Tornano ad aumentare i fumatori in Italia
Per la prima volta dopo anni crescono gli italiani che fumano. Mentre l’Airc, in occasione della Azalea della ricerca, punta a una generazione «smoke free».
Non succedeva da tanti anni, e il dato allarma gli esperti: per la prima volta, dopo parecchio tempo, in Italia aumentano le persone che fumano. E il problema riguarda anche e soprattutto le donne. Le giovani sono fumatrici abituali di sigarette nel 24 per cento dei casi, contro il 16 per cento dei coetanei maschi. Non a caso, come ricorda la Fondazione Airc, fra le donne continua a crescere il tumore al polmone, e fra le cause c’è molto anche il tabagismo.
Nel 2005 la legge Sirchia aveva introdotto una serie di divieti e limitazioni riguardanti il consumo di sigarette in luoghi chiusi, contribuendo in maniera incisiva a far diminuire la diffusione delle sigarette. Questa tendenza si è ora fermata, e l’anno scorso c’è stato un aumento di due punti percentuali nel numero dei fumatori. «Due punti sono tantissimo» avverte Alessandra Lugo ricercatrice Airc all’Istituto Mario Negri di Milano. «E anche se in Europa ci sono Paesi che fumano più dell’Italia, come Bulgaria e Grecia, da noi assistiamo a un ritorno dell’utilizzo di tabacco, sia negli uomini che nelle donne».
Il motivo? La mancanza, negli ultimi anni, di importanti misure anti-fumo e il riavvicinamento dei giovani alle sigarette (anche se l’identikit medio dei fumatore italiano è un adulto maschio di mezza età). Le donne, poi, che hanno iniziato a fumare molto dopo gli uomini per una serie di ragioni sociali, continuano a farlo. E anche tra loro si è assistito a un incremento delle fumatrici nel 2022 rispetto all’anno precedente.
Se è vero che non tutti i fumatori - per fortuna- si ammalano, è anche vero che su 100 casi di cancro al polmone, oltre il 90 viene diagnosticato proprio in questa categoria di persone. «Senza le sigarette, quello al polmone sarebbe un tipo di tumore quasi raro» afferma Lugo. Polmone a parte, sono circa 15 le neoplasie in cui il fumo ha un ruolo (per quello allo stomaco è persino un fattore di rischio indipendente rispetto al consumo di alcolici), così come in tante malattie cardiologiche e respiratorie. «Nei nostri studi, finanziati da Fondazione Airc, abbiamo trovato che per molti tipi di tumore l’effetto dell’intensità del fumo, ossia quante sigarette si consumano al giorno, è non lineare» spiega Lugo. In altre parole: non è vero che se ne accendo 10 anziché 20 rischio la metà. È una relazione non lineare, appunto». L’eventualità di danni alla salute (cancro o altro) è già molto alta a tre-cinque sigarette quotidiane, dopo di che sale tantissimo: con 10 si raggiungono picchi di rischio molto elevato, quasi simile a chi ne fuma venti. Insomma, non c’è una soglia minima al di sotto della quale non si corre pericolo. L’Istituto Mario Negri, dove Lugo lavora, proprio per sensibilizzare su questo tema, partecipa al progetto «Europa libera dal tabacco» (Tobacco Free Europe): un’iniziativa nata da una petizione di tanti cittadini e inviata alla Commissione europea, il cui obiettivo è creare le basi per una generazione futura «smoke-free» entro il 2040.
Come? «Con varie strategie, come quelle di aumentare il prezzo delle sigarette, in Inghilterra e Francia per esempio costano tre volte tanto che da noi, e quella di vietare l’acquisto di prodotti del tabacco o a base di nicotina ai cittadini nati dopo il 2010, come ha fatto per esempio la Nuova Zelanda, e di creare delle aree outdoor che siano libere dal tabacco» risponde la ricercatrice. «E poi chiediamo una forte politica anti-fumo anche nei confronti dei prodotti elettronici».
Il fumo ha poi anche un impatto ambientale, perché contribuisce alla diffusione di particolato nell’aria e all’inquinamento di parchi e spiagge con i mozziconi di sigarette buttati per terra.
«Infine» conclude la ricercatrice «chiediamo di aumentare fondi per la ricerca, la prevenzione e la cura sulle malattie causate dal consumo di tabacco. In Europa e in Italia possiamo contare su pochissimi fondi provenienti da enti indipendenti. A finanziare gli studi sul tabacco è soprattutto l’industria».
BOX L’Azalea che fa del bene
L’Azalea della Ricerca di Fondazione Airc sostiene, da sempre, la ricerca sui tumori che colpiscono le donne: domenica 14 maggio, Festa della Mamma, ci sarà il consueto appuntamento con i volontari (20 mila in tutta Italia) in 3.600 piazze. La campagna «La forza delle donne» proseguirà per tutto il mese di maggio. Obiettivo, favorire la ricerca per diagnosi più precoci e trattamenti più efficaci. Solo lo scorso anno nel nostro Paese sono stati stimati oltre 185 mila nuovi casi di tumore fra le donne. I più frequenti: alla mammella, al colon-retto e al polmone. Le diagnosi sono in aumento, e se le cure sono sempre più avanzate, è importante ricordare il ruolo della prevenzione attraverso controlli e screening. L’Azalea dal 1984 «sboccia» ogni anno per dare forza alla ricerca, diventando un simbolo della salute al femminile. Sarà possibile portarsi a casa un’azalea con una donazione di 18 euro (anche ordinandola su Amazon). Insieme alla pianta verrà consegnata una speciale Guida con informazioni sulla prevenzione, età per età. (Tutte le informazioni su airc.it)