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(Ansa)
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Sui “figli di due donne” la Procura di Padova ha applicato la Legge

Ci sono leggi e sentenze della Cassazione sul tema; non si tratta del capriccio oltranzista di un giudice

Sinistra e progressisti pensavano di avere in pugno la giurisprudenza e le procure d’Italia e di fare il brutto e il cattivo tempo quando si tratta di “figli” di coppie dello stesso sesso. Ieri, però, fortunatamente, hanno ricevuto una doccia fredda che li ha fatti ritornare alla realtà dei fatti e soprattutto a vedere qual è davvero la natura delle cose.

Stiamo parlando della decisione della Procura di Padova di impugnare ben 33 atti di nascita formati dallo stesso Comune fin dal 2017 e che recavano l’indicazione di “due madri”. Promotore di questi atti illegittimi, era stato il sindaco tuttora in carica, Sergio Giordani, eletto per due volte come indipendente ma nell’orbita del centrosinistra e sostenuto da coalizioni formate da Partito Democratico, Socialisti, La Sinistra e liste civiche.

Una decisione, quella della Procura retta dal procuratore Valeria Sanzari, che ha delle motivazioni chiare. «Va contro le leggi, e i pronunciamenti della Cassazione, un atto di nascita registrato con due mamme», i motivi riportati anche dalla stampa nazionale. E non potrebbe essere altrimenti perché, lo sappiamo, i bambini non possono essere figli di due mamme (così come non possono esserlo di due papà), ma nascono e hanno diritto a vivere, crescere e conoscere una mamma e un papà. Appare sempre più inequivocabile, dunque, come le anagrafi italiane non siano e non debbano essere trattate come il laboratorio per le sperimentazioni sociali delle Famiglie Arcobaleno e dei sindaci di centro sinistra. La Procura lo ha fatto capire impugnando gli atti e dunque semplicemente facendo il proprio dovere: difendere lo Stato di Diritto e la realtà delle cose. Ad aver messo quei bambini in una situazione di disagio sociale non è stata la Procura che, appunto, fa rispettare la legge richiamando la giurisprudenza della Cassazione (in particolare la sentenza 38162/22), ma le coppie che hanno deciso di privarli per sempre del papà che avevano il diritto di conoscere e dei sindaci che hanno manipolato ideologicamente i loro atti di nascita per gratificare un loro segmento elettorale.

E’ giunta l’ora - e a Padova lo si è dimostrato - di guardare in faccia la realtà e dire una volta per tutte basta con la pratica immonda di mettere al mondo bambini orfani di padri e madri vivi; basta uteri in affitto; basta commercio di gameti umani; basta mercato dei figli. L’azione della Procura è stato dunque uno schiaffo che ha fatto tornare alla realtà il sindaco e la sua amministrazione e a livello nazionale ha scardinato ancora di più le ideologiche pretese dei cosiddetti “sindaci arcobaleno ribelli”, ovvero quel manipolo di primi cittadini che, in barba al loro ruolo di pubblici ufficiali, cercarono lo scorso maggio di sfidare la legge e la direttiva del ministro Piantedosi, con una loro assemblea Lgbtqia+ a favore delle trascrizioni anagrafiche a Torino, tra loro anche i sindaci Roberto Gualtieri (Roma), Beppe Sala (Milano), Gaetano Manfredi (Napoli), Stefano Lo Russo (Torino), Matteo Lepore (Bologna), Dario Nardella (Firenze) e Antonio Decaro (Bari).

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Jacopo Coghe