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Catalogna allo sfascio: cosa accade ora

Il 17 novembre, Carles Puigdemont e i 4 ex ministri del suo governo compariranno davanti alla Camera di consiglio del tribunale di primo grado belga

Martedì 7 novembre 2017 - Il tribunale belga ha deciso la data della prima udienza di Carles Puigdemont, che il 17 novembre alle 14 comparirà davanti alla Camera di consiglio insieme ai 4 ex ministri del suo governo. I cinque si erano consegnati alle autorità di Bruxelles dopo il mandato d'arresto europeo diramato da Madrid.

Il giudice aveva disposto la liberazione di Puigdemont e de gli altri componenti del governo in esilio che, tuttavia, non possono lasciare il Paese.

Venerdì 3 novembre 2017La Spagna ha emesso il mandato d'arresto europeo per il deposto presidente catalano Puigdemont e per quattro suoi ministri che si trovano in Belgio. Ora è attesa la richiesta di estradizione a Bruxelles. Scattata invece già la detenzione preventiva per otto membri del Govern. Previste oggi manifestazioni nelle città catalane.

Giovedì 2 novembre 2017- La procura spagnola ha ottenuto che la giudice della Audiencia Nacional stabilisse la detenzione preventiva senza cauzione per tutti i membri del Govern catalano.

  • La giudice Carmen Lamera dell'Audiencia Nacional ha ordinato l'arresto per l'ex vice presidente della Generalitat di Catalogna, Oriol Junqueras. Insieme al numero due di Puigdemont, anche sette ex membri del Govern catalano: l'ex ministri Jordi Turull (Presidenza), Josep Rull (Territorio), Meritxell Borras (Goberno), Raul Romeva (Esteri), Carles Mundò (Giustizia), Dolors Bassa (Lavoro) e Joaquim Forn (Interno). 
  • L'ex consigliere Santiago Vila, dimessosi prima dell'approvazione della dichiarazione d'indipendenza da parte del Parlament, pur potendo evitare il carcere a fronte del pagamento di una cauzione di 50mila euro, ha rinunciato alla libertà "per solidarietà ai colleghi".
  • Richiesto un mandato di arresto europeo contro il President catalano Carles Puigdemont, oltre che ai suoi 4 ministri, che il 30 ottobre è fuggito in Belgio per non presentarsi all'interrogatorio a Madrid.
  • Nel frattempo a migliaia hanno protestato in piazza contro gli interrogatori al grido: "Puigdemont è il nostro Presidente". Lui, a Bruxelles da giorni ha fatto sapere: "Non torno, è un processo politico".
  • Intanto, la procura chiede la vigilanza della polizia per la presidente del Parlament catalano Carme Forcadell e sei membri della presidenza, fino al loro interrogatorio previsto per giovedì 9 novembre.

Lunedì 30 ottobre 2017 - È un giorno di attesa questo lunedì. Dopo la manifestazione di domenica degli "unionisti" scesi in piazza a Barcellona per difendere l’unità della Spagna, oggi si contano i partecipanti al corteo (secondo gli organizzatori sarebbero oltre 1 milione, mentre la polizia urbana parla di 300 mila presenze) e si attende di comprendere che fine farà Carles Puigdemont insieme alle cariche più alte del governo catalano.

  • Nell'attesa di rilasciare un suo commento, l'ex presidente catalano è volato a Bruxelles per incontrare alcuni esponenti nazionalisti fiamminghi. O più facilmente per trattare il suo l'asilo politico, propostogli proprio ieri anche dal ministro belga alla Migrazione Theo Francken.
  • Ora Carles Puigdemont, l'uomo che ha portato la Catalogna alla proclamazione della Repubblica il 27 ottobre 2017, destituito il 28 da Madrid rischia infatti di finire in galera fino a 30 anni.
    La procura spagnola ha chiesto già la sua incriminazione, nonostante la sua rivoluzione sia stata tutta pacifica. Una sproporzione nell'Europa dei diritti dell'uomo del XXI secolo che suscita allarme e potrebbe motivare una richiesta di asilo in Belgio sotto l'ombrello politico dei nazionalisti fiamminghi. Abbandonato dalla piazza che lo ha fatto passare da eroe a "traditore" nell'arco di una giornata, dal suo alleato Oriol Junqueras che ha minacciato di fare cadere il governo, e perfino dal "nemico" Rajoy, che non lo ha chiamato per confermare lo stop al 155 promesso dal mediatore basco UrkulluPuigdemont è accusato di ribellione.

