Norilsk, Russia: la città cassaforte
REPORTAGE - Ex gulag dei tempi sovietici che racchiude un tesoro inestimabile: due miliardi di tonnellate di minerali indispensabili per le nuove tecnologie
Solo gli abitanti sono ammessi, non ci sono turisti e per gli stranieri senza un pass speciale la zona è off limits. Benvenuti nel cuore della tundra siberiana, un ex gulag dei tempi sovietici che racchiude un tesoro inestimabile: due miliardi di tonnellate di minerali indispensabili per le nuove tecnologie.
«Guardi io in Russia volo solo Aeroflot ». «Ah sì, beh, Aeroflot a Norilsk non arriva». La risposta non è sgarbata.
Non stanno dicendo, «o prende Nord Star o si fa accompagnare da un orso». Ma se la destinazione non è sulle rotte della compagnia di bandiera, un campanellino dovrebbe suonare.
La meta, Norilsk, è una città bunker.
Accanto a un’altra città chiusa. Prima c’era un gulag, nella tundra, oltre il circolo polare artico. Ora seduta sulla cassaforte del mondo c’è NorNickel, «la società simbolo di affidabilità» come recita la pubblicità.
Ed è come entrare nello scrigno più impressionante che un sultano possa immaginare. Ma nello scrigno non ci sono beduini, né cammelli: al massimo qualche renna e inverni sotto zero.
Basta mettere un piedino giù e già l’afa lasciata a Mosca è un ricordo. È estate, ma sotto zero; è notte, ma c’è il sole. E poco importa se il volo era nazionale: il passaporto va tirato fuori di nuovo. «Ma lei ha l’invito, vero?» dice l’agente mentre sfoglia un po’ interdetto il documento Schengen, oggetto esotico a queste latitudini. Poi esce dal gabbiotto e indica la strada per la polizia aeroportuale, mentre si solleva un impercettibile brusio tra gli altri passeggeri. Alla fine Panorama entra. Da corvo bianco, come si dice in Russia per indicare l’eccezione.
Sotto i piedi sono sepolte oltre 2 miliardi di tonnellate di riserve minerarie. L’estrazione procede inesorabile.
In 10 anni NorNickel ha fornito metalli più o meno preziosi per 7 milioni di tonnellate: un peso superiore a quello della piramide di Cheope. Nel frattempo ha chiuso una fabbrica perché inquinava troppo e sta lavorando a un progetto che le permetterà di trasformare le emissioni di zolfo in risorsa. Ricchezza che produce ricchezza, per poi commerciarla nelle Americhe come in Cina.
Se le sanzioni occidentali contro la Russia avessero colpito questi metalli, molti oggetti che usiamo tutti i giorni sarebbero scomparsi. Perché la loro vita inizia a Norilsk, dove sono ammessi solo quelli che ci nascono e pochi altri controllatissimi casi straordinari.
Dalle fedi nuziali alle corde della chitarra, dagli schermi Lcd agli smartphone, dai veicoli a motore sino alla Iss, la Stazione spaziale internazionale. Uno dopo l’altro si smaterializzerebbero senza il lavoro di questa parte di mondo ghiacciato.
Treni elettrici, microscopi, pannelli solari, laptop e fotocellule hanno fatto la differenza in questi anni; hanno reso la nostra vita più veloce, ma non potrebbero esistere senza nickel o palladio, rame o platino, iridio o cobalto. E ancora oro, argento e i non metalli selenio e tellurio. Per chi a scuola non era forte in chimica,la soluzione è Larisa Zelkova. La vocecarezzevole della vicepresidente senior di NorNickel incanta persino chi sa della tavola di Mendeleev solo per sentito dire.
«Può gridarlo forte: NorNickel è seduta su un’enorme ricchezza, perché miniere così abbondanti altrove non esistono» esordisce.
«Noi siamo il principale produttore al mondo di palladio (con una fetta del 39 per cento). Con il palladio, nichel (14 per cento) e rame sono i nostri metalli di punta. Ad esempio, il suo iPhone contiene tutti i nostri metalli» spiega con la verve della prof che chiunque avrebbe voluto. Una domanda tira l’altra. E viene fuori una formazione tutt’altro che metallurgica: giornalistica.
«Era l’inizio degli anni Novanta» racconta.
«E stava emergendo una nuova professione: le pubbliche relazioni. Un’amica mi propose di lavorare alla Oneksim Bank, che apparteneva a Vladimir Potanin e Mikhail Prokhorov». All’epoca i due oligarchi stavano costruendo un impero, acquistando attività industriali tramite la banca. Lavorando per Oneksim Bank, questa donna nata in Caucaso si trova catapultata a Norilsk. «Era il 1995, un momento strano.
