La Via Crucis del Venerdì Santo una «riconciliazione con il male»
Non si placano le polemiche sulla partecipazione di una donna russa e di una donna ucraina alla commemorazione religiosa. Da Kiev pesanti attacchi al Papa.
«Riconciliazione con il male». «Stupido flashmob». «Idea sciocca». «Questo Papa è rotto». I pesanti commenti degli analisti ucraini sulla Via Crucis di Venerdì Santo a Roma alimentano le polemiche sulla partecipazione di una donna russa e di una donna ucraina al rito religioso.
L'attacco più forte è stato sferrato dal sito ucraino Novinarnya. «Questo Papa è rotto» è il titolo dell'articolo postato alle 2 di stamattina. Secondo alcuni traduttori, dicendo che il Papa è «rotto», il titolista potrebbe aver voluto intendere che il Pontefice ha perso la testa. Altrettanto pesante l'occhiello: «Via Crucis 2022: Riconciliazione con il Male».
Il sito ucraino Novinarnya. Nell'occhiello, la scritta: «Via Crucis 2022: Riconciliazione con il Male».
Il motivo di tanto scalpore è la scelta, da parte del Vaticano, di far partecipare a uno «scenario di riconciliazione» l'ucraina Irina e la russa Albina, che hanno portato insieme la Croce al Colosseo nella tredicesima stazione. «Questo annuncio ha fatto arrabbiare gli ucraini, che hanno definito inaccettabile la manifestazione di “riconciliazione fra lo stupratore e la vittima” senza il rimorso della parte russa» si legge nell'articolo. «L'esibizione prevista ha suscitato le proteste non solo della gente comune in Ucraina, ma anche dell'ambasciatore ucraino presso la Santa Sede, dell'arcivescovo di Kiev e di altri. I principali canali televisivi religiosi e media online ucraini si sono rifiutati di trasmettere una simile Via Crucis da Roma».
L'anteprima dell'articolo è stata ripresa oggi anche dall'ideologo nazionalista Vladimir Vyatrovich, che ne ha pubblicato uno screenshot sul suo profilo Facebook. Vyatrovich ha definito il rito religioso uno «stupido flash mob» e un'«idea sciocca».
Parole pesanti, soprattutto se si considera chi le ha pronunciate. Già direttore dell'Istituto di memoria nazionale dell'Ucraina, lo storico Vyatrovich è un controverso deputato del Parlamento ucraino per il partito Solidarietà europea dell'ex presidente Petro Poroshenko. Nel 2017 la Jewish Telegraphic Agency lo ha definito «un fan di un collaborazionista nazista». E nel 2016la rivista statunitense Foreign Policy lo aveva accusato di «whitewashing» la storia dell'Ucraina. Ossia di «cancellare la storia razzista e sanguinosa del Paese - eliminando i pogrom e la pulizia etnica dagli archivi ufficiali», compiuta dai nazionalisti ucraini alleati dei nazisti durante la Seconda guerra mondiale.
Ad attaccare la Santa Sede è stato anche il sito del Servizio di Informazione Religiosa Ucraina (Risu), affiliato alla nazionalista Chiesa greco-cattolica, nota come Chiesa uniate. «Lo scenario della Processione della Croce (...) ha causato indignazione tra gli ucraini. Anche i media cattolici ucraini si sono uniti alle critiche» si legge sul sito Risu. «Tali media Internet come Live TV dell'Ugcc, la rivista cattolica CREDO, Radio Maria e EWTN Ucraina hanno rifiutato di trasmettere questa Processione della Croce dal Vaticano».
Nell'ultima settimana, sulla vicenda della Via Crucis l'atmosfera si è arroventata. Ma, nonostante la convocazione del Nunzio apostolico da parte di Kiev domenica scorsa, di cui ha dato notizia Panorama, Papa Francesco ha tirato dritto. E la Via Crucis si è tenuta come previsto, vivendo il suo momento più toccante proprio quando l'ucraina Irina e la russa Albina, visibilmente provate, hanno portato insieme la croce alla tredicesima stazione, quella che ricorda la morte di Gesù.
La Santa Sede ha fatto solo un piccolo cambiamento di programma. Al posto della meditazione prevista, la voce storica della Via Crucis Orazio Colite ha dichiarato: «Di fronte alla morte, il silenzio è più eloquente delle parole. Ognuno preghi nel proprio cuore per la pace nel mondo». Camcellata la meditazione, è dunque seguito un lungo momento di silenzio, durante il quale i 10.000 fedeli presenti alla cerimonia (e i milioni che l'hanno seguita da casa) si sono rivolti a Dio. Il portavoce vaticano Matteo Bruni ha spiegato che si è trattato di «un cambiamento previsto, che limita il testo al minimo per affidarsi al silenzio e alla preghiera».
Papa Francesco ha concluso la celebrazione con parole inequivocabili: «Signore, porta gli avversari a stringersi la mano, disarma la mano del fratello alzata contro il fratello». Un ennesimo invito alla pace, che a quanto pare alle autorità di Kiev non è risultato gradito.