  • Juan Manuel Maza, procuratore generale di Madrid, ha chiesto l'incriminazione per l'ex presidente catalano Carles Puidgemont con l'accusa di ribellione e sedizione. Nei guai sono finiti anche i ministri del governo della Generalitat, per aver permesso la dichiarazione d'indipendenza e aver approvato la secessione dalla Spagna con un voto a cui Madrid ha risposto con la sospensione dell'autonomia regionale.

  • La stessa richiesta è stata fatta anche per la presidente del Parlamento catalano Carme Forcadell e i membri dell'ufficio di presidenza. Almeno per ora, non si chiede il loro arresto. Intanto la Forcadell ha preso atto del fatto che il parlamento catalano è stato sciolto e ha annullato la convocazione della riunione settimanale dell'ufficio di presidenza.
  • L'ex consigliere catalano Josep Rull, responsabile per il territorio e la sostenibilità, ha postato sui social una foto che lo mostra al lavoro al suo ufficio, nel centro di Barcellona. Secondo la Vangardia online due agenti dei Mossos d'Esquadra, la polizia catalana, si sarebbero recati nel suo ufficio, ma non si hanno altri dettagli. Nel frattempo Carles Puidgemont, l'ex presidente catalanoha postato su Instagram una foto in cui si vede il cielo di Barcellona visto dal cortile di un palazzo gotico, presumibilmente quello della Generalitat. La foto è stata accompagnata da un "Bon dia", (buona giornata) e un emoticon che sorride. Al momento non si hanno notizie neanche dell'ex vicepresidente Oriol Junqueras.

Sabato 28 ottobre 2017 - Eccoci arrivati al punto di non ritorno.

  • Ieri, venerdì 27 ottobre il Parlamento di Barcellona ha votato il conferimento del mandato al governo di Puigdemont di procedere alla dichiarazione di indipendenza della Catalogna e di creazione della Repubblica. 
  • Il governo di Madrid, che aveva nei giorni precedenti avviato la procedura prevista dall'articolo 155 della Costituzione spagnola, ha subito dopo destituito il presidente della Generalitat catalana, Carles Puigdemont e tutto il suo governo; sciolto il parlamento catalano e indetto elezioni regionali per il 21 dicembre 2017.
  • Le competenze del governo catalano passano ai corrispondenti ministeri di Madrid.
  • Il primo ministro spagnolo, Mariano Rajoy ha anche rimosso i vertici della polizia regionale catalana, Mossos d’Esquadra. Verranno anche chiuse le delegazioni internazionali del governo catalano all'estero.
  • Rajoy, in una conferenza stampa venerdì sera, ha anche detto che le nuove elezioni in Catalogna serviranno a restaurare un auto-governo regionale che è stato eliminato dalle decisioni del governo catalano.
  • Il parlamento catalano ha votato ieri a favore della procedura dell'indipendenza con 70 voti su 135 seggi, 10 contrari e 2 astenuti. Non hanno partecipato al voto le opposizioni. Il voto nel parlamento, poco più del 50% dei deputati sono a favore dell'indipendenza, riflette probabilmente il parere dell'intera Catalogna, divisa più o meno a metà fra indipendentisti e fautori del dialogo con Madrid.
  • La procedura cui pensano i catalani prevede, almeno teoricamente, l'applicazione della legge di trasitorietà giuridica, che dovrebbe creare il quadro legale entro il quale creare il "nuovo" Stato catalano. Prevista anche la convocazione, entro sei mesi, di "elezioni costituenti" per approvare una nuova costituzione della Catalogna indipendente e repubblicana.

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Barcellona, 10 ottobre 2017, in attesa del discorso sull'indipendenza, del presidente della Generalitat catalana, Carles Puigdemont (EPA/TONI ALBIR GRA)


Venerdì 27 ottobre 2017 - La questione sull'indipendenza della Catalogna potrebbe vedere presto una fine. Il presidente Rajoy prevede di convocare le elezioni nella regione entro sei mesi, commissariando Carles Puigdemont che rischia una pena fino a 30 anni.

  • Elezioni subito e "il più presto possibile", dunque, a cui seguirà contestualmente la sostituzione dei dirigenti della regione ribelle: un commissariamento che sarà autorizzato dalla Camera Alta. Secondo le dichiarazioni di Rajoy, il governo di Madrid si impegna a destituire il presidente catalano Carles Puigdemont, il vicepresidente Oriol Junqueras e tutti i membri del Governo senza ulteriori attese.

