Fusaro «Escludo che Barbera abbia mandato un segnale forte al Governo Meloni»
E sull’espressione “costituzionalismo ansiogeno”, che tanto sta facendo discutere, Fusaro ci svela un arcano: «La inventai diversi anni fa e che subito gli piacque»
Appena eletto all’unanimità presidente della Consulta (una sola la scheda bianca), Augusto Barbera nel corso della conferenza stampa del 12 dicembre, ha affrontato temi capaci di creare qualche malumore all’attuale governo.
In particolare sui maxi-emendamenti (“Non li ho condannati, ma in assenza di altre regole diventa ahimè inevitabile che vi si debba ricorrere, con l’auspicio che sia dia più spazio agli emendamenti dei parlamentari”), sul voto di fiducia (“è espressione di debolezza”) e sul possibile rapporto tra governo e Consulta (“Non ci sarà nessun assalto alla Consulta: Oggi non è possibile nessuna occupazione della Corte costituzionale”). Intanto lo stesso neo presidente ha proceduto alla nomina di Franco Modugno, Giulio Prosperetti e Giovanni Amoroso come nuovi vicepresidenti: e sul nuovo giudice costituzionale sempre Barbera ha auspicato “che quanto prima si possa completare il collegio”.
E’ innegabile che il professor Augusto Barbera arrivi a presiedere la Consulta in un momento politico delicato: a Montecitorio, soprattutto, si discute l’elezione diretta del premier secondo il disegno politico che il Governo Meloni ha innalzato a vessillo politico sin dalla campagna elettorale, per cui tutti da oggi si interrogheranno sulla posizione che la stessa Consulta terrà in materia, nonostante il neo presidente non abbia affrontato la questione nel corso della conferenza stampa di rito. Il neo presidente ha, in ogni caso, auspicato che le riforme costituzionali possano vedere la luce contando su una maggioranza ben più ampia di quella dei due terzi costituzionalmente prevista.
Panorama.it ha dialogato con Carlo Fusaro, già ordinario a Firenze di diritto parlamentare e co-autore con il neo presidente di due manuali universitari fra i più diffusi, il Corso di diritto pubblico e il Corso di diritto costituzionale, pubblicati entrambi dal Mulino.
Professor Fusaro, lei che lo conosce molto bene, come interpreta la prima uscita pubblica del neo presidente della Corte Costituzionale? Ha fatto storcere il naso nel governo…
«Non ne so nulla, ma mi sorprenderebbe. Non ne vedo la ragione: neanche alla lontana».
Nello specifico, ad esempio, sul tema del voto di fiducia il presidente Barbera ha dichiarato che rappresenti “espressione di una debolezza della maggioranza”…
«Questo è un dato di fatto consacrato dall’esperienza dell’intera storia repubblicana: non riguarda un governo o l’altro. E’ ovvio che se un esecutivo è sicuro che la propria maggioranza lo seguirà in una specifica votazione, non ha bisogno di porre la questione di fiducia. Se l’esecutivo la pone, vuol dire che ha qualche dubbio».
Potrebbero esserci altri motivi…
«A meno che la fiducia non la ponga per ragioni procedurali, come accade spesso: far decadere con un voto solo (a prezzo di un ritardo di un giorno) tutti gli emendamenti. In questo caso la forza dell’esecutivo c’entra poco o nulla».
A molti osservatori è sembrato un messaggio al governo in carica…
«Credo che lo si possa escludere».
Anche sui c.d. maxiemendamenti il presidente è apparso netto: sono “obbrobriosi, raccolgono una serie di istanze e interessi che i parlamentari non riescono neanche a conoscere e su cui si chiede il voto di fiducia”
«Qualsiasi sorpresa sorprende. I maxi-emendamenti sono oggetto di critica pressoché unanime da decenni. Anzi, come voi avete riportato sopra, mi pare che Barbera ne abbia spiegata la ratio».
In realtà ha espresso l’auspicio che siano gli “emendamenti dei parlamentari” a prevalere.
«Non è proprio esatto. Ha solo auspicato che si dia qualche spazio anche agli emendamenti dei parlamentari».
Il tema dell’indipendenza della Consulta è centrale per Barbera: alcuni commentatori scrivono che potrebbe verificarsi una sorta di “assalto alla diligenza”, ribadendo come “non sia possibile nessuna occupazione della Corte costituzionale”.
«Barbera, da presidente, ha confermato il suo non recente e mai nascosto fastidio verso il “costituzionalismo ansiogeno”, espressione che inventai diversi anni fa e che subito gli piacque: con la quale ci si riferisce a quanti, fra gli studiosi di diritto costituzionale e non solo, vedono attacchi alla Costituzione o pericoli di sovvertimento costituzionale ad ogni piè sospinto. Nel caso specifico, Barbera ha richiamato le disposizioni della legge costituzionale sulla composizione della Corte che impongono, quasi sempre, intese fra le diverse forze politiche dato il tipo di maggioranza richiesta: almeno il 60% dei componenti del Parlamento in seduta comune».
Sull’elezione del membro mancante Barbera ha invitato la maggioranza di governo a mettersi d’accordo con altre forze politiche o presentare un candidato prestigioso.
«Appunto».
Altro macigno, l’autonomia differenziata: Barbera ha affermato che si tratti di “una scelta politica che attiene alla politica”.
«Non poteva dire altro: l’art. 116 della Costituzione la prevede espressamente. Sta alla legge del Parlamento, dunque alla maggioranza pro tempore, di attuarla. Alla Corte, eventualmente, di verificare se quell’articolo sarà stato rispettato».
L’augurio che sente di inviare al neo presidente…
«Di mantenere sempre e comunque la sua proverbiale bonomia, senza farsi scalfire dalle critiche malevole (e spesso dalle contumelie), ingiuste e quasi sempre senza il minimo fondamento, che è diventato di moda lanciare a destra e a manca su social e giornali contro chiunque abbia una qualche esposizione pubblica. “Non ti curar di loro, ma guarda e passa».
Chi è Augusto Barbera
Originario di Aidone, in provincia di Enna, classe 1938, è professore emerito di Diritto costituzionale presso l’Università di Bologna. Laureatosi nell’Università di Catania, ha iniziato ad insegnare Diritto costituzionale italiano e comparato nella Facoltà di Scienze politiche dell’ateneo etneo (1969-1970), nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Ferrara (dal 1970 al 1977), nella Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Bologna (1977-1994) e, infine, nella facoltà di Giurisprudenza dello stesso ateneo felsineo (dal 1994 al 2010). Autore di 22 volumi (tra cui il celebre Manuale scritto con Giuliano Amato) e circa 400 tra saggi, note a sentenza, relazioni o interventi a convegni, è stato direttore, dal 1999 al 2015, di “Quaderni costituzionali. Rivista italiana di diritto costituzionale”, edita da Il Mulino. Parallela la carriera politica che lo ha visto, dal 1980 al 1982, consigliere regionale in Emilia Romagna, poi deputato eletto nelle liste del Pci e del Pds, per cinque legislature, fra il 1976 e il 1994. Nel 1993 fu nominato Ministro per i Rapporti con il Parlamento nel governo di Carlo Azeglio Ciampi: dopo appena 24 ore dal giuramento si dimise insieme ad altri tre ministri della sinistra di quell’esecutivo in aperta polemica per la mancata concessione, da parte del Parlamento, dell’autorizzazione a procedere nei confronti di Bettino Craxi. Promotore dei referendum elettorali del 1991, del 1993 e del 1999, è sato eletto, dal Parlamento, alla Consulta nel 2015, su indicazione del Pd,
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Carlo Fusaro, nato nel 1950 a Basilea da madre svizzera tedesca e padre italiano (Algimiro Fusaro, Procuratore generale onorario della Corte di cassazione), è stato professore ordinario di Diritto elettorale e parlamentare nella Scuola di scienze politiche “Cesare Alfieri” dell’Università degli Studi di Firenze, dove ha anche diretto il Dipartimento di diritto pubblico “A. Orsi Battaglini”. Visiting professor a Brema, Hiroshima e all’University College di Londra, è stato nel Comitato di direzione dei “Quaderni costituzionali”, la più importante rivista italiana di diritto costituzionale. In Guida alle riforme istituzionali (Rubbettino 1991) e La rivoluzione costituzionale, (Rubbettino 1993), evidenziò l’irrinunciabilità delle riforme costituzionali quale passaggio propedeutico all’evoluzione istituzionale dello Stato. Parlamentare del Partito repubblicano tra il 1983 ed il 1984, è autore con il neo presidente della Corte Costituzionale Augusto Barbera di due manuali universitari fra i più diffusi, il Corso di diritto pubblico e il Corso di diritto costituzionale, pubblicati entrambi dal Mulino, in edizioni continuamente aggiornate.