Non solo vip: per spiare ognuno di noi bastano poche migliaia di euro
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Non solo vip: per spiare ognuno di noi bastano poche migliaia di euro

Dagli atti dell’indagine emerge come la società di Enrico Pazzali e Carmine Gallo potesse accedere a cellulari, informazioni sanitarie e patrimoniali. Grazie a un sistema oliato e redditizio

Separazioni, divorzi, corna vere o presunte, fidanzati delle proprie figlie, dipendenti infedeli. Quelle che abbiamo elencato sono solo alcune delle circostanze che possono portare un qualsiasi cittadino italiano a finire sotto la lente d’ingrandimento di investigatori privati che lavorano con metodi non ortodossi, violando continuamente le leggi che regolano quel delicatissimo settore, le cui attività invadono la vita privata di chi ne diventa oggetto. Chi pensa che l’inchiesta della Dda di Milano sui dossier realizzati dalla società Equalize Srl, controllata al 95% dal presidente della Fondazione Fiera Milano Enrico Pazzali, sia solo una vicenda di gossip su vip che si spiano a vicenda per farsi dispetti si sbaglia.

Gli atti dell’indagine svelando le modalità con cui la Equalize operava, scoperchiano un sottobosco di illegalità ai quali si possono rivolgere non solo facoltosissimi manager, ma anche liberi professionisti, commercianti, piccoli imprenditori. Il Grande fratello è possibile, come ha svelato l’inchiesta, soprattutto grazie a una banca dati molto riservata, lo Sdi (Sistema d’Indagine), trasformato da utilissimo strumento per le Forze dell’ordine nel fulcro di attività criminali. «Lo Sdi è il nostro core business», afferma in una delle conversazioni registrate Nunzio Samuele Calamucci, un membro della rete, rivelando come il sistema costituisse il pilastro delle attività di spionaggio e dossieraggio.

Il 12 ottobre 2022, un’intercettazione ambientale negli uffici di Equalize mette in evidenza l’evoluzione delle attività del gruppo. In una conversazione, Carmine Gallo, leader dell’organizzazione, si lamenta proprio con Calamucci dell’alto numero di report richiesti da Pazzali. «No, il report c’è… dove l’ho messo…», dice Gallo, mentre rumori di cassetti e sportelli suggeriscono la ricerca dei documenti incriminati. «Ne ho fatti a migliaia di report», aggiunge. In totale gli inquirenti hanno calcolato 52.811 file contenenti informazioni estrapolate dallo Sdi. Secondo le intercettazioni, il gruppo Equalize poteva accedere abusivamente a sezioni riservate, compresi i dati su persone e beni.

Nella conversazione del 7 ottobre 2022, Massimiliano Camponovo e Calamucci parlano dei report prodotti su richiesta per soggetti di interesse. «Uno scarica gli Sdi… uno mi ha scaricato le informazioni di Eos Energie», dice Calamucci, mostrando l’accesso illecito per fini commerciali. Ma gli indagati sapevano che era pericoloso. Gallo, infatti, a proposito di un monitoraggio sull’ex premier Matteo Renzi, riprendendo un vecchio concetto in relazione agli «alert» dello Sdi sui soggetti in vista, si fa scappare: «Noi i deputati, i senatori e i consiglieri regionali, non possiamo farli perché c’è l’alert», ma Calamucci ribatte che tale evenienza è stata bypassata: «No nel nostro caso non c’è l’alert! Le mie interrogazioni non le fa un poliziotto, le fa direttamente... I miei ragazzi sono quelli che hanno fatto l’infrastruttura e fanno la manutenzione![...] È quello il trucco». Oltre allo Sdi, il gruppo Equalize era in grado di accedere illegalmente anche all’Anagrafe nazionale della popolazione residente, contenente dati protetti come gli stati di famiglia e le informazioni personali dei cittadini. In un’intercettazione del 26 settembre 2022, Calamucci, Gallo e Camponovo discutono l’analisi dei dati di un cliente, sfruttando l’accesso abusivo all’anagrafe per confermare lo stato civile e la composizione familiare. «Nel suo stato di famiglia ha due figli!», spiega Gallo.

Tra i clienti del gruppo Equalize figurano anche professionisti, tra cui avvocati, che commissionano indagini sia per scopi difensivi sia per motivi personali. Tra questi c’è il noto avvocato Paolo De Bernardinis, il quale affida al gruppo di Gallo il monitoraggio della figlia in viaggio verso l’Albania per incontrare un uomo residente a Scutari. Equalize organizza una squadra con l’aiuto di un collaboratore che si reca personalmente sul posto per seguire l’operazione. Alla fine l’uomo viene arrestato. «L’avvocato dovrebbe fare i salti di gioia», commenta Camponovo. Ma c’è chi ha fatto ricorso a Equalize anche per accedere ai dati sanitari riservati di un cliente coinvolto in una causa di lavoro. Il gruppo riesce a ottenere il fascicolo sanitario elettronico del soggetto, violando la banca dati del ministero della Salute. Sebbene l’esecutore abbia delle remore a trasmettere il documento, Gallo decide di inviarlo tramite WhatsApp. E Camponovo esprime preoccupazione: «Gli ho detto 50 volte che non posso sottoscrivere che reperisco i certificati medici… e tu adesso lo vuoi mettere per iscritto?». Alla fine, calcolatrice alla mano, di file con atti di polizia giudiziaria, atti giudiziari, di polizia amministrativa e documentazione, classificata dall’Aisi (il servizio segreto che si occupa di sicurezza interna) e coperta dal Segreto di Stato, i documenti raccolti risultano 108.805.

In una conversazione uno degli hacker del gruppo parla di 6 o 7 milioni di chiavette «messe da parte». Almeno «15 terabyte». Il profitto illecitamente conseguito da Equalize sarebbe pari a 1.308.000 euro, su un valore di produzione da 1.731.927 nel 2023. Nel 2024 è andata anche meglio: la previsione per fine anno era da 1.800.000 euro. Dai dati delle fatture contenuti negli atti, emerge che il costo addebitato a grosse società per i «Tips» commissionati partiva da 6.750 euro (iva esclusa).

Ma tra gli strumenti c’era anche il famigerato trojan. Calamucci spiega al suo interlocutore P. B. (non indagato) ciò «che possono ottenere con il trojan». «Tu vuoi una copia di tutto?», dice Calamucci, «Guarda… se… […] ti esce un file con tutte le pagine del telefono… conversazione... poi c’hai dentro tutto... con i log, con le chiamate data e ora, le chat, lnstagram…» P.B. chiede: «Mo anche quelli cancellati?» Calamucci risponde: «Tutto quello che c’è nel telefono ... un numero ... Sì rimane ... il telefono è come l’hard disk […] WhatsApp lo vedi così ... con tutti i numeri e anche tutte le ... le chat che hanno fatto di WhatsApp, nome per nome tutti i contatti che ha ... i cookie che si è scaricata sul telefono! ... Le carte di credito!». Ma non basta. Nel 2022 le protezioni di alcuni cellulari permettevano agli indagati di «di falsificare o alterare il contenuto di comunicazioni informatiche o telematiche». Comprese chat social ed email.

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Fabio Amendolara