Dj Fabo, la coerenza liberale di Marco Cappato sul fine vita
Indagato dopo l'autodenuncia per l'aiuto al suicidio assistito di Fabiano Antoniani: Un atto in nome della libertà fondamentale di scegliere per se stessi
Marco Cappato (classe 1971), esponente radicale, tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni è coerente con il suo impegno laico e liberale per il diritto all'autodeterminazione dei cittadini davanti alla fine della vita. E continuerà in questa azione nelle prossime settimane.
Il suo impegno ha assunto in questi giorni forma e evidenza forti quando ha accettato di accompagnare, sabato 25 febbraio, Fabiano Antoniani in Svizzera dove quest'ultimo ha ottenuto l'assistenza per la morte volontaria: il cosiddetto suicidio assistito. Una scelta coerente con quanto fatto e detto in questi anni da Cappato e dall'Associazione Luca Coscioni.
Oggi Cappato è indagato per aiuto al suicidio in relazione alla morte di Dj Fabo e a seguito dell'autodenuncia di martedì davanti ai Carabinieri. Il pm di Milano Tiziana Siciliano, dovrebbe interrogarlo alla presenza di un legale.
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Ecco quanto scrive Cappato sul proprio sito web:
MI BATTO PER LEGALIZZARE L’EUTANASIA!
AIUTO CHI VUOLE OTTENERE IL SUICIDIO ASSISTITO IN SVIZZERA, AUTODENUNCIANDOMI!
Fornisco informazioni e, in alcuni casi anche assistenza logistica e finanziaria, alle persone che vogliono ottenere l’eutanasia, quando vi siano le condizioni previste dalla proposta di legge di iniziativa popolare del Comitato per l’eutanasia legale.
La mia azione (che conduco assieme a Mina Welby e Gustavo Fraticelli) è anche un atto di disobbedienza civile nei confronti delle leggi esistenti, in nome dell’affermazione del diritto all’autodeterminazione, alla libertà fondamentale di scegliere per se stessi, il proprio corpo e la propria malattia anche nella fase finale della propria vita.
L’azione di disobbedienza civile, con autodenuncia, proseguirà fino a quando il Parlamento italiano non si sarà finalmente assunto la responsabilità di decidere in materia di finevita.
Per ulteriori informazioni e per richieste di aiuto vi prego di mandarmi una email a marco.cappato@associazionelucacoscioni.it.
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Costituzione più forte del codice penale
"Se ci sarà l'occasione di difendere davanti a un giudice quello che ho fatto, lo potrò fare in nome di principi costituzionali di libertà e responsabilità fondamentali che sono più forti di un codice penale scritto in epoca fascista", ha detto martedì Cappato, prima di entrare nella caserma dei Carabinieri via Fosse Ardeatine a Milano per autodenunciarsi per l'aiuto fornito al suicidio assistito di Dj Fabo.
Cappato ha chiarito, infatti, che nel codice penale "non si fa alcuna differenza tra l'aiuto a un malato che vuole interrompere la propria sofferenza e lo sbarazzarsi di una persona di cui ci si vuole liberare, mentre la Costituzione questa differenza la fa". Secondo Cappato, "se i malati terminali potessero bloccare stazioni e strade per settimane, come altri hanno fatto, la legge sull'eutanasia l'avremmo avuta 40 anni fa".
Il giorno dopo il viaggio in Svizzera, Cappato ha semplicemente raccontato ai Carabinieri quello che ha fatto, come ha aiutato Fabo a ottenere l'assistenza medica alla morte volontaria.
"Una buona parte dei fatti è avvenuta in Italia e senza ciò che è avvenuto qua e l'aiuto che io ho dato, oggi Fabiano Antoniani sarebbe ancora in quella condizione in cui non voleva più essere".
E ancora: "Io l'ho caricato sulla sua macchina sabato mattina verso le 12 su sua richiesta, aiutandolo a salire e l'ho portato da casa sua, guidando, fino alla clinica Dignitas, dove è stato messo in un letto e là ha ottenuto l'assistenza medica per la morte volontaria".
L'ex parlamentare europeo, però, è andato anche oltre perché ha dichiarato ai carabinieri che "noi con il sito internet 'Sos eutanasia' e l'associazione appositamente predisposta 'Soccorso civile' abbiamo seguito in questi anni un centinaio di persone, fornendo informazioni e aiuto e ora due persone, in particolare, sono in attesa, hanno già un appuntamento in Svizzera e hanno già avuto il 'semaforo verde'". Parlando, infine, con la voce commossa ai cronisti, ha raccontato che Fabo prima di andarsene "mi ha detto 'grazie', e io l'ho detto a lui".
"Credo che lo Stato italiano - ha aggiunto - si debba assumere la responsabilità, perché la soluzione non può essere che se hai 10 mila euro e le condizioni di trasportabilità vai in Svizzera, mentre se stai inchiodato a un letto e non hai soldi devi subire o il suicidio nelle condizioni più terribili o una tortura di vita che non vorresti".
Soprattutto, Cappato ha aggiunto che gli aiuti per aiutare le persone a morire continueranno in "maniera organizzata e reiterata fino a che non saremo fermati".
La battaglia di Cappato, "e con me di Mina Welby e Gustavo Fraticelli", per i diritti del fine vita, dunque, va avanti.
Il pm di Milano Tiziana Siciliano a cui è stato trasmesso nel pomeriggio di martedì il verbale redatto dai Carabinieri che hanno sentito Cappato, è pronta ad aprire un fascicolo. In caso di iscrizione nel registro degli indagati, anche come 'atto dovuto', a Cappato verrà contestato il reato di "aiuto al suicidio" che punisce, in particolare, chi ne "agevola in qualsiasi modo l'esecuzione".
Il procuratore Francesco Greco ha sottolineato la "complessità" del caso. "Ciò che ha verbalizzato Cappato - ha spiegato il capo della Procura - sarà valutato sotto tutti i profili giuridici, compresa la giurisprudenza della Cedu, in materia di diritti".
Si tratterà "di ricostruire i fatti, è una storia che presenta profili di rilievo sia in termini di principi generali che giuridici, dato che qui c'è una questione di diritto alla vita e alla morte".