Quella voglia matta di fango contro la divisa
Contro il Generale Vannacci, destituito, si è scatenata la solita furia della sinistra verso chi sbaglia ma solo se è soldato, poliziotto, carabiniere...
«Razzista, omofobo, esaltato, fascista…». Potremmo andare avanti ancora nel citare gli aggettivi che sui social da ieri vengono appiccicaci addosso al Generale Roberto Vannacci, destituito oggi dopo la bufera mediatica ed internettiana scoppiata per alcune frasi ed opinioni presenti nel suo libro. Sulla vicenda soprassediamo, visto la bufera ed il polverone che sicuramente non fa vedere le cose con la dovuta lucidità. Due cose però vanno dette su quella nemmeno troppo nascosta violenza con cui in Italia una bella fetta della società si scaglia ogni qualvolta una persona in divisa sbaglia.
Che si tratti di un agente che colpisce una persona a terra (lo ricordate il caso di Milano del maggio scorso, vero?) o, tornando indietro che sia la Scuola Diaz a Genova durante il G8, chi sia un Carabiniere che violenta una studentessa per chiudere con un generale che scrive un libro con le proprie opinioni beh, ogni inciampo dà il via ad una reazione a dir poco feroce, che però non si vede quando chi commette gli stessi reati (con un numero di episodi in rapporto 10 mila volte superiore) la divisa non ce l’ha.
Pensiamo ad esempio alle reazioni della sinistra in due episodi: oggi per il Generale Vannacci non basta nemmeno la destituzione; no, si chiede ancor più severità, pene più dure. Sia mai, è un razzista ed omofobo, nulla è peggio di questo oggi come oggi. Tutto, lo ricordiamo fino allo sfinimento, per delle opinioni.
Settimana scorsa però tanta ferocia, tanto pugno di ferro, tante pene esemplari non si erano viste o richieste davanti all’aggressione con tentato stupro ed omicidio a calci e pugni da parte di un nigeriano, senza fissa dimora. Non c’è niente da fare. Quando c’è una divisa di mezzo a sinistra perdono i freni inibitori e si scatena la caccia alle streghe. Ad un uomo, che pagherà per le sue opinioni come previsto dalla giustizia militare ma che fino a ieri il 99% di coloro che oggi lo attaccano non sanno nemmeno chi sia il Generale Vannacci e cosa abbia fatto fino a ieri.
Così, oltre a leggere le frasi, anzi, gli estratti del suo libro presi ad arte, invitiamo tutti a farsi un giro su Wikipedia per conoscere la storia e l’operato di un uomo che per decenni ha vissuto come fedele servitore dello Stato, anche a rischio della propria vita. Tanto per dire, nel 1994 ha comandato uno dei due battaglioni di incursori italiani incaricati di evacuare i nostro connazionali dal Rwanda in pena guerra civile. Analoghe operazioni anche anti terrorismo lo hanno visto impegnato in Iraq, Afghanistan etc etc. Ripeto: ha salvato vite umane, decine senza mai ottenere un milionesimo della visibilità ricevuta ieri per un libro (anzi, alcune parti di esso).
Dal 1986 a ieri Roberto Vannacci è un soldato, un uomo dello Stato, fedele, autorevole, silenzioso. Nessuno fuori dall’Esercito lo ha mai ricoperto d’oro come forse avrebbe meritato. In migliaia da ieri hanno gettato tonnellate di fango sulla divisa di una sorta di sconosciuto. Perché non conoscendo la persona alla fine è quella che si vuole colpire, è quello il male: la divisa. Quello che la indossa non conta.