Viola l’affidamento in prova, Alemanno in carcere a Roma
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Viola l’affidamento in prova, Alemanno in carcere a Roma

L’ex sindaco di Roma è stato arrestato prima del cenone. Secondo i magistrati avrebbe prodotto giustificazioni farlocche per non rispettare le prescrizioni previste dai servizi sociali. È stato intercettato in una nuova indagine su di lui per false fatture e riciclaggio


Capodanno a Rebibbia. L’eterna lotta tra politica e magistratura ha un nuovo capitolo, con un titolo che ricorda i cinepanettoni. Ma qui c’è poco da ridere, visto che un ex ministro ed ex sindaco della Capitale, Gianni Alemanno, all’età di 66 anni, è finito, a poche ore dal cenone di San Silvestro, in galera per la sospensione della misura dell’affidamento in prova ai servizi sociali che gli era stata concessa nel novembre 2023 dopo la condanna definitiva a 22 mesi per traffico di influenze nel processo sul cosiddetto Mondo di mezzo.

Ma soprattutto emerge, tra le righe del provvedimento emesso dal giudice di sorveglianza Marina Finiti, la notizia di nuove contestazioni a carico di Alemanno per emissione e utilizzo di fatture false e per riciclaggio, accuse collegate all’inchiesta su una fornitura di tute protettive anti Covid che, nel 2022, ha portato all’arresto dei fratelli Piccolo, Massimiliano e Samuele. Durante i prima anni del mandato di Alemanno in Campidoglio, Samuele Piccolo era stato vicepresidente del Consiglio comunale. Ma nel 2012 la sua carriera era stata interrotta da un primo arresto, che lo vedeva accusato di associazione a delinquere e finanziamento illecito ai partiti. A quanto risulta alla Verità non è ancora stata notificata all’ex primo cittadino l’avviso di chiusura delle indagini anche se i magistrati scrivono nel provvedimento di revoca dell’affidamento che le investigazioni sarebbero concluse.
Si tratta dunque dell’annuncio di nuovi guai giudiziari, dei quali il magistrato di sorveglianza, sembra fornire un primo assaggio: «Dopo l’arresto dei due fratelli Piccolo, indagati per truffa aggravata, appropriazione indebita e frode in pubbliche forniture, risalente al luglio 2022 su disposizione del gip di Prato, al subentro dell’amministrazione giudiziaria nelle loro aziende, Alemanno- secondo l’ipotesi investigativa delle Fiamme gialle - avrebbe fatto leva sull’operato di Riccardo Romani, figura di collegamento tra l’affidato e i fratelli Piccolo». L’anticipazione prosegue: «In particolare dalla consultazione di banche dati in uso alla Guardia di finanza Alemanno risulta aver emesso a favore della Rdc srl nell’anno in corso fatture per l’importo complessivo di 44.200 euro, oltre Iva pari ad euro 9.724,00».

Però, secondo l’accusa, si tratterebbe di prestazioni fittizie. Una contestazione che ha portato all’arresto del 31. Infatti le false consulenze sarebbero state utilizzate per violare le restrizioni che gli impediscono di uscire dal Lazio. I legali di Alemanno, proprio per motivi lavorativi, avevano chiesto di consentire al loro assistito di lasciare la Regione cinque volte al mese, richiesta accolta per un solo giorno, con obbligo di rendicontazione dell’avvenuta trasferta. Per «evadere» dai confini laziali o tornare a casa oltre l’orario consentito (previsto per le 22) l’ex ministro, che di professione è ingegnere ambientale (si è laureato a 46 anni a Perugia), avrebbe utilizzato finti incarichi per ristrutturare immobili o inviti a partecipare ad assemblee condominiali. Sotterfugi un po’ tristi per un vecchio leone della politica come lui.

