Elezioni europee 2019: la mappa dei governi a rischio
Le altre poltrone che traballano dopo quella di Theresa May, caduta sulla Brexit: Macron, Merkel e il peso del voto in Austria e Grecia
Chiuse le urne e concluso lo spoglio dei voti di queste Europee 2019 comincerà la vera resa dei conti. Da una parte le alleanze da fare e disfare a Bruxelles. Dall'altra anche le giravolte attese nelle Cancellerie europee in un clima di inquietudine che prepara non un autunno ma un'estate calda. Con un'Europa traballante sia lo scenario politico che quello economico sarebbero da cardiopalma.
Se Theresa May, infatti, ha già versato le sue lacrime d'addio sono anche altri ad attendere da questo voto il loro futuro. Tralasciando gli affari di casa nostra, c'è da giurare che i risultati sono attesi con ansia a Berlino, Parigi, Vienna ma anche Atene, Stoccolma e Varsavia. Ecco chi rischia di più dalle urne.
Parigi e la sfida di Macron
E' un Eliseo inquieto quello che guarda ai voti per le europee. Oltre al duello con la Le Pen, cui i francesi si sono ormai abituati, c'è l'incognita gillet gialli. E' questo infatti il primo voto dall'inizio delle manifestazioni del sabato e dopo la consultazione voluta da Emmanuel Macron per fermare l'onda delle proteste.
Stretto tra la destra populista e le forze di protesta emergenti, Macron si è paladino dei liberali promettendo i suoi eletti al gruppo Alde di Guy Verhoftadt con l'idea di diventare il terzo inquilino necessario nell'alleanza tra popolari e socialisti per fermare i populisti a Bruxelles. Ma la verità è che lo scenario è incerto. E se l'operazione dovesse falire a Bruxelles, anche a Parigi i nodi verrebbero al pettine.
Berlino e l'ultimo test di Angela Merkel
Il voto di queste europee è l'ultimo grande test per Angela Merkel. La Cancelliera ha già annunciato l'addio alla politica, ma lasciare vincendo o perdendo non è la stessa cosa. Ecco perché per la donna di ferro che ha condizionato l'Europa negli ultimi decenni si gioca una partita non da poco.
Per lei e per la sua erede Kramp-Karrenbauer che rischia di dover ripartire in salita. In Germania gioca la sua partita anche la Spd, che rischia di essere superata dai Verdi.
Austria e l'incertezza dopo la crisi
Dopo il matrimonio finito nel governo di Vienna che sembrava il preludio alle future alleanze europee destra-populisti, l'Austria si avvia ad accogliere nell'esecutivo i ministri tecnici, all'italiana. Il voto di sfiducia, guarda caso, è stato rinviato a dopo lo spoglio elettorale. Dopo lo scandalo che ha coinvolto in vice cancelliere Heinz-Christian Strache i nazionalisti del Fpo rischiano il tracollo alle urne. E le conseguenze sul governo di Vienna sarebbero inevitabili.
Polonia, un test per i conservatori
L'opposizione qui si presenta unita sostenuta non meno che dal presidente del Consiglio europeo Tusk. Ecco perché il voto sarà un test elettorale per il Pis, il partito conservatore al governo di Jaroslaw Kaczynski. Un test in un paese dove in autunno di va alle politiche e dove si rischierebbe di avere una maggioranza in partenza per Bruxelles pronta a giocare su un governo in agonia estiva. A quel punto in patria non attenderebbe altro proprio Donald Tusk, che dalle poltrone europee potrebbe aspirare di tornare in patria. I sondaggi danno un testa a testa, quindi inevitabile il clima di attesa.
Grecia: i nuovi equilibri
Anche qui si attende il voto politico in autunno. E anche qui queste Europee2019 diventano il banco di prova di giochi interni. Il tanto acclamato governo di Alexis Tsipras, che ha trattato la fine delle ostilità sul debito di Atene, sta esaurendo il suo ruolo. All'orizzonte c'è Nuyova Democrazia, che rispetto a cinque anni fa ha abbassato i toni e accettato le dolorose riforme. Se il peggio è alle spalle Atene non è ancora guarita. E certo il voto per Bruxelles sarà un termometro per capire dove intende andare.