La droga degli zombie fa paura anche in Italia
Si chiama mefedrone: costa poco, si reperisce facilmente e può portare a paranoia, psicosi gravi e addiruttira atti di cannibalismo. Le 6 cose da sapere, secondo Luigi Cervo, dell'Istituto Mario Negri
Viene venduta sotto forma di polvere o compresse, spesso ordinata su internet nonostante sia illegale, e poi persino consegnata a casa con corrieri tradizionali, a mezzo posta. Ma soprattutto è molto pericolosa: se tra i sintomi più comuni, oltre ansia, alterazioni della memoria a breve termine, tachicardia e ipertensione, ci sono anche aggressività, convulsioni, e soprattutto allucinazioni, psicosi, atti di autolesionismo fino ad arrivare al cannibalismo. Per questo il mefedrone viene chiamato "la droga degli zombie" anche dai carabinieri, che solo pochi giorni fa hanno scoperto un vero e proprio laboratorio artigianale, a Pescara, dove due cittadini polacchi raffinavano questa sostanza con fornelletti, ampolle e serpentine di raffreddamento, pronti a spacciarla.
Ricavato dai sali da bagno, dal 2010 il mefedrone è classificato come sostanza illegale, ma sarebbe facilmente reperibile attraverso la rete internet: il basso costo (30,35 euro a dose, secondo i carabinieri) ne ha facilitato la diffusione, inizialmente negli Stati Uniti, ma ora anche in Europa e in Italia. Fa parte delle cosiddette smart drugs, le "droghe furbe", appartemente innocue, ma in realtà dalle gravi conseguenze sulla salute: "Assumere una polvere o una pillola è come giocare alla roulette russa" ci spiega Luigi Cervo, del Dipartimento di Neuroscienze dell'IRCCS - Istituto di Ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, che aggiunge: "Nessuno può sapere con certezza se quello che sta per assumere è effettivamente quello che credeva, oltretutto non conoscendo neanche il grado di purezza della polvere o pillola acquistata, è difficile prevedere a quale dosaggio di composto sconosciuto ci stiamo per esporre".
Dottor Cervo, che effetti dà nell'immediato la droga degli zombie?
Gli effetti sono stimolanti e anoressizzanti (riduce il senso di fame), assimilabili a quelli delle anfetamine, ma sono stati riportati anche effetti come ansia, ridotte capacità di concentrazione, alterazioni della memoria a breve termine, irritazione della mucosa nasale, cefalea, tachicardia, ipertensione, agitazione psicomotoria, aggressività e convulsioni. Uno studio del 2011 su un campione di 900 frequentatori di discoteche ha riportato tra le conseguenze sudorazione eccessiva (67,2% dei consumatori), mal di testa (50,7%), palpitazioni (43,4%), nausea (37,0%), freddo alle estremità degli arti (15,3%), bruxismo (28,3%), paranoia (24,9%), vampate (23,4%), infiammazione della gola (22,9%), sangue dal naso (22,4%), soppressione dell’appetito (21,5%), offuscamento della vista (21,0%), palpitazioni (20,5%), insonnia (19,5%), allucinazioni (18,0%), nausea/vomito (17,1%).
Esistono poi conseguenze ancora più gravi, stando alla cronaca. Quali possono essere?
Alcuni sintomi rilevati causano una sindrone definita di exited delirium, che può essere data anche dall'assunzione di cocaina e anfetamina: aggressività, ipertermia, allucinazioni, psicosi, iperattività, ma anche violenza e morte improvvisa.
In caso di assuzione di lungo periodo, cosa può accadere?
Anche in questo caso è difficile rispondere con certezza. Gli effetti a lungo termine dipendono da che cosa si assume, dal dosaggio e dalla frequenze con la quale la sostanza psicoattiva viene assunta e dalla sensibilità personale. Tuttavia, alcuni studi clinici riportano l’insorgenza di un forte potenziale d’abuso dopo assunzione ripetuta di mefedrone. Sono state descritte vere crisi d’astinenza caratterizzate da stati di psicosi, allucinazioni e disturbi dell’umore. Inoltre, sono stati segnalati casi di dipendenza psicologica con frequente insorgenza di drug craving, il desiderio irrefrenabile di riassumere la sostanza d’abuso che si ritiene spinga i consumatori ad assunzioni sempre più frequenti, anche in considerazione della breve durata d’azione della sostanza (per via intranasale, gli effetti si manifestano immediatamente, con picchi di intensità nell’arco di 30 minuti).
Ma che cos'è esattamente il mefedrone?
Il mefedrone (4-metilcatinone) è una sostanza di sintesi con proprietà stimolanti il sistema nervoso centrale. Fa parte dei catinoni, derivati sintetici del catinone, una classe di sostanze chimiche molto simili alle fenetilammine, di cui l’amfetamina è la molecola più conosciuta. Non è una sostanza nuova, la sua sintesi è stata descritta nel lontano 1929, ma il primo caso confermato di intossicazione da mefedrone è del 2009. Più in generale possiamo dire che il mefedrone fa parte delle Nuove Sostanze Psicoattive (NSP), sostanze stupefacenti o psicotrope di nuova sintesi, che cambiano frequentemente, sia per assecondare le richieste di sensazioni sempre nuove, sia in risposta ai controlli legislativi.
Negli ultimi anni proprio il mercato delle droghe sintetiche è cresciuto. Qual è l'identikit del consumatore di queste nuove droghe?
Le indagini effettuate dal Dipartimento Politiche Antidroga dimostrerebbero che non esiste un consumatore tipo di NSP; al contrario, sembrerebbe che questi siano estremamente diversificati, come dimostrato dall’età, compresa tra i 15 e i 55 anni, di coloro che sono arrivati in pronto soccorso ricorsi alla medicina d’urgenza in seguito a intossicazione acuta La maggior parte degli utilizzatori sarebbe di sesso maschile e si troverebbe nel Nord Italia. Secondo il Dipartimento Politiche Antidroga, alcuni consumatori di NSP utilizzerebbe tali sostanze perché non facilmente determinabili attraverso i normali test, perché precedentemente penalizzati dalla scoperta di sostanze illecite "tradizionali" nei loro liquidi biologici. È comunque chiaro, che la libera vendita attraverso la rete di internet possa fare supporre che le NSP siano legali e prive di effetti tossici, attirando la curiosità di chiunque sia in grado di navigare su internet.
Con la nuova legge sulla sperimentazione sarebbero vietate le ricerche precliniche sulle sostanze di abuso, sia di vecchia che nuova generazione. Ma ci si può procurare queste sostanze anche in laboratorio?
L’IRCCS-Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri non realizza nessuna di queste sostanze psicoattive. Anzi, attraverso una rigorosa applicazione del metodo scientifico stiamo contribuendo, con altri centri di ricerca nazionali ed internazionali, ad accrescere le conoscenze sulle NSP, documentandone la potenziale pericolosità nel tentativo di accrescere informazione/formazione della popolazione, e in particolar modo delle giovani generazioni, per ridurne il consumo “inconsapevole”.