Le radici profonde della crisi educativa dei giovani d'oggi
L'aggressione, armata, di un 16 enne alla sua professoressa a scuola riporta alto l'allarme sull'educazione dei giovani. Questa l'opinione diTiziana Boldrini, educatrice, che da sempre si occupa di giovani e ragazzi
Una diffusa fragilità scorre tra le vite dei ragazzi. Tanti ragazzi, che siano appartenenti a famiglie con difficoltà sociali o a famiglie “normali”. Lo vediamo dalle diverse indagini sul mondo dei giovani. Lo vedo tutti i giorni nel mio lavoro.
I ragazzi sono sempre più facilmente stressati. Faticano a gestire le richieste, la performance, le relazioni. Sempre più abituati a stare in un loro mondo, faticano a entrare in contatto con la realtà! Che sia in palestra, a scuola… non sono più in grado di stare nella fatica e nelle richieste senza soccombere e reagiscono aggredendo o ritirandosi.
Ho letto tantissime posizioni e punti di vista in merito, che attribuiscono la colpa alla Dad, al covid, all’incapacità di educare, alla famiglia, alla mancanza dello psicologo a scuola, all’inesistenza della relazione famiglia-scuola. La verità è che probabilmente è tutto vero, drammaticamente tutto vero, ma non è un problema nato oggi.
Siamo sempre e solo abituati a rispondere al disagio evidente, ma è necessario costruire dal basso, partendo dal sostenere le risorse positive sin dalla prima Infanzia.
Io non so quale sia la risposta giusta, nel mio lavoro quotidiano faccio il possibile perché gli insegnanti non si occupino di insegnare senza costruire una relazione, perché i ragazzi trovino un confronto - a volte anche scomodo - che li faccia sentire ascoltati ma senza far loro pensare che tutto sia dovuto.
Faccio del mio meglio per sostenere i genitori, sempre più spesso in difficoltà, perché capita di non avere strumenti, di sbagliare pensando di fare del bene o anche di essere così narcisisti da non vedere l’altro. Ma, quando un Paese dedica sempre meno risorse per chi si deve occupare di quello che sarà il tessuto sociale dei prossimi anni, quando si fanno continui tagli al personale, al materiale, alla qualità della formazione, allora si sta facendo il più grosso errore che si possa commettere.
Inutile poi correre tutti a mostrare solidarietà. Inutile che la politica esprima il proprio parere sui giornali se le priorità reali non cambiano e si delega tutto solo alla buona volontà di alcuni e alla resistenza di altri.
Il problema non riguarda solo i giovani ma l’intero mondo che si occupa di educazione