Donne, tra quote rosa e bravura
in un interessante intervento sull’ultimo numero di Panorama Ester Faia, professore di economia monetaria e fiscale presso la Goethe University di Francoforte, svolge alcune considerazioni sul ruolo della donna nella societa’ di oggi il cui concetto di fondo e’ ben …Leggi tutto
in un interessante intervento sull’ultimo numero di Panorama Ester Faia, professore di economia monetaria e fiscale presso la Goethe University di Francoforte, svolge alcune considerazioni sul ruolo della donna nella societa’ di oggi il cui concetto di fondo e’ ben riassunto dal titolo: “non basta essere donne bisogna essere brave”. Brave e, si potrebbe aggiungere, di una bravura coerente e funzionale agli incarichi pubblici o privati ai quali, sempre piu’ spesso, il mondo femminile viene chiamato piu’ che in virtu’ di competenze e reali necessita’, per onorare vincoli di legge, quote rosa o, piu’ banalmente, per mere esigenze di ostentazione di un presunto rispetto ed eguaglianza di genere. Qualche giorno fa, parlando con un’amica professore ordinario presso uno dei maggiori istituti universitari di ricerca italiani, ho raccolto quasi un senso di disgusto per l’equilibrismo numerico di genere del nuovo governo Renzi. “che significato ha un governo composto da otto uomini e otto donne? Io non vorrei mai essere chiamata in un esecutivo a rappresentare un genere ma piuttosto perche’ le mie competenze sono tra le migliori disponibili per quell’incarico”. Alchimie politiche a parte, appare abbastanza evidente che la degenerazione della rincorsa a chi piu’ e’ capace di esaltare il ruolo femminile in politica, nelle aziende e nella societa’, ha assunto elementi patologici che, lungi dal raggiungere i pur condivisibili obiettivi di fondo, ha all’opposto acuito il senso di malcelata diffidenza e di pregiudizio che resistono nei confronti di donne investite di incarichi di rilievo. Il problema di fondo non sta, come ovvio, nel genere ma nella coerenza e neutralita’ delle scelte rispetto ad esso. A nessuno e per nessun motivo dovrebbe essere attribuito un incarico perche’ uomo, donna, gay, bianco, nero o diversamente abile. se cio’ fosse non staremo piu’ qui a chiederci Kyenge o Madia chi? o a riflettere sul paragone, anche un po malizioso, che Faia fa tra i curricula del ministro della difesa tedesco e di quello italiano. Dopo il fallimento catastrofico del movimento femminista l’auspicio e’ che nessun peggior servizio possa essere reso all’universo femminile da scelte fatte in nome del politicamente corretto o del pallottoliere rosa.