Dov'è finito Bertolaso? Fa il medico in Africa
Dagli altari alla polvere. L'ex capo della Protezione civile racconta tutto: dai terremoti ai processi. Fino alla promessa (mantenuta) di fare il volontario
«Mi rompevano le palle per tutto. Perfino per il bufo bufo».
Il bufo bufo?
E’ un grosso rospo che vive in Veneto. La specie è protetta perché mangia le zanzare. Nei periodi d’amore attraversa la strada statale di Treviso e viene schiacciato dalle macchine. Così, ho dovuto fare un sottopassaggio con due tubature: e i rosponi passavano da lì. Problema risolto».
Anche da pensionato, Bertolaso ama ricordare le gesta di «SuperGuido». Perfino l’anneddotica più minuta. Uscito indenne da una gragnuola giudiziaria durata sette anni, l’ex capo della Protezione civile adesso fa il nonno e il volontario in Africa, dove passa diversi mesi all’anno. «Sono specializzato in malattie tropicali. Da giovane ho fatto il medico in quei paesi. Ma non esercitavo da una vita. Mi sono messo dietro alcuni medici italiani. E ho imparato di nuovo a curare i bambini».
Pure lei con il mal d’Africa.
E’ stato un ritorno alle origini. L’avevo pianificato da tempo. In questi anni sono andato in Africa una decina di volte, anche per periodi molto lunghi.
Dove?
In Sudan, Etiopia, Uganda, Camerun. E in Sierra Leone. Ci tornerò presto per mettere in piedi un pronto soccorso sanitario.
Un anno fa s’è però candidato a sindaco di Roma. La politica non la indurrà nuovamente in tentazione?
L’unica tentazione si chiamava Roma. Ma Lega e Fratelli d’Italia si sono opposti. Matteo Salvini temeva che potessi diventare ingombrante. E’ il mio unico rammarico. Ma anche la situazione giudiziaria non m’ha aiutato.
Quante indagini ha avuto?
M’hanno accusato di ogni nefandezza: smaltimento illegale di rifiuti, inquinamento, procurato allarme, omicidio colposo. Persino di aver mandato troppi cessi all’Aquila, dopo una denuncia di Libera. Tutto archiviato o prescritto.
Processi?
Quello per la Commissione grandi rischi: assolto. E poi il G8: a luglio 2007 il pm ha chiesto la prescrizione.
Aveva però promesso che c’avrebbe rinunciato.
Il processo di primo grado si concluderà dopo 8 anni. Poi ci sarebbe ancora il secondo grado e la Cassazione. E io dovrei stare vent’anni in attesa dell’assoluzione? Non sono io che ho paura. Sono i tempi della giustizia a essere insostenibili. Facile così: prima ti riempiono di fango e poi se ne lavano le mani.
Ha partecipato pure a qualche udienza.
In aula, sembri un mascalzone. Perdi ogni dignità. Sei colpevole fin dal momento in cui t’arriva l’avviso di garanzia. Devi essere tu a dimostrare che sei innocente, non loro a dimostrare la tua colpevolezza. Ma io lo sapevo: qualcosa si sarebbero inventati. Farmi passare per un corrotto, da comprare con un massaggio e 50 mila euro. Io, che potevo firmare assegni da centinaia di milioni, dipinto come un pizzicagnolo. Ma dai!
Un accanimento giudiziario?
In Italia non si può sopportare una realtà che funziona bene. Alla fine del 2009, Sky fece un sondaggio sui personaggi più popolari d’Italia. Primo era Obama, secondo Giorgio Napolitano, terzo Bertolaso, quarto il Papa. Ero più popolare del pontefice! È una di quelle cose che m’ha ucciso.
Assieme alla vicinanza a Berlusconi?
A un certo punto è venuta fuori l’ipotesi che potessi essere il suo delfino. All’Aquila disse: «Ringrazio Guido, lo farò ministro». Ho pagato anche questo. Se m’avesse nominato il centro sinistra adesso avrei un monumento equestre in Piazza del Popolo.
Il protagonismo non sembrava dispiacerle.
Mi faceva comodo per dimostrare che la Protezione civile funzionava. Avere una leadership riconosciuta serviva. Ma non ho mai avuto fini politici.
Bastava il potere?
Quale? Stare in mezzo alle macerie e ai disperati? Gli incarichi li ho sempre rifiutati. Potevo chiedere qualsiasi cosa. Diventare presidente delle Ferrovie o di un’altra azienda. Invece sono andato a fare il volontario in Africa.
È stato commissario straordinario di ogni scibile emergenziale.
