Washington, mai così tante armi (e soldi) per armare Taiwan
(Taiwan Ministry of National Defense)
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Washington, mai così tante armi (e soldi) per armare Taiwan

Gli Stati Uniti stanno inviando nuovi aiuti militari a Taiwan per un valore di 570 milioni di dollari, scatenando tensioni con la Cina

Le recenti decisioni europee sull’assenso all’uso di missili a medio e lungo raggio da parte dell’Ucraina hanno oscurato quando sta accadendo nell’area del Pacifico, dove proclami e diplomazia si stanno alternando a proposito di un fatto concreto: partiranno a breve altri aiuti militari degli Stati Uniti per Taiwan, così come approvato dal Pentagono e dal Congresso. Si tratta di un valore prossimo a 570 milioni di dollari, la cifra più alta mai raggiunta in questo tipo di operazioni, una quantità e una varietà di merci che certamente provocherà una reazione da parte della Cina. Per consegnare gli aiuti l'amministrazione Biden utilizzerà il suo strumento più rapido, ovvero la spedizione diretta delle proprie scorte, un processo su cui fa molto affidamento anche per supportare l'autodifesa dell'Ucraina, ma che non è esente da problemi. In realtà il Congresso ha dato all'amministrazione l'autorità di inviare a Taiwan fino a un miliardo di dollari in azioni proprie ogni anno, ma i legislatori non hanno dato al Pentagono un budget effettivo e il Dipartimento della Difesa è certamenteriluttante a inviare attrezzature che non può sostituire nel breve tempo nei propri arsenali. La cifra “570 milioni”, comunque è tale da rappresentare quasi un raddoppio di quanto spedito lo scorso anno alla Provincia ribelle – così è chiamata Taiwan dai leader cinesi – e che si concretizzerà entro la fine del mese con la firma del Presidente Biden.

Oggi Taiwan rappresenta la questione più delicata nelle relazioni tra Washington e Pechino, con quest’ultima che sostiene la propria sovranità sull’isola e ha annunciato di volerla annettere definitivamente entro qualche anno, se necessario anche con l’uso della forza. E proprio di forza sono le dimostrazioni finora attuate dalla Cina, che oltre a inviare unità navali e aeroplani militari nel mare e nel cielo che circonda l’isola, non ha mai risparmiato dichiarazioni perentorie. Una delle ultime minacce era arrivata durante il più importante summit della Difesa dell’anno per l’area asiatica, lo IISS 2024, tra maggio e giugno, quando il ministro della Difesa cinese, l’ammiraglio Dong Jun, aveva avvertito che i sostenitori dei separatisti taiwanesi sarebbero stati puniti. E poco dopo aveva dato ordine alle forze armate di effettuare grandi esercitazioni intorno all'isola. Più recentemente, alla fine della scorsa settimana, il portavoce del ministero degli Affari Esteri cinese aveva condannato il sostegno militare degli Stati Uniti sostenendo che esso avrebbe “inviato un messaggio sbagliato alle forze separatiste per l'indipendenza di Taiwan”. Tuttavia, duranteuna conferenza sulla difesa dell’area indo-pacifica tenutasisettembre a Pechino, i membri dell'Esercito Popolare di Liberazione hanno usato parole più prudenti raccogliendo l’invito del consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti Jake Sullivan, che si era recato in Cina qualche settimana prima per incontrare alti membri del governo e per programmare una chiamata distensiva a lungo attesa tra il comandante delle forze Usa nell’Indo-Pacifico, l’ammiraglio Stephen Koehler, e la sua controparte cinese. Sul tavolo, anche i diversi episodi di “sfiorato incidente” tra velivoli della Marina Usa e l’aviazione navale cinese.

Tra dichiarazioni ed esercitazioni, resta il fatto che le forze armate di Taipei riceveranno a breve corsi di aggiornamento tenuti da istruttori militari statunitensi, scorte di proiettili, ordigni perforanti per neutralizzare mezzi corazzati, sistemi di difesa aerea e apparatimulti-dominio e droni. Lo scopo è consentire la protezione del territorio nel caso di un’invasione scoraggiando e rendendo le operazioni cinesi più onerose e complesse possibili, anche se respingere una forza numericamente superiore di due ordini di grandezza senza intervento degli Usa resta ancora un’utopia. Da parte americana, la diplomazia ripete da anni lo stesso mantra: mantenere il diritto di sostenere l'autodifesa di Taiwan secondo una politica governativa di lunga data sancita da trattati bilaterali.Tanto che il portavoce dell'ambasciata “non ufficiale” di Taiwan a Washington ha dichiarato: “Taipei continuerà a migliorare le proprie capacità di difesa e a collaborare strettamente con gli Stati Uniti per sostenere attivamente la pace, la stabilità e la prosperità nello Stretto di Taiwan e nella regione indo-pacifica”.

La questione degli aiuti militari per Taiwan non è però sempre stata semplice: lo scorso anno, dopo aver discusso un ulteriore pacchetto sostenuto da membri del Dipartimento di Stato e della Casa Bianca, il Segretario alla Difesa Lloyd Austin aveva sospeso l’invio di qualsiasi ulteriore aiuto che non fosse coperto da finanziamento. I soldi arrivarono mesi dopo quando il Congressoincluse 1,9 miliardi di dollari per rifinanziare le missionistatunitensi inviate ai paesi dell'Indo-Pacifico. Da allora, il Pentagono pianificò come utilizzare i fondi, la maggior parte dei quali è stata riservata per Taipei. Purtroppo, le spedizioni furono afflitte da ritardi e gli aiuti arrivarono a Taiwan più tardi del previsto, con diverse forniture ammalorate per il tempo trascorso sulle banchine e con alcuni prodotti scaduti e quindi non più utilizzabili in sicurezza, per un danno che il successivo rapporto d’indagine aveva stimato in 730.000 dollari. Rapporto che afferma: “La consegna di articoli non idonei inibisce la capacità del Dipartimento della Difesa di raggiungere gli obiettivi di cooperazione per la sicurezza stabiliti e può portare alla perdita di fiducia dei partner negli Stati Uniti.”

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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