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Genitorialità riflessiva: l'impatto sul benessere degli adolescenti

I fatti di cronaca evidenziano in maniera sempre più notevole come, all’interno delle famiglie, uno dei problemi di maggior rilievo sia la mancanza della riflessività nel ruolo genitoriale. Il genitore riflessivo è quel genitore che ripensa il proprio agito in relazione agli effetti prodotti e rivede i suoi modelli e le sue modalità, ponendo al centro della relazione il figlio e non il proprio ruolo predefinito. L’esercizio del ruolo è improntato ai valori dell’ascolto e del dialogo, dell’empatia, del coinvolgimento nell’azione, dell’autorevolezza. Così concepita la funzione genitoriale è oggetto di autoformazione permanente in un’ottica di educazione dei figli finalizzata alla costruzione di un sé autentico e libero. Però, perché ciò avvenga, non si può prescindere da un cambio di paradigma relativo alla visione dell’adolescente, un passaggio dall’iperprotettività e dall’ipertutela, alla visione del figlio come un agente attivo che plasma il proprio sviluppo, che negozia con i propri genitori margini di autonomia progressivamente più ampi e che si impegna a cercare un più chiaro senso di identità. Alcuni aspetti del funzionamento familiare possono facilitare o ostacolare la costruzione di un’identità positiva da parte dell’adolescente. A tal proposito si identificano due principali tipi di relazioni familiari, l’enabling, ovvero relazioni familiari caratterizzate dalla presenza di supporto ed incoraggiamento all’autonomia che facilitano l’assunzione di un ruolo adulto da parte dell’adolescente e il constraining, relazioni familiari caratterizzate da configurazioni di variabili che impediscono all’adolescente di assumere tale ruolo.

È solo cambiando le modalità educative in direzione dell’enabling che si può educare allo sviluppo del Flourishing, ossia la propria percezione di successo e di efficacia in importanti aree come le relazioni, l’autostima, la presenza di uno scopo (purpose), l’ottimismo. I flourisher sono individui che sperimentano alti livelli di benessere. Con il termine benessere si intende uno stato psicologico positivo caratterizzato da emozioni e relazioni positive, di coinvolgimento, di significato, elementi che aumenteranno la possibilità di raggiungere buoni risultati nei vari campi della vita. Si consideri infatti che il Flourishing è in grado di influenzare lo scopo della vita perché consente un’accettazione di tutte le parti di sé. Diversi autori hanno sottolineato come il concetto di Flourishing, inteso come prosperità e concentrazione sugli aspetti positivi del benessere, rappresenti un obiettivo fondamentale in adolescenza. Lo sviluppo del Fluorishing è quanto potrebbe aiutare anche nella gestione dell’aggressività. La questione dell’aggressività risulta centrale nel corso dello sviluppo, in quanto intimamente legata alla fondamentale strutturazione del Sé e della personalità, del mondo interno e della possibilità di relazioni oggettuali sane e valide. Il presentarsi dell’individuo al mondo e l’affermazione dell’individuo come tale, soggetto e oggetto nella relazione, pongono in primo piano la questione della modulazione dell’espressione di sé e dunque anche dell’aggressività. Le basi intrapsichiche, relazionali e genetiche del comportamento aggressivo si rapportano e si sviluppano a partire dall’incontro tra l’individuo e l’ambiente e dalla creazione di significati che tale incontro genera nel suo evolversi. Nella progressione evolutiva del senso del Sé e dell’altro, l’individuo modula con l’ambiente l’espressione e i significati dell’aggressività secondo le crescenti riorganizzazioni soggettive dell’esperienza. La definizione di sé, la separazione, l’individuazione, la soggettivazione, l’indipendenza e l’autonomia sono acquisizioni evolutive che passano attraverso una modulazione dell’aggressività. A volte, agire in maniera aggressiva è l’unico modo che l’adolescente ha di esprimere il suo stato psicologico ed emotivo.

Il comportamento aggressivo dell’adolescente può essere esternalizzato o internalizzato. Quello esternalizzato comprende l’aggressione fisica, gli atteggiamenti provocatori e violenti, l’affermazione e l’uso della forza, quello internalizzato si mantiene su un livello cognitivo ed emotivo e comprende l’uso della violenza indiretta con svalutazioni verbali, strategie di isolamento, calunnie e umiliazioni. L’atteggiamento aggressivo in adolescenza è di sovente accompagnato da un senso di deresponsabilizzazione riguardo agli atti commessi.

Il Flourishing agirebbe in maniera funzionale anche sulla componente di Self-control, ovvero la capacità di sopprimere emozioni, desideri e azioni inappropriate a favore di alternative più appropriate. Consiste in un insieme di abilità che consentono di regolare pensieri, comportamenti, emozioni e impulsi, sulla capacità di agire sulla base dei propri obiettivi personali e interpersonali per sostenere il perseguimento di obiettivi a lungo termine, nonostante le tentazioni gratificanti a breve termine, le distrazioni o gli stati di avversione. Queste abilità permettono all’individuo di comportarsi in modo costruttivo, tenendo conto dei propri bisogni e diritti e di quelli altrui e seguendo le norme sociali e i valori personali. Il livello di Self-control è determinato da fattori genetici, neurobiologici e fattori ambientali, quali l’influenza dei genitori e dei pari. Un autocontrollo di successo porta benefici per la prosperità personale e sociale, richiamando a sé le componenti del Flourishing, ossia il successo auto percepito in aree come le relazioni, l'autostima, il senso dello scopo e l'ottimismo, mentre uno scarso autocontrollo potrebbe portare a difficoltà di adattamento, prestazioni accademiche insoddisfacenti e scarso benessere. La maggior parte degli esseri umani si sforza costantemente di tenere sotto controllo se stessi e l’ambiente circostante e questo sforzo è maggiormente impegnativo per gli adolescenti, poiché la loro capacità di esercitare l'autocontrollo è ancora in via di sviluppo. Spesso gli adolescenti vengono considerati degli individui impavidi che si percepiscono come invincibili o immortali, ma numerose prove suggeriscono il contrario. Gli adolescenti sono in grado di considerare le conseguenze delle loro azioni, tranne che in situazioni emotivamente cariche, ove considerano maggiormente le indicazioni provenienti dai coetanei, dal contesto ambientale e dallo stato emotivo. Durante l’adolescenza si assiste ad una fase di relativa indipendenza e autonomia: gli adolescenti interagiscono meno con i genitori e più con i coetanei e sono più propensi a negoziare con i genitori invece di seguire semplicemente i genitori come modello. Pertanto, negli anni dell'adolescenza l'influenza dei genitori sullo sviluppo dell'autocontrollo può diminuire. Una genitorialità positiva e una buona relazione genitori-figli svolgono un ruolo essenziale nel modellare differenze individuali nell'autocontrollo in adolescenza; al contrario, una genitorialità negativa e un’insoddisfacente relazione genitori-figli ostacolano l'autocontrollo degli adolescenti. In quest’ottica è di fondamentale importanza che i genitori, sin dalla prima infanzia, si impegnino a creare un ambiente familiare in cui l'insegnamento e l'apprendimento dell'autocontrollo vengano incoraggiati. In particolare, comportamenti e atteggiamenti come fornire supporto, essere affettuosi, esprimere approvazione, invitare a seguire le regole, possono rappresentare condizioni in cui i bambini imparano efficacemente a resistere alle tentazioni e a ritardare le gratificazioni. Attaccamento, supervisione e disciplina sono quindi le tre variabili familiari che, secondo diversi autori, determinerebbero il livello di autocontrollo di una persona, una minore aggressività e un maggiore Flourishing.

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Cristina Brasi