Mi sono preso oneri e onori. Adesso invece chi si prende le responsabilità? Non comanda più nessuno. Il fuoco di fila giudiziario non ha distrutto solo me, ma un meccanismo che funzionava. Io ero il bersaglio principale.
Hanno affondato la Protezione civile?
Non c’è dubbio. Il fastidio era evidente. Non si poteva tollerare una struttura che metteva in fila esercito, polizia, carabinieri, aeronautica, marina.
Anche le regioni riprendono competenze.
Per gestire le emergenze ci vogliono professionalità ed esperienza. E le regioni sono piene di burocrati. La ricostruzione in Umbria e nelle Marche viene affidata a chi fino all’altro ieri si occupava di certificare le mozzarelle.
A un anno dal terremoto in Centro Italia, qual è la situazione?
Desolante. Quando passo da Amatrice vedo ancora tende e container. Non c’è fermento né voglia di ripartire.
Rispetto all’Aquila i ritardi sembrano enormi.
Quei tempi sono stati eccezionali: unici. La propaganda ha evidenziato ogni nefandezza. Ma la verità è che abbiamo fatto un lavoro incredibile. E gli aquilani lo sanno benissimo. Tanto è vero che, alle ultime elezioni, ha vinto un sindaco di centro destra.
Tre settimane fa Panorama ha scritto: «Non ingannate i terremotati. Costruire dov’era e com’era è impossibile».
All’Aquila lo spiegai chiaramente: per rifare il centro storico ci vorranno vent’anni, e forse non basteranno. Ci fu una rivolta. Dopo dieci anni la verità è davanti a tutti. In periferia ci sono trenta gru. Nel centro storico è tutto fermo, o quasi.
L’allora premier, Matteo Renzi, ha però promesso che le città rinasceranno identiche a prima.
Se è per questo, diceva pure: “Non facciamo passerelle: lavoriamo e non parliamo”. I risultati si vedono: è passato un anno e non hanno fatto un cazzo. Renzi e i suoi non sanno di cosa parlano. È gente di nessuna esperienza. Fanno promesse, stringono mani e tornano a Roma.
Dopo Vasco Errani, è stata chiamata Paola De Micheli.
I commissari straordinari sono nomine politiche. Che depotenziano ancora più la Protezione civile.
Chi è Renzi?
Lo conosco benissimo: supponente, arrogante, inadeguato. Per ambizione passerebbe sopra il cadavere di chiunque.
E il suo successore, Paolo Gentiloni?
Abbiamo organizzato insieme il Giubileo. Ci siamo sempre voluti bene e stimati. Paolo è un amico. Uno dei pochissimi politici venuti al funerale di mio padre.
Meglio lui o Berlusconi come premier?
Che domanda… Meglio Chiellini o Messi?
«Ci pensa Guido» ripeteva il Cavaliere.
E’ difficile dire che abbiamo lavorato male. Sono state affrontate con successo decine di emergenze, risolvendo sempre tutto. Anche il casino del famigerato G8.
Cosa le ha dato più soddisfazioni?
Il termovalorizzatore di Acerra. Abbiamo fatto in un anno un’opera per cui ce ne sarebbero voluti dieci.
Sembra di sentire il mister Wolf di Pulp fiction: «Ci vogliono trenta minuti, ce ne metterò dieci».
Per fare le cose in Italia ci vogliono poteri speciali. L’Expo è stato possibile perché Giuseppe Sala era commissario straordinario.
Ci sono solo medaglie sul suo petto?
Ho avuto 80 cittadinanze onorarie e svariate lauree honoris causa. Ma che me ne frega? L’importante era risolvere i problemi.
Sì è avventurato anche all’estero. Con gli Stati Uniti ha rischiato l’incidente diplomatico.
Sono arrivato ad Haiti 48 ore dopo il terremoto. Non c’era nessun coordinamento. Una gestione patetica: lo dissi in tv. C’era l’ex presidente Bill Clinton che faceva finta di scaricare le cassette dell’acqua per le foto ricordo. Facevano ridere i polli.
La moglie Hillary, all’epoca segretario di Stato, le rispose: «Chiacchiere da bar».
Qualcuno sostiene che le mie disgrazie giudiziarie siano nate lì.
Chi lo dice?
Uomini dei servizi. Ma io so solo che magistratura e giornali, in tandem, mi hanno distrutto.
Il volontariato in Africa non l’ha resa un samaritano in patria.
Nemmeno un po’. Se penso a quello che m’è successo mi viene ancora voglia di urlare.