Elezioni Regno Unito, May: governo con gli unionisti dell'Irlanda del Nord
I conservatori si fermano a 318 seggi che si uniranno ai 10 del Dup. Laburisti 262, 12 i Lib-dem, 35 gli scozzesi, Ukip 0
9 giugno 2017 - Scommessa persa, e brutta aria per Theresa May. Nelle elezioni per il Parlamento, in Regno Unito, i conservatori del primo ministro si confermano il primo partito del paese ma non hanno la maggioranza assoluta e hanno perso voti e seggi rispetto alle elezioni del 2015.
È quello che in Uk viene definito hung parliament, governo possibile solo con coalizioni.
Ore 15:00 - Theresa May, dopo la visita di prassi alla Regina Elisabetta, ha dichiarato che formerò un nuovo governo con il Democratic unionist party dell'Irlanda del Nord, per "garantire certezza e guidare il paese in questo momento critico" e per avviare e completare il processo previsto dalla Brexit.
Ore 11:15 - La premier May andrà dalla Regina all'12:30 (Gmt) per conferire sul nuovo governo che formerà insieme al Democratic unionist party, il partito unionista dell'Irlanda del Nord. Insieme i conservatori e il Dup dovrebbero avere 328 seggi, due più della maggioranza assoluta di 326 seggi.
Fra le conseguenze dei risultati delle elezioni: Paul Nuttall, il leader del partito nazionalista Ukip si è dimesso questa mattina. Ha preso il 2% dei voti, zero seggi, a un anno dalla Brexit (rivendicata come un trionfo del partito). Per i populisti-sovranisti d'Europa un'altra batosta.
I risultati
Secondo la Bbc :
il partito conservatore ottiene 318 seggi (-13 rispetto a oggi);
i laburisti di Jeremy Corbyn 262 (+32);
i nazionalisti scozzesi 35 (-21);
i liberal-democratici 12 (+4);
il Democratic unionist party dell'Ulster 10 (+2);
altre formazioni 13;
Ukip 0 (ne aveva 1).
La maggioranza assoluta è di 326 seggi.
La partecipazione al voto è stata del 69% (+2% rispetto alle precedenti politiche), la più alta dal 1997.
Le percentuali del voto ai partiti: conservatori 42%, laburisti 40%, Lib-dem 7%, Ukip 2%, greens 2%.
Per Theresa May è una sconfitta
Nelle prossime ore si chiariranno le rispettive posizioni e le eventuali disponibilità a formare governi di coalzione. Intanto nel paese e fra i conservatori cresce la pressione su Theresa May (alcuni parlano di "dimissioni) che esce come la sconfitta da queste elezioni, che aveva voluto anticipare per rafforzare la propria posizione, soprattutto per gestire in maniera "forte e stabile" il processo di trattative con l'Europa dopo la Brexit.
Jeremy Corbyn
Jeremy Corbyn è uno dei vincitori delle elezioni. Il leader del Labour era considerato fino a qualche settimana fa (quando i sondaggi hanno cominciato a indicare una forte rimonta) un perdente senza attenuanti.
Certo il Labour resta con 54 seggi in meno rispetto ai conservatori. Ma ne ha presi 261, più 29 di quanti ne avesse, grazie al 40% dei voti.
Soprattutto, ha preso questi voti avendo contro buona parte dei parlamentari laburisti e facendo da bersaglio per ogni tipo di attacchi interni ed esterni e della stampa trash tabloid che non ha esitato a definirlo "amico dei terroristi".
È andato alle elezioni con un programma socialdemocratico della tradizione europea ortodossa. Come scrive il Guardian, ha provocato uno dei più sorprendenti sommovimenti elettorali britannici del dopoguerra.
8 giugno ore 23:00 - Secondo l'exit poll Bbc/Sky/Itv a urne appena chiuse, i conservatori, il partito di Theresa May, avrebbero 314 seggi, i laburisti 266, 14 i Lib-dem, 34 gli scozzesi; nessun seggio per l'Ukip. La maggioranza assoluta è 326 seggi.
L'exit poll va però preso con molta circospezione, visto che i margini di errore, in termini di previsione dei seggi possono arrivare anche a 15-20 seggi. Quindi, in questo caso potrebbero modificare il significato della consultazione elettorale.
È evidente che con il risultato previsto dall'exit poll, Theresa May dovrebbe registrare una sostanziale sconfitta, visto che aveva convocato le elezioni per rafforzare la propria maggioranza, mentre si troverebbe ora con una maggioranza solo relativa.
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Oggi, 8 giugno, i cittadini del Regno Unito sono chiamati alle urne anticipate per eleggere i rappresentanti della Camera dei Comuni: 650 elettori parlamentari del 57° Parlamento del Regno Unito. La legislatura si sarebbe conclusa nel 2020 ma la Camera dei Comuni il 19 aprile 2017 ha approvato lo scioglimento delle Camere dopo la vittoria del sì alla Brexit.
Fino a qualche settimana fa la vittoria dei conservatori guidati dal primo ministro in carica Theresa May sui laburisti di Jeremy Corbyn era data per scontata.
Poi, alcuni passi falsi di May, per esempio relativa ai programmi di spesa sull'assistenza sanitaria agli anziani, e, successivamente l'attentato di Manchester e quello di Londra, con le evidenti falle nei controlli e nella sicurezza, hanno cambiato la situazione avvicinando, nei sondaggi la forbice che divide i due partiti.
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Quando si vota
Si vota nella giornata dell'8 giugno dalle 7 alle 22 ora di Londra. Votano tutti i cittadini con almeno 18 anni di età.
Quando avremo i risultati
I seggi nel Regno Unito chiudono alle 10 ore locali (Gmt) che corrispondono alle 11 in Italia. Subito dopo la chiusura BBC/ITV/Sky pubblicheranno il loro exit poll congiunto, in genere piuttosto vicino al risultato finale.
I sondaggi
L'ultimo sondaggio, realizzato da Survation per Itv e diffuso il 6 giugno mostra il grande avvicinamento dei laburisti rispetto ai conservatori: 40,4% i primi, 41,5% i secondi.
Risultati in linea con la precedente rilevazione condotta fra venerdì 2 giugno e sabato 3 giugno, quindi prima dell'attacco di Londra che già dava i Tories in vantaggio di un solo punto sui laburisti, un notevole assottigliamento rispetto ai 6 punti di stacco del precedente Survation per Itv, della settimana precedente.
Il secondo sondaggio recente, invece, è quello di Opinium, che è l'unico condotto interamente dopo l'attacco di Londra (realizzato fra il 4 e il 6 giugno): dà uno stacco di 7 punti percentuali fra May, che si attesterebbe al 43%, e il Labour, che sarebbe al 36%; uno scarto più ampio di un punto rispetto alla precedente rilevazione, di sabato. Differenza meno sottile rispetto all'1% dell'altro sondaggio, certo, ma comunque minima se si pensa che all'inizio della campagna elettorale i conservatori erano in vantaggio di 19 o 20 punti.
I temi della campagna elettorale
Brexit e questioni nazionali, come il servizio sanitario e il costo della previdenza per gli anziani, avevano dominato la campagna fino a prima dell'attacco di Londra. Ma la sicurezza ha mopolizzato gli ultimi giorni di dibattito soprattutto dopo che è emerso che uno dei tre attentatori, Khuram Butt, era noto ai servizi di sicurezza ed era comparso in un documentario di Channel 4 l'anno scorso intitolato "I jihadisti della porta accanto".
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In particolare Corbyn ha sferrato un attacco a May, chiedendone le dimissioni visto che nel periodo in cui era ministro dell'Interno dal 2010 al 2016 ha presieduto al taglio di 20mila unità nella polizia in Inghilterra e Galles. Lei, chiamata in causa, ai microfoni di Sky News ha dichiarato: "Il MI5 e la polizia hanno già annunciato che faranno una revisione di come hanno gestito l'attacco di Manchester e mi aspetterei che facessero esattamente lo stesso in relazione all'attacco a London Bridge".
Le polemiche però non riguardano solo May: i conservatori accusano Corbyn per le sue opinioni e posizioni passate in materia di sicurezza, rimproverandogli di avere votato contro la legislazione anti-terrorismo e di avere espresso riserve sulle tattiche "sparare per uccidere" della polizia quando risponde ad attacchi; dopo l'attentato di Londra, invece, il leader laburista ha detto che sostiene le azioni della polizia.