Frontex: prima missione in Albania
L'Agenzia europea di guardia di frontiera e costiera sbarca in un paese extra-Ue e prima missione operativa di una serie.
Frontex sbarca, per la prima volta, al di fuori dei confini dell'Ue. Da mercoledì 22 maggio, l'Agenzia europea di guardia di frontiera effettuerà una missione ospitata su territorio albanese.
Cinquanta gli agenti che saranno schierati lungo il confine fra Albania e Grecia. Un'operazione congiunta resa possibile grazie alla collaborazione del governo di Tirana, guidato dal premier Edi Rama, e che vede la partecipazione di dodici paesi Ue (assente l'Italia). Si tratta di uno dei punti caldi della frontiera esterna per diversi crimini transnazionali: auto rubate, traffico di droga e di armi, documenti falsi o trafugati, minaccia terroristica oltre, ovviamente, all'immigrazione irregolare
La frontiera meridionale albanese, infatti, è una tappa obbligata sia per i migranti che seguono la rotta dei Balcani occidentali proveniendo da Turchia e dalle regioni orientali (per lo più siriani, afghani, iraniani e iracheni), sia per gli albanesi stessi che entrano in Grecia illegalmente alla ricerca di lavoro nero.
La rotta dei Balcani occidentali resta cruciale
Nonostante i numeri dei flussi siano crollati rispetto alla drammatica estate del 2015, quando l'esodo dei profughi siriani si concentrò qui in massa a causa del blocco dei paesi di Visegrad, i migranti senza permesso intercettati lungo queste frontiere nei primi quattro mesi di quest'anno (gennaio-aprile 2019) sono 3.407 (1.735 afghani, 414 iraniani, 276 iracheni, 255 turchi e 196 siriani). Di meno rispetto agli irregolari rilevati nella rotta del Mediterraneo occidentale (quello, per intenderci, verso la Spagna) che ha registrato, nello stesso periodo, 6.300 arrivi o di quelli dell'itinerario del Mediterraneo orientale pari, in questo primo quadrimestre, a 12.750 (mentre il totale dei migranti senza permesso giunti nell'Ue fino ad aprile risultano 24.200 in tutto: il 27 per cento in meno rispetto all'anno precedente). Insomma, i Balcani non sono una meta ma restano decisivi come transito verso altre destinazioni.
Per questo, Bruxelles ha in corso negoziati per siglare accordi di cooperazione con tutti gli altri paesi dei Balcani. «L'unico modo per affrontare efficacemente le sfide migratorie e di sicurezza che abbiamo di fronte oggi e quelle che si affacceranno i prossimi anni è lavorare insieme come vicini e come partner», ha commentato il commissario europeo all'Immigrazione e agli affari interni Dimitris Avramopoulos. «Quello che succede in Albania e nei Balcani occidentali riguarda l'Ue e viceversa».
Da terra di emigrazione a partner dell'Ue
Per i Balcani, collaborare per la sicurezza dei confini e la lotta alla criminalità transnazionale non è che uno dei tasselli fondamentali per l'iter di accesso al club europeo. Tutti i paesi di questa area sono in lista di attesa per l'allargamento dell'Ue. E l'Albania che, all'inizio degli anni '90 fu protagonista di migranti verso le nostre coste, oggi è fra le più motivate a fare parte del club europeo.
«L'Albania vuole essere un contributore per la sicurezza europea» ha dichiarato il premier albanese Edi Rama. «Grazie a questo accordo dimostriamo la nostra ferma volontà di essere un partner affidabile dell'Ue». Tuttavia, il verdetto di Bruxelles per dare l'avvio ai negoziati di accesso dell'Albania, atteso il mese prossimo, non è così scontato.