Giovedì 26 ottobre 2017 - Siamo dunque arrivati ai giorni dell’articolo 155 contro l’autonomia della Catalogna. La risposta più probabile sembra una dichiarazione di indipendenza votata dal parlamento di Barcellona.

  • La vicepremier spagnola Soraya Saenz de Santamaria è intervenuta al Senato (assemblea alla quale spetta il voto di approvazione della procedura di sospensione dell’autonomia) dicendo che il governo chiede l'attivazione dell'articolo 155 contro la Catalogna per "ristabilire l'esercizio dell'autogoverno catalano in un quadro costituzionale" e "tutelare l'interesse generale della Spagna".
  • Intanto il presidente della Generalitat di Barcellona, Carles Puigdemont sembra sciogliere i dubbi a proposito delle elezioni anticipate: non intende convocarle perché non ha ricevuto garanzie dal governo sul fatto che nuove elezioni avrebbero fermato il procedimento di sospensione dell’autonomia.
    Alcuni media avevano riportato l'intenzione del governo di Madrid di non attivare l'articolo 155 se Puigdemont avesse fissato rapidamente nuove elezioni del parlamento di Barcellona.

  • Va ricordato che fra i provvedimenti voluti dal governo Rajoy, nel quadro dell’articolo 155 della Costituzione, c’è anche l’indizione di elezioni del Parlamento di Barcellona, entro sei mesi dall’avvio del procedimento.

  • A questo punto, Puigdemont ha lasciato al parlamento catalano la decisione sulla proclamazione unilaterale di indipendenza, venerdì 27 ottobre.
  • Si è espresso anche Oriol Junqueras, vice-presidente della Generalitat e leader della Sinistra Repubblicana Catalana (Erc). Prima ha detto che il suo partito lascerebbe il governo di Puigdemont se quest’ultimo decidesse di indire le elezioni.
    Ha anche aggiunto che la Spagna, con la decisione di sospendere l'autonomia catalana, non ha lasciato margine di manovra alla controparte di Barcellona. E che ora al governo di Puigdemont resta solo la creazione di uno stato sovrano catalano.

Sabato 21 ottobre 2017 - Indipendenza catalana? Durissima - come previsto - la mossa di Mariano Rajoy contro il governo di Barcellona: avvio della procedura prevista dall'articolo 155 della Costituzione spagnola. Con queste modalità:

  • sospesa l'autonomia della regione;
  • il governo di Carles Puigdemont viene privato dei poteri;
  • le funzioni di governo regionale saranno trasferite ai competenti ministri del governo di Madrid;
  • in Catalogna si terranno elezioni regionali entro sei mesi.

Le decisioni contro l'autonomia catalana sono state prese in una riunione straordinaria del governo spagnolo.
L'intero pacchetto di provvedimenti dovrà essere approvato dal Senato di Madrid, in una riunione che si terrà sabato prossimo, 28 ottobre.

Si attendono ora le contromosse di Puigdemont e delle varie anime dell'indipendentismo catalano. Josep Lluis Cleries, dirigente del Pdecat, il partito del presidente Carles Puigdemont, ha esplicitamente parlato di "colpo di stato".

20 ottobre 2018  - Dopo alcuni giorni di attendismo da entrambe le parti, siamo arrivati a un altro momento importante nel confronto fra la Generalitat della Catalogna e il governo di Madrid sulla  - presunta?, voluta?, imposta da una minoranza? - indipendenza della regione di Barcellona dalla Spagna. (Articolo in aggiornamento)