Non è chiaro a cosa perché il mandato d’arresto (notificato ad Alemanno alle 17:58 dai carabinieri della stazione Monte Mario) sia scattato a San Silvestro, dal momento che le violazioni accertate sarebbero spalmate tra febbraio e novembre e, quindi, a rigor di logica, il politico poteva essere arrestato in un momento meno «spettacolare». Si è attesa la chiusura delle indagini del fascicolo d’inchiesta in cui è stato intercettato Alemanno? Ma, in ogni caso, perché si è scelto di agire proprio il 31? Non si poteva aspettare il 2 gennaio? Si è voluto mandare un messaggio forte alla classe politica come quello inviato dalla Procura di Genova a Giovanni Toti, tenuto ai domiciliari sino alle dimissioni? Oppure c’è qualcosa che non sappiamo? Alemanno stava andando a incontrare persone che non doveva vedere, essendogli precluso l’incontro con pregiudicati? Gli avvocati storici di Alemanno ieri erano fuori Roma e l’ex ministro è stato assistito da altri due legali, Edoardo Albertario (figlio del giornalista Rai Emilio e di Simonetta Matone) e di Marco Cinquegrana. Ma nessuno, anche per volontà della famiglia, ha diramato note ufficiali o si è lanciato in crociate contro i magistrati. I difensori di Alemanno si sono limitati a far sapere che intendono chiedere il ripristino della misura alternativa. La loro istanza dovrebbe essere discussa nei prossimi giorni.

Sta di fatto che, il 30 dicembre, i pm capitolini Rosalia Affinito e Giulia Guccione, hanno inviato all’ufficio di sorveglianza una nota che riferiva «di un’indagine appena conclusa nei confronti dell’affidato». I pm hanno allegato all’informativa uno stralcio dell’informativa della Guardia di finanza, «da cui si evince che in plurime circostanze» Alemanno «al fine di ottenere nel corso dell’esecuzione della misura plurime deroghe alle prescrizioni impostegli, ha prodotto scientemente e reiteratamente false attestazioni a questo ufficio e all’Uiepe Lazio (Ufficio interdistrettuale di esecuzione penale, ndr) incurante dell’importanza della misura alternativa e in evidente spregio dell’opera trattamentale prevista ai fini del suo recupero e reinserimento sociale». Nell’indagine sul presunto riciclaggio i finanzieri intercettano il cellulare di Alemanno, e scoprono che avrebbe «derogato alle prescrizioni impostegli in occasione di 26 spostamenti, avvenuti quasi sempre fuori della Regione Lazio nel corso del 2024 per impegni vari, rappresentati al magistrato di Sorveglianza di Roma o all’Uiepe per conseguire l’autorizzazione necessaria, impegni supportati da documentazione falsa e aventi ad oggetto incarichi insussistenti. o relativi a finte attività di consulenza». Nel provvedimento di revoca la condotta dell’ex parlamentare viene commentata con parole di una durezza inusuale: «Arrogante, sprezzante, espressione di una personalità callida, pervicace e priva di scrupoli, tanto più se si considera che viene reiteratamente posta in essere da un soggetto in esecuzione di condanna penale». Molti degli spostamenti contestati ad Alemanno sembrano riguardare la sua attività politica per Indipendenza, il movimento che l’ex ministro dell’Agricoltura ha fondato e che, da poche settimane, ha lanciato la sua sfida al centrodestra e a Fratelli d’Italia, candidando a sindaco di Roma il braccio destro di Alemanno, Nicola Colosimo, figlio di quel Paolo condannato nell’ambito del procedimento sul caso Telecom Sparkle-Fastweb, che aveva come protagonista principale Gennaro Mokbel, imprenditore legato agli ambienti dell’estrema destra romana. E proprio alcuni incontri con Paolo Colosimo hanno aggravato la posizione di Alemanno, che aveva il divieto di intrattenere rapporti con pregiudicati. Tra gli eventi politici per i quali Alemanno avrebbe fatto ricorso a giustificativi per impegni professionali inventati c’è anche la tre giorni che l’ex sindaco organizza ad Orvieto almeno fin dagli inizi del nuovo millennio, quando era a capo della corrente Destra sociale di Alleanza nazionale. Per il giudice «quanto attiene alla vicenda relativa alla trasferta ad Orvieto (Terni), ove Alemanno si reca dal 27 al 29 luglio 2024» sarebbe stata «rilasciata autorizzazione alla trasferta in virtù dei documenti artatamente fatti realizzare dall’affidato». Il quale avrebbe fatto pervenire all’Uiepe anche i «ringraziamenti, rivolti ad Alemanno per la partecipazione a degli incontri avvenuti in data 26 e