeier «persona non grata», questo gesto simbolico di riconciliazione a guerra in corso non va bene.

Come ha twittato il 12 aprile Andrii Yurash, «l'ambasciatore ucraino presso la Santa Sede comprende e condivide la preoccupazione generale in Ucraina e in molte altre comunità sull'idea di riunire donne ucraine e russe a portare la croce durante la Via crucis di venerdì al Colosseo. Ora stiamo lavorando sulla questione cercando di spiegare le difficoltà della sua realizzazione e le possibili conseguenze».

Lo stesso giorno, un articolo del sito Risu (Religious Information Service of Ukraine) ha parlato dell'«indignazione» che ha provocato in Ucraina la decisione del Vaticano, sostenendo che il nunzio avrebbe detto che «la riconciliazione deve avvenire quando si ferma l'aggressione».

Intanto, dalla Polonia è arrivata un'indiretta conferma che una convocazione a Kiev del nunzio c'è stata. Sul sito cattolico Credo è comparso un articolo intitolato«Ho trasmesso la reazione dell'Ucraina al Vaticano». L'articolo spiega che monsignor Visvaldas Kulbokas ha informato la Santa Sede di come a Kiev è stata presa la notizia della partecipazione di una donna russa alla Via Crucis. Credo precisa anche che il nunzio esorta a guardare la vicenda non dal punto di vista politico, ma dal punto di vista religioso, spiegando che il senso dell'iniziativa è chiedere a Dio di concedere la grazia del perdono.

Il punto è proprio questo: i preti fanno i preti e non i politici. Ma, in tempi in cui tutti hanno ormai indossato l'elmetto, Kiev continua a confondere il piano politico con quello religioso. Non a caso, il suo ambasciatore presso la Santa Sede ha insistito. Il 13 aprile Andrii Yurash ha rilasciato un'intervista all'agenzia Agi. E il lancio recita: «Sul suo “no” alla Via Crucis al Colosseo con russi e ucraini spiega: "Mosca sfrutterebbe la partecipazione per provare a presentare di nuovo i russi come persone normali"».

Ma il Vaticano non si scompone. «Per il momento, non ci sono contrordini» spiega la fonte di Panorama. «Venerdì santo davanti al Colosseo la donna ucraina e quella russa porteranno insieme la croce».

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Elisabetta Burba