Iran e Libia, tutte le guerre (economiche e politiche) perse dall'Europa
Gas, petrolio e non solo: incapace di presentarsi compatto, il Vecchio Continente rischia di finire stritolato tra Trump, Putin e la vicina Turchia
Tra attacchi missilistici e missioni diplomatiche nello scacchiere che va dalla Libia alla Siria, dall’Iran all’Iraq, se è difficile dire chi siano vincitori e vinti, l’unica certezza è che la sconfitta è l’Europa. Sul fronte diplomatico/politico e su quello economico.
Dopo aver già piegato la testa solo poche settimane fa di fronte alle pretese turche in Siria e aver incassato lo stop all’arrivo di gas dalla Russia, ora Bruxelles perde anche influenza in Libia e Iran.
Sul primo fronte l’Italia si era candidata capofila per trovare una soluzione diplomatica, tra vertici a tre e missioni oltre mare del nostro ministro degli esteri Luigi di Maio. Ma alla fine, complici forse anche le invidie latenti per il controllo del terreno (e del petrolio) libico tra Roma e Parigi, vera vincitrice è la Russia di Putin che, insieme alla sempre più vicina Turchia, ha incassato il vero risultato di una tregua. Ma ancor più ha esteso il suo controllo in un’area che l’Europa considera strategica, se non altro perché da qui partono i migranti che premono sulle coste del Vecchio Continente.
La sconfitta sul fronte Iran
Sul fronte iraniano lo scacco è, se possibile, ancora più amaro. Era solo il 2016 quando i paesi europei, e anche qui Italia in primis, si mettevano in fila per portare a Theran le proprie aziende. Il patto voluto da Obama per fermare il nucleare iraniano aveva, infatti, portato in dote all’Europa un mercato inatteso in piena crisi.
Col cambio alla Casa Bianca era stato poi lo stesso alleato americano a tagliare le gambe alle speranze economia europea. Rinnegando il patto siglato dal predecessore Obama, Trump ha penalizzato nei fatti proprio le aziende europee e le nuove sanzioni non promettono risultati migliori. L’economia iraniana, che nel 2017 aveva visto un Pil in crescita del 3,7%, è crollata nel 2019 ad un pesante -9,5%.
L’uccisione del generale Solemani, che ha scatenato l’attacco iraniano alle base americane in Iraq, di certo non aiuta. E ancor meno che Trump si sia guardato bene dall’avvisare gli alleati europei delle sue mosse. Tanto che poche ore dopo l’attacco la stessa presidente della Commissione Ue Ursula von der Layen si è affrettata a dire che per l’Europa i patti con Theran vanno salvaguardati.
Il fronte delle questioni energetiche
In mezzo ai nuovi litiganti, che siano Stati Uniti, Russia, Iran o Turchia, anche le questioni energetiche non sono secondarie. Lo stop arrivato alla vigilia di Natale dall’alleato americano ai nuovi gasdotti russi, NordStrem2 e TurkStream, con cui Putin puntava a portare gas all’Europa, da una parte ha spinto Mosca a cercare alternative e dall’altro ha aperto un nuovo fronte nel Mediterraneo orientale, dove dovrebbe passare l’EastMed, il gasdotto che interessa Israele e Grecia.
Qui è la Turchia, alleata di Mosca nel nuovo scacchiere, che sogna di diventare il nuovo hub energetico alternativo del Mediterraneo. Un obiettivo inseguito da Erdogan che ha già messo in campo navi per trivellazioni al largo di Cipro, entrando diritto in linea di collisione anche su questo frontre con l’Italia, oltre che con la Grecia. Dunque, con l’Europa.
Sono lontani i tempi in cui Ankara bussava alle porte di Bruxelles. Nei giochi di controllo energetico, di scacchiere internazionale e di aeree di interesse l’Europa, incapace di presentarsi con una sola voce, rischia di restare, oltre che non informata, esclusa.