Genova, parla il sindaco: "Un ponte subito per salvare l'economia della città"
A Panorama.it Bucci spiega: "Non siamo in ginocchio. Localmente abbiamo fatto il massimo. Dal Governo ci aspettiamo decisioni rapide"
Il Governo aveva promesso che avrebbe agito in fretta, ma a quasi un mese e mezzo dal crollo del viadotto Morandi ancora nulla si concretizza. Non c’è il decreto per Genova, non c’è il nome del commissario per la ricostruzione. Panorama.it ha parlato con il sindaco del capoluogo ligure, Marco Bucci, per capire come la città sta affrontando il disastro e quali sono le aspettative per i prossimi mesi.
Come sindaco, che ogni giorno deve rendere conto dei problemi di Genova di fronte ai cittadini, ha aggiornato le sue stime rispetto a quando la città potrà avere un nuovo ponte?
Le stime rimangono le stesse. Appena ci danno l’okay ho un progetto in mano per cui in dodici mesi possiamo fare demolizione e costruzione del nuovo ponte, quello disegnato da Piano. Un progetto a cui collaborano Fincantieri, Rina e Autostrade.
Che voto dà al Governo fino a oggi nella gestione dell’emergenza?
Non sono qui per dare voti. Ci hanno aiutato, nel primo mese è andata avanti bene, ora siamo andati a esprimere le nostre necessità da mettere nel decreto e spero che si possano veder realizzate più in fretta possibile.
Sui social dei genovesi ogni giorno vengono condivise migliaia di foto di code. Nonostante la popolazione vi riconosca di avere agito in fretta e con efficienza nell’emergenza, finite le ferie di agosto il traffico nel Ponente genovese, e non solo, si è velocemente trasformato in un incubo. Ci sono altre cose che si possono fare per alleviare questa sofferenza?
Al Salone Nautico (che si è concluso oggi, n.d.r) sono arrivate più di 170 mila persone, tutte bene, senza problemi. Non è vero che l’intera città è bloccata. L’area della città che subisce di più è la Val Polcevera, letteralmente tagliata in due, e poi Sestri Ponente, dove c’è lo svincolo autostradale. È stato fatto molto, più di così non si poteva fare. Con l’apertura della Via della Superba faremo un collegamento diretto tra l’uscita autostradale di Sestri e via Guido Rossa per evitare la viabilità cittadina, sarà pronto a fine novembre. Se ci sono altre idee ben vengano. Il grosso del caos comunque è concentrato nelle ore di punta, al mattino e alla sera. Per quel che riguarda la Val Polcevera, il problema è serio, è divisa in due, sotto il Ponte Morandi non si può transitare. Appena l’autorità giudiziaria ci darà l’okay al passaggio apriremo la strada 30 giugno per dare un po’ di sollievo anche a quella zona.
Nella zona del disastro, in Val Polcevera, a Certosa ma anche a Campi, centinaia di imprese commerciali sono al collasso: clientela azzerata. Fatta eccezione per poche grandi realtà, Fincantieri, Ansaldo ecc., Genova non è più una città industriale, il commercio è vitale. Come si potrà ricucire un tessuto economico così fortemente danneggiato?
Non è vero che Genova non è una città industriale, nell’alta tecnologia siamo leader europei, abbiamo l’industria 4.0. Certo il commercio rimane molto importante, ed è vero che le zone sotto il ponte sono state pesantemente influenzate dal crollo. Lì bisogna ristabilire i passaggi. Queste aree saranno in emergenza fino a quando non si ristabilisce la circolazione come prima. Le aziende che erano residenti sotto il ponte invece dovranno essere delocalizzate, abbiamo chiesto interventi specifici al Governo nel decreto per Genova per queste aziende, è un problema serio che va affrontato. Ma il messaggio è che l’economia della città non è in ginocchio.
Il porto di Genova ha perso il 35% di tasse portuali rispetto a settembre dell’anno scorso. Una diminuzione del gettito stimata in circa 2 milioni di euro. Si è fatto un’idea del danno che ogni mese senza ponte può arrecare all’economia della città?
Il problema aumenta a livello esponenziale. Per i primi mesi secondo me non c’è un reale danno all’economia portuale o all’economia locale o nazionale. Il danno è più che altro sulle aziende locali sotto il ponte o quelle commerciali dell’area che non hanno transito di persone. Il grosso è il danno di immagine che può far fuggire gli investitori. Se non facciamo vedere che nel giro di poco tempo costruiamo un nuovo ponte, perdiamo la credibilità acquisita nell’ultimo anno sui mercati internazionali. Perché c’era compattezza da parte delle amministrazioni locali nella voglia di rilanciare la città. Il danno che deriva dal ritardo è difficile da quantificare, il rischio vero è di non avere più investimenti. Dobbiamo mostrare che nonostante i problemi riusciamo a risolvere la situazione.
Sul fronte del turismo le cose vanno forse meno male di quanto si potesse temere: il salone nautico è stato il successo che speravate?
Abbiamo avuto 175mila turisti, il 15% in più rispetto alla scorsa edizione. La città unita al salone fanno un binomio ottimo, frutto di un bel lavoro. È un’offerta pregevole che non c’è da nessuna altra parte in Italia e in Europa, e forse nel mondo. Inoltre abbiamo dimostrato che non è vero che a Genova non si può venire, o che è difficile da raggiungere. Anzi il crollo del ponte ha insegnato ai genovesi a essere più consapevoli dell’importanza dell’ospitalità. Con la nuova strada, la via della Superba, si può arrivare dall’aeroporto al centro in 8 minuti. La apriremo ai taxi e al trasporto pubblico e se vedremo che regge pensiamo di poterla aprire anche al trasporto privato.
Situazione sfollati: è stata fissata una data per quando potranno rientrare nelle loro case a recuperare i loro beni? E la sorte delle case è segnata? Saranno abbattute? Sono stati ricollocati tutti?
Non c’è ancora una data certa, ma siamo al 99% sicuri che potremo farli rientrare a recuperare le loro cose a breve termine. Per il futuro delle case è difficile esprimersi. Quanti palazzi potranno rimanere in piedi dipenderà da come procede lo smontaggio del ponte. Ma non credo che i singoli residenti vogliano tornare a vivere lì. Per ora sono stati tutti ricollocati, tranne un paio di famiglie che non hanno ancora scelto una sistemazione: non vogliamo metter loro fretta.
In ultimo, cosa ne pensa dell’idea del Ministro per le Infrastrutture Toninelli di un ponte autostradale dove la gente possa incontrarsi e i bambini giocare?
Questo non è il ponte che ci ha dato Renzo Piano. Io non sono un architetto, non posso dare pareri tecnici. So solo che la città ha bisogno di un ponte in fretta. Se tutte le cose di cui parla il Ministro richiedono due anni di lavoro, noi preferiamo avere un ponte velocemente. Per giocare e incontrarsi ci sono tante altre strutture in città.