  • Il governo di Mariano Rajoy avvierà nelle prossime ore formalmente la procedura prevista dall'articolo 155 della Costituzione che porta alla sospensione dell'autonomia catalana.
  • La decisione è frutto, nell'immediato, della mancata rinuncia da parte di Puigdemont alla rivendicazione dell'indipendenza, in seguito al referendum dell' 1 ottobre 2017. Giovedì 19 ottobre, il capo del governo di Barcellona ha infatti inviato una lettera formale a Rajoy, nella quale ha rifiutato di rinunciare all'indipendenza ma ha anche minacciato una dichiarazione formale da parte del parlamento catalano.
  • La risposta di Rajoy annuncia l'avvio del procedimento del 155 e riserva al governo le decisioni sulle misure per "proteggere gli interessi generali degli spagnoli e restaurare l'ordine costituzionale".
  • Le misure del governo dovranno poi essere approvate dal Senato di Madrid, che voterà il 27 ottobre. Secondo La Vanguardia di Barcellona, fra le misure che prenderà il governo ci sarà anche la convocazione di elezioni generali anticipate in Catalogna in gennaio 2018. 
  • Secondo gli osservatori, Puigdemont e i suoi risponderanno all'applicazione dell'articolo 155 rendendo effettiva la dichiarazione unilaterale di indipendenza, fino a qui, "sospesa".
  • Il 16 ottobre la polizia spagnola ha arrestato Jordi Sànchez e Jordi Cuixart, due militanti indipendentisti, con l'accusa di sedizione. Amnesty International ha definito gli arresti e l'accusa "eccessivi".

Ore 13:00 - A proposito di confusione, attesa e sospensione, la risposta del primo ministro spagnolo Mariano Rajoy, alla dichiarazione di indipendenza “sospesa” di Carles Puigdemont a Barcellona di martedì sera è anch’essa di rinvio. La metafora più usata per descrivere la mossa di Rajoy è quella tennista: ha insomma rimandato la palla dalla parte del presidente della Generalitat catalana.

In sostanza Rajoy ha chiesto a Puigdemont di chiarire se ieri sera ha dichiarato o no l’indipendenza. Questo dovrebbe servire, secondo il capo del governo, a porre fine alla confusione creata dalla Generalitat, e a dare tempo a Madrid per decidere come reagire.

Puigdemont sospende l'indipendenza della Catalogna | discorso video

Mercoledì 11 ottobre - Nel pomeriggio di mercoledì, il premier spagnolo Mariano Rajoy ha precisato che Puigdemont ha cinque giorni per chiarire se quella di ieri è da considerarsi una dichiarazione di indipendenza della Catalogna oppure no.
In pratica, il governo di Madrid dice che la procedura dell'articolo 155 della Costituzione è pronta per essere avviata, anzi, formalmente è già partita. Puigdemont ha però tempo fino alle 10 di giovedì per riflettere e evitare la sua applicazione e le conseguenze. Insomma, una richiesta di ritirata con l'onore delle armi, forse. 

Martedì 10 ottobre - Un discorso ambiguo quello di Carles Puigdemont, presidente della Generalitat della Catalogna, al parlamento di Barcellona martedì 10 ottobre, il giorno stabilito come quello della possibile proclamazione dell'indipendenza.

È arrivata invece solo una rivendicazione della legittimità e validità del referendum del primo di ottobre (1-O come lo chiamano in Catalogna) il cui risultato, secondo Puigdemont, deve essere l'indipendenza. Tuttavia, ha detto il leader catalano, con un atto di generosità sospendiamo la procedura per favorire una mediazione, in particolare dell'Unione europea.

Quello uscito dal referendum, ha sottolineato Puigdemont, è un mandato democratico per trasformare la Catalogna in uno stato indipendente repubblicano. Ma, ha aggiunto, vogliamo abbassare la tensione.
Con un colpo ad effetto (almeno nelle intenzioni) Puigdemont, verso la fine del discorso, si è rivolto in castigliano, non più ai catalani, ma a tutti gli spagnoli per rendere evidente la volontà di dialogo.

Dunque nessuna marcia indietro del governo catalano ma solo un colpo di freno. Che però a Madrid viene interpretato comunque come un atto eversivo.
Il governo di Rajoy ha definito "inammissibile" la dichiarazione del presidente catalano. Mercoledì l'esecutivo nazionale deciderà come reagire.
C'è chi prevede la procedura prevista dall'articolo 155 della Costituzione, che sospenderebbe di fatto l'autonomia catalana; altri hanno addirittura ipotizzato la proclamazione dello stato di emergenza in Catalogna.

Mercoledì dunque la tensione potrebbe salire ulteriormente.

LLUIS GENE/AFP/Getty Images
Il Presidente dell'Assemblea Nazionale Catalana (ANC) Agusti Alcoberro, il sindaco di Barcellona Ada Colau, il consigliere della città di Barcellona Gerardo Pisarello e il leader del partito di Catalunya Sì Alfred Bosch dietro alle scritte "Democrazia. Libertà ai prigionieri politici" - Barcellona, 2 novembre 2017

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