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(Ansa)
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Studiare è un diritto, e a chiederlo ora sono gli studenti

Le continue manifestazioni e occupazioni abusive degli atenei italiani hanno raggiunto un limite ormai inaccettabile per chi frequenta l'università solo per studiare e riaccende i riflettori sull'università come uno spazio non solo di apprendimento ma anche di crescita personale e sociale

Da tempo stiamo assistendo alle università italiane trasformate in teatro di occupazioni abusive e manifestazioni che, una dopo l'altra, inanellandosi in un ciclo continuo, hanno compromesso il regolare svolgimento delle attività didattiche. Quello che sembrava infatti un fenomeno collaterale alla didattica e alla crescita di giovani uomini e donne, si è invece trasformato presto in un problema a cui per primi gli studenti hanno chiesto di porre rimedio. Queste continue manifestazioni e occupazioni hanno infatti sollevato un dibattito acceso sulla necessità di tutelare il diritto allo studio e garantire un ambiente accademico sereno e libero da interferenze esterne. A comprovare come il vento stia soffiando in una nuova direzione, più consapevole, anche da parte degli studenti, sono due documenti - un manifesto studentesco e una lettera aperta firmata da accademici - che offrono prospettive complementari su questo tema cruciale.

Se il "Manifesto per il Diritto allo Studio", redatto dalle associazioni studentesche, evidenzia la necessità di preservare gli spazi universitari come luoghi di studio e confronto pluralistico, contemporaneamente, la lettera aperta firmata da numerosi professori e ricercatori esprime solidarietà agli studenti specialmente quelli che vivono in una situazione di angoscia a causa del crescente clima politicizzato. Gli studenti denunciano le occupazioni abusive, descrivendole come atti di una minoranza violenta che impone il proprio pensiero a discapito della maggioranza e il manifesto da loro redatto sottolinea la condanna della violenza e dell'intolleranza, specialmente verso studenti di fede ebraica, definendo questi episodi inaccettabili e meritevoli di perseguimento. Gli studenti reclamano il diritto di usufruire degli spazi universitari in tranquillità e sicurezza, lontano da pressioni esterne che disturbano la serenità necessaria per un adeguato percorso accademico. Inoltre, viene sottolineata l'importanza della collaborazione internazionale. Gli accordi con atenei di altri Paesi, inclusi quelli israeliani, rappresentano un'opportunità preziosa per arricchire l’esperienza formativa e culturale degli studenti. Attraverso questi scambi, gli studenti possono confrontarsi con diverse realtà culturali e accademiche, ampliando le loro competenze e prospettive. Tale interazione è fondamentale non solo per la crescita professionale, ma anche per la formazione di cittadini consapevoli e aperti al dialogo internazionale.

Al fianco degli studenti ci sono gli accademici che sostengono la deliberazione dell'Assemblea Generale dei Rettori presso la CRUI, che auspica la fine delle azioni violente e il ripristino di un clima di pace e confronto pacifico nelle università. I firmatari della lettera sottolineano l'importanza di un serio approfondimento della situazione mediorientale e ribadiscono che le università dovrebbero essere luoghi di incontro e dialogo, non di conflitto e discriminazione. La lettera inoltre critica l'uso strumentale delle istituzioni educative a Gaza da parte di gruppi estremisti e difende la necessità di mantenere le collaborazioni con le università israeliane, respingendo le richieste di interrompere tali rapporti. Gli accademici richiamano l'importanza di garantire la libertà di ricerca e di pensiero, così come sancito dallo statuto della CRUI, e di opporsi a qualsiasi forma di discriminazione.

La riflessione che emerge da questi documenti mette in luce un aspetto fondamentale dell’educazione superiore: l’università non è solo un luogo di apprendimento, ma anche uno spazio di crescita personale e sociale. Durante il periodo universitario, gli studenti non solo acquisiscono conoscenze tecniche e professionali, ma sviluppano anche una coscienza critica e una capacità di analisi che li accompagneranno per tutta la vita. È un periodo delicato, in cui si formano legami e si definiscono gli ideali che plasmeranno il loro futuro. Pertanto, è essenziale che questo processo avvenga in un ambiente sereno, libero da pressioni esterne e conflitti che possano distogliere l'attenzione dallo studio e dalla crescita personale.

In un contesto accademico sano, gli studenti devono sentirsi liberi di esplorare idee, di confrontarsi con opinioni diverse e di sviluppare il proprio pensiero critico senza timore di ritorsioni o discriminazioni. La pluralità di voci e la libertà di espressione sono pilastri di una formazione completa e inclusiva. Tuttavia, la libertà di espressione deve essere esercitata in modo responsabile, rispettando il diritto degli altri a studiare in un ambiente sicuro e privo di violenza.

Le occupazioni abusive e le manifestazioni violente non solo interrompono il processo educativo, ma creano anche un clima di paura e insicurezza che può avere effetti duraturi sul benessere psicologico degli studenti. La pressione esterna, che si tratti di conflitti politici, discriminazioni o imposizioni ideologiche, distorce il ruolo dell’università come luogo di apprendimento e crescita.

È quindi cruciale che le istituzioni accademiche e le autorità competenti prendano provvedimenti decisi per garantire che le università restino spazi di pace e di dialogo. Questo implica non solo la gestione delle crisi immediate, come le occupazioni abusive, ma anche l'implementazione di politiche che promuovano il rispetto reciproco, la tolleranza e la libertà accademica. Gli spazi universitari devono essere protetti e valorizzati come luoghi di cultura e di sviluppo umano, dove ogni studente possa perseguire il proprio percorso di crescita in un ambiente sicuro e stimolante.

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Marianna Baroli

Giornalista, autore

(Milano, 1986) La prima volta che ha detto «farò la giornalista» aveva solo 7 anni. Cresciuta tra i libri di Giurisprudenza, ha collaborato con il quotidiano Libero. Iperconnessa e ipersocial, è estremamente appassionata delle sfaccettature della cultura asiatica, di Giappone, dell'universo K-pop e di Hallyu wave. Dal 2020 è Honorary Reporter per il Ministero della Cultura Coreana. Si rilassa programmando viaggi, scoprendo hotel e ristoranti in giro per il mondo. Appena può salta da un parco Disney all'altro. Ha scritto un libro «La Corea dalla A alla Z», edito da Edizioni Nuova Cultura, e in collaborazione con il KOCIS (Ministero della Cultura Coreana) e l'Istituto Culturale Coreano in Italia.

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