La presenza silenziosa e indelebile di un padre
Il giorno della festa del papà, consumato tra messaggini, pensierini e regali, fa riflettere sulla figura e sul ruolo paterno anche attraverso alcuni contributi letterari. Eccone alcuni, da “padre Dante” al contemporaneo Camillo Sbarbaro
La letteratura restituisce con parole vibranti il senso dell’amore filiale e la complessità del rapporto padre-figlio, un legame fatto di assenze, di sguardi, di gesti non sempre compresi, ma eternamente impressi nel cuore. Uno dei contributi più toccanti è sicuramente la poesia “Padre, se anche tu non fossi il mio” di Camillo Sbarbaro. Un inno alla figura paterna che tocca una dimensione universale di ammirazione e rispetto. "Padre, se anche tu non fossi il mio, padre, se anche fossi a me un estraneo, per te stesso egualmente t’amerei..." scrive il poeta, restituendo l’immagine di un padre che si ama non solo per il legame di sangue, ma per ciò che è stato: una guida, un esempio, una presenza insostituibile. È una poesia che invita a guardare ai nostri padri con occhi nuovi, a riconoscerli per quello che sono stati e per ciò che, a volte in silenzio, hanno donato. Si parla di padri in senso biologico nel testo di Sbarbaro, sia quando da bambini si resta incantanti dinanzi alle prodezze paterne (“Poi la scala di legno tolta in spalla/di casa uscisti e l’appoggiasti al muro./Noi piccoli stavamo alla finestra.”) sia quando, sempre nell’infanzia, il papà può incutere timore (“E di quell’altra volta mi ricordo/che la sorella, mia piccola ancora,/per la casa inseguivi minacciando/(la caparbia aveva fatto non so che).”), fino allo sguardo commovente del poeta ormai adulto su quello che fu suo padre che lo mostra pieno d’amore per i figli e capace di avere un cuore grande, come ha appena cantato Brunori SAS a Sanremo, cambiato per sempre nell’architettura e nelle proporzioni proprio con la paternità.
La letteratura ha spesso indagato il rapporto padre-figlio, restituendone molteplici sfumature. Dante Alighieri, nella sua Commedia, offre una delle rappresentazioni più potenti della paternità spirituale attraverso la figura di Virgilio. Virgilio è una guida, un maestro, l’autore preferito e il modello di stile per Dante, ma è anche un vero padre, colui che lo accompagna nel viaggio attraverso l’Inferno e il Purgatorio. Il loro legame è profondo, perché Virgilio non solo mostra la strada, ma insegna anche a Dante a camminare da solo attraverso le due Cantiche con pazienza, perseveranza e un’attenzione d’amore che lo rendono esemplare. Questa relazione ricorda che il ruolo di un padre non è solo proteggere, ma anche preparare il figlio ad affrontare il mondo con le proprie forze. Sarà un altro padre letterario di Dante, il suo antenato Cacciaguida, che in Paradiso indicherà a Dante cosa dovrà essere (poeta) e cosa potrà diventare (testimone di bellezza, verità, liberazione e giustizia), rivelando così il più profondo compito paterno, vale a dire rivelare a un figlio con sincerità ciò che potrebbe essere, invitandolo a compiersi. Che grande dignità essere padri! E quanto ne abbiamo bisogno tutti!
Essere figli significa crescere nel solco di un’eredità spesso invisibile, fatta di gesti semplici e insegnamenti silenziosi. Quando penso a mio padre, mi tornano in mente le sue mani forti, impiegate in una vita d’ufficio e rotte dallo stress di un lavoro alienante e poi reimpiegate nel lavoro della sua terra, per i suoi animali; mani che hanno costruito e protetto, che hanno stretto e lasciato andare. Da figlio, ho imparato a riconoscere i suoi silenzi e a leggere nei suoi sguardi quello che non ci siamo mai detti a parole. Ora che sono padre anch’io, mi rivedo in quei gesti, nel modo in cui tendo la mano ai miei figli, nel desiderio di esserci, di proteggere, certo, di correggere, di indicare, di offrire. È un equilibrio delicato, un compito che si compie ogni giorno.
Celebrare la festa del papà significa anche riconoscere queste eredità, imparare a dire grazie per le parole non dette e per i sacrifici nascosti. Significa riconoscere nei nostri passi l’impronta di chi ci ha preceduto e capire che, inevitabilmente, i padri vivono nei loro figli.
Oggi, dunque, non è solo il giorno di un regalo o di una telefonata frettolosa. È il giorno in cui, attraverso la letteratura – si riprenda quel mirabile testo di Camillo Sbarbaro! - e l’esperienza personale, ci si può fermare un momento e riscoprire quella presenza che ha accompagnato, nel silenzio o nella parola, il nostro cammino.