La città in periodo sovietico era stata il luogo dove si poteva fare ciò che altrove non era permesso. Si producevano i metalli per l’industria della Difesa e non si badava a spese.
Chi ci abitava, aveva una vita molto confortevole, al di là delle condizioni climatiche» o dei controlli. «Dopo il crollo dell’Urss, quei metalli non servivano più in tali quantità. Venne creata una società per azioni e i direttori locali pensarono di potersela cavare da soli, occupandosi anche della vendita. Ma non era semplice operare all’estero senza esperienza: a metà anni Novanta i debiti della NorNickel erano arrivati a 2 miliardi di dollari. I lavoratori non erano pagati. La situazione era pesantissima e lo Stato decise di passare il pacchetto di controllo».
Mediante un’asta, lo acquisì Potanin. Con la ristrutturazione, fu nominato direttore Aleksandr Khloponin, che poi passò a fare il governatore del territorio di Krasnojarsk e Taimyr, ossia la Siberia centrale, più vasta dell’Arabia Saudita e una ricchezza del sottosuolo non inferiore. «Oggi siede al governo come vice premier». Una carriera niente male... «Sì, la sua squadra fece un lavoro colossale. Ripagò i debiti e fece tornare la società in attivo».
Vent’anni dopo NorNickel si può perPanoramamettere di investire 10 miliardi in modernizzazione ecosostenibile. Può contare su una compagnia aerea, Nord Star, e una flotta di rompighiaccio, la Arctic Express.
Dal porto di Dudinka, sulla foce del mitico fiume Yenisei, si arriva mediante la rotta artica a Murmansk e poi a Rotterdam, nel cuore dell’Europa.
Il principale e più moderno impianto metallurgico è Nadezhda, «speranza» in russo, che sorge dove prima c’era un aeroporto e per questo ha un aereo a eliche come simbolo. «Negli ultimi cinque anni vi abbiamo costruito due nuovi forni, i più grandi al mondo, e dalla stessa fabbrica esce la maggiore produzione mondiale di nickel» sottolinea Zelkova.
Le bocche dei forni si aprono e si chiudono con una lentezza ciclopica. Dentro, il metallo cuoce a migliaia di gradi per fuoriuscire come Nutella incandescente. Senza maschera non si respira.
A protezione di occhi e testa servono occhiali e caschetto. Se fuori , d’inverno, il freddo può arrivare a -64 gradi centigradi, dentro la fabbrica il caldo è intenso.
Per entrarvi si passa per un corridoio che ospita una galleria di disegni. Gli artisti sono i figli degli operai che lavorano qui dentro. C’è chi disegna suo papà con caschetto giallo e tuta blu, proprio come appare in fabbrica. E chi lo vede accanto a sé e alla mamma, con il sole che splende.
Da dove salterà fuori il sole? Non certo da questo bianco giorno polare che dura qualche mese all’anno. Piuttosto dal giallo limone degli edifici lungo la prospettiva Lenin. Perché Norilsk centro non è la solita città postsovietica. Le case, rosso intenso, rosa shocking, blu cobalto, verde prato, hanno una strana vivacità. Un po’ come i bambini locali quand’è giorno di «aktirovka», cioè quando chiudono le scuole a causa delle condizioni climatiche.
E giocano tutto il giorno. Facendo il girotondo su loro stessi, come gli sciamani. In effetti ognuno qua dentro ha un po’ la verve degli sciamani che un tempo abitavano la tundra, e ormai non ci sono più. L’ultimo ha consegnato la sua attrezzatura, compresa di tamburo e frange, al museo etnografico di Taimyr, a Dudinka.
«Non sentiva più lo spirito: era uscito da lui» dice la capo curatrice Irina Skatova, mostrando il pezzo forte della collezione. Eppure quello spirito è evidentemente ancora in giro.
«Allacciatevi la cintura» dice la vecchina alla guida del taxi, che sfreccia e sobbalza sulla strada deserta per l’aeroporto. «Lo dico perché qualche settimana fa mi hanno fatto la prima multa della mia vita. Vi rendete conto? Mi hanno ripreso con le telecamere e mi hanno pure mostrato in Tv!».
Salta fuori che l’anziana tassista sfrecciava a 100 all’ora, con a bordo mamma e bimbo non allacciati. E anche se pare di stare in mezzo al nulla, niente sfugge alla polizia locale.
«Nonna, sei in televisione!» le ha detto la nipote mentre tutta Norilsk, a sentire lei, assisteva al suo scatto di velocità. La vecchietta se la ride, mentre la strada in mezzo alla tundra, procede veloce, a balzi inesorabili. Paura di volare? Da queste parti passa. E non vedi l’ora di salire su Nord Star.
Questo articolo è stato pubblicato in origine su Panorama n. 35, 2017, 17 agosto 2017