Le nuove maggioranze con la fine del Patto del Nazareno
I calcoli alla Camera e al Senato dopo lo scontro Forza Italia-Pd. L'Italicum è quasi al sicuro, ma per le altre riforme Renzi non è al sicuro
Anche se la rottura del patto del Nazareno fosse molto meno definitiva di quanto in queste ore, soprattutto dalle parti di Forza Italia, si voglia far credere, il Pd è comunque oggi costretto a rimettere mano alla calcolatrice per vedere se i numeri per approvare le riforme ci sono ancora. A rischio sono Italicum, che se dovesse tornare ancora a Palazzo Madama nessuno può dire ad oggi se avrà i numeri per diventare definitivamente legge, e riforma costituzionale del Senato che riprenderà il proprio cammino la prossima settimana a Montecitorio.
Finora infatti la maggioranza è stata assicurata dai voti di Forza Italia che hanno riempito i buchi lasciati dalla minoranza dem. Ma adesso? Matteo Renzi fa spallucce e dice che il Pd è in grado di andare avanti da solo, che lui i voti è in grado di trovarli lo stesso. Per Luca Lotti e Debora Serracchiani la rottura con FI sarebbe addirittura una fortuna, “meglio così” il loro commento. La verità è che lo scenario si è complicato anche per loro. E che al di là della spacconeria di certe dichiarazioni, a largo del Nazareno le preoccupazioni non mancano.
Fine del Patto del Nazareno: perché è un'opportunità
I numeri a disposizione del premier, infatti, varieranno non solo a seconda di ciò che davvero deciderà di fare il partito del Cavaliere, ma anche in base all'atteggiamento che assumerà la sua minoranza interna. Renzi però si dice tranquillo. È convinto che a Montecitorio le sue riforme non corrano rischi perché i numeri ci sarebbero anche senza Fi. Mentre al Senato, in base ai calcoli che si è fatto, non dovrebbe essere troppo complicato trovare i voti che eventualmente gli verrebbero a mancare. Ma ecco i numeri:
Alla Camera:
La maggioranza alla Camera è di 315 voti. Il Pd, da solo, ne ha a disposizione (se tutti fossero d'accordo) 307. Se andasse come in occasione del voto sul Jobs Act, la minoranza si conterebbe in circa 30 voti. Facilmente rimpiazzabili tra Ncd (34), Scelta Civica (25), Per l'Italia (13). In tutto fa 379. Anche se tutti i deputati forzisti votassero contro (e non è affatto detto che accada), le riforme avrebbero comunque il via libera. Nemmeno se Ncd decidesse di sfilarsi (ipotesi molto remota) ci sarebbero problemi. Renzi infatti potrebbe assicurarsi almeno 30 voti tra il gruppo misto e gli ex del M5S.
Al Senato:
Diversa la situazione al Senato dove i numeri sono sempre stati più traballanti e l'alleanza tra azzurri e Pd necessaria a garantirli. Qui infatti il Partito Democratico può contare sui suoi 108 voti più i 17 Per le Autonomie, i 7 di Scelta Civica e i 36 di Ncd-Udc, più un paio di Gal e i 6 ex M5S filo-governativi che hanno votato Mattarella. In tutto fa 176. Maggioranza assicurata anche senza Fi. C'è da tenere conto però della ventina di dissidenti dem. Se questi rimanessero sulle loro posizioni, i numeri in mano a Renzi si ridurrebbero a 156. In questo caso al di sotto della soglia necessaria. Anche se di poco. Quel poco che il premier è convinto di riuscire comunque a recuperare.