Fallimento dell’elettrico, torna il vizio della “punizione” in stile soviet
Crollano le vendite di Mercedes nonostante gli sforzi green, mentre l'Ue continua a imporre regolamenti stringenti per la mobilità sostenibile
Le auto elettriche non si vendono, marchi premium come Mercedes, ma non soltanto, lamentano una carenza di domanda, ma la politica di Bruxelles continua a vivere in un mondo parallelo. L’esempio di Mercedes non è casuale: seppure sia il costruttore che ha investito meglio di tutti nel riciclo delle batterie, non può ignorare il periodo difficile per la vendita delle sue auto elettriche, registrando un crollo negli ordini dei modelli Eqb, Eqe ed Eqs. La fine di ottobre è il momento in cui vengono fatti i conti del terzo trimestre dell’anno e questi mostrano che la casa di Stoccarda da luglio a settembre ha visto ridursi gli ordini del 42% rispetto all’anno precedente, da 9.984 a 5.769 unità. Il dato è significativo perché si è concretizzato nonostante la riduzione di prezzo della metà per un modello come la Eqs, dopo un piccolo aumento di vendite per la Eqb da aprile a giugno. Segno inequivocabile che le elettriche non piacciono a prescindere dal costo perché impongono al guidatore di essere al servizio della macchina e non permettono il contrario. Dimostrazione: le vendite globali di Mercedes sono invece aumentate con buoni risultati (+11%) grazie a una decisa richiesta per i Suv e per la coupé Cle. Calano, invece, modelli come la Classe E e soprattutto la SL, la cui domanda è minore dell’81%. Forse i giovani “da sportiva cabrio” non osano più, oppure la rieducazione Ue ha definitivamente cancellato il mito della spider. Alla base del problema certamente previsioni ottimistiche fatte ormai anni fa da istituti di ricerca e banche – quelle si - rieducate dalla prima Commissione Ursula, che oggi hanno perso ogni credibilità e costringono i marchi a modificare le loro strategie. E proprio il Ceo di Mercedes Ola Kallenius qualche giorno fa ha annunciato che l’azienda da lui guidata seguirà una via simile a quella annunciata dal suo collega e concorrente Oliver Zipse di Bmw, ovvero offrirà modelli con motorizzazioni sia elettriche sia termiche, ma non prima di aver razionalizzato la gamma attuale di veicoli a batteria. Potranno persino tornare nomi tradizionali al posto di sigle troppo scarne e soprattutto troppo uguali tra loro. Neppure nell’Unione Sovietica degli anni Settanta i nomi delle automobili erano tanto tristi, ma soprattutto le fabbriche non venivano multate se costruivano i modelli che la gente poteva permettersi. Perché è questo il capolavoro normativo del Green Deal di Bruxelles, un tentativo di rieducazione alla mobilità che è diventato distruttivo per le aziende che costruiscono e letale per l’indotto. Fa persino ridere che l’Ue sui suoi siti istituzionali si venda come Unione dei diritti e delle libertà, poiché ormai nell’Unione non c’è settore che non sia sovra-normato e, per questo motivo, sofferente. Eppure, c’è ancor chi vive in mondo parallelo, forse per i troppi rendering di città ideali visti al computer, e sostiene l’obiettivo di neutralità climatica per le auto entro il 2035, dicendo che esso “crea prevedibilità per investitori e produttori”. È la vicepresidente esecutiva designata della Commissione europea, Teresa Ribera, responsabile per le politiche ecologiche, che nelle risposte alle domande scritte degli eurodeputati in vista delle audizioni di questi giorni ha anche specificato che “per arrivarci sarà necessario un approccio neutrale dal punto di vista tecnologico, in cui gli e-fuel hanno un ruolo da svolgere attraverso una modifica mirata del regolamento come parte della revisione prevista”. Il sospetto è che a denti stretti la Commissione Ursula 2 dovrà approvare l’uso dei carburanti alternativi, forse anche favorirne la produzione e diffusione, ma difficilmente prenderà in considerazione la cancellazione delle multe per chi costruisce o importa auto termiche. Almeno finché c’è chi delira con loro: Martin Daum, ex Ceo di Daimler, ha proposto di aumentare progressivamente il prezzo della benzina di dieci centesimi l’anno per favorire l’acquisto di auto elettriche. Un po’ come per le sigarette, non ti vietano di fumarle, ma impongono tasse sempre più alte per farci smettere. Così, dopo le multe alle case costruttrici rischiamo un’altra “punizione” in puro stile sovietico. E a pensarci bene, tra Urss ed Eurss la distanza si riduce sempre di più.