L'economia vista da Papa Francesco
La difesa dei poveri, il no all'austerity assoluta, le responsabilità di chi governa. Così Bergoglio, nel libro "Papa Francesco. Questa economia uccide"
"La crisi non è arrivata perché gli economisti non sapevano, ma perché sapendo non hanno fatto ciò che dovevano fare": le parole del cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga arrivano come pietre il 12 febbraio nell’Auditorium dell’Augustinianum dove, oltre a prelati e giornalisti, hanno trovato posto numerosi imprenditori e dirigenti di azienda. L’occasione è offerta dalla presentazione del volume dei giornalisti Andrea Tornielli e Giacomo Galeazzi: "Papa Francesco. Questa economia uccide" (Piemme).
Rodriguez Maradiaga ha appena terminato la prima giornata di lavori del concistoro dei cardinali, dedicato prevalentemente alla riforma della Curia. E in tema di riforma si è parlato anche dei rapporti della Chiesa con il denaro e della riorganizzazione degli organismi finanziari della Santa Sede, Rodriguez Maradiaga arriva alla presentazione del libro sulla scorta di queste riflessioni e invita prima di tutto la Chiesa a interessarsi di economia, a studiarla e a proporre le necessarie indicazioni etiche che occorrono per governarla. Da questo punto di vista, ricorda il porporato, ma lo spiega molto bene anche il libro, la crisi economica è la conseguenza della latitanza dell’etica su questo versante. Come se il mercato, e soprattutto "i mercati finanziari" fossero Dio, sottolinea il porporato. Mentre, d’altro canto, le popolazioni più povere vengono strangolate da cosiddette "politiche di austerità" che fanno pesare i loro effetti soprattutto sui più poveri e il ceto medio. Perciò il cardinale lancia un appello: "La voce del popolo deve arrivare ai rappresentanti delle istituzioni e ai politici: non possiamo essere schiavi degli organismi internazionali o del mercato". Anche "l’austerità", osserva Rodriguez Maradiaga, "è una virtù cristiana ma non ha nulla a che vedere con i sacrifici che impongono gli organismi internazionali che colpiscono i più poveri e la classe media". Questo, prosegue il porporato, "è il grido del Papa, un grido di riflessione".
La difesa dei poveri al primo posto
Francesco è comunista? Si chiedono in tanti. Rodriguez Maradiaga risponde di no. E così spiegano con grande chiarezza sulla scorta di numerosi documenti e testimonianze, Tornielli e Galeazzi: "A stupire non è tanto la superficialità delle accuse, quanto l’oblio nel quale sembra essere caduta una porzione consistente della grande tradizione della Chiesa, quella che va dai Padri al magistero di un pontefice certamente non sospettabile di modernismo o progressismo quale fu Pio XI". La tesi del volume è molto precisa: apparentemente sono i temi morali, la famiglia, i divorziati, la vita, quelli che provocano più reazioni e forme di opposizione a Papa Francesco. Ma, spiegano gli autori, in realtà non è così: è sull’economia, sulla solidarietà, sulla difesa dei poveri e sulla riproposizione della dottrina sociale della Chiesa che si giocherà la vera partita di questo pontificato. L’alzata di scudi che da alcune realtà del cattolicesimo americano, di tradizione più liberista, è rivolta nei confronti di Francesco, non è legata tanto alle questioni prolife quanto piuttosto alla denuncia da parte del Papa della cultura dello scarto, della globalizzazione dell’indifferenza e soprattutto di un sistema economico che «uccide», come ha ripetuto anche nel messaggio all’Expo 2015.
I mercati non possono godere di autonomia assoluta
Nella puntuale intervista esclusiva al Santo Padre contenuta nel libro, Bergoglio esprime in modo chiaro la sua posizione: "Non possiamo più aspettare a risolvere le cause strutturali della povertà, per guarire le nostre società da una malattia che può solo portare verso nuove crisi. I mercati e la speculazione finanziaria non possono godere di un’autonomia assoluta. Senza una soluzione ai problemi dei poveri non risolveremo i problemi del mondo. Servono programmi, meccanismi e processi orientati a una migliore distribuzione delle risorse, alla creazione di lavoro, alla promozione integrale di chi è escluso". E’ chiaro che queste posizioni non possono piacere a un certo cattolicesimo che, come spiega il volume, pretende di considerare il mercato neutro e lascia che la «mano invisibile» della globalizzazione faccia il suo corso. La dottrina sociale della Chiesa da oltre un secolo mostra che così non può essere: gli strumenti del mercato e della finanza non sono neutri, vanno fatte delle scelte, vanno ispirati ai principi della solidarietà e della sussidiarietà. Questa è una delle principali sfide con cui si misura la Chiesa di Francesco e il volume di Tornielli e Galeazzi, anche sulla scorta di pareri autorevoli come quelli di Stefano Zamagni ed Ettore Gotti Tedeschi, è una bussola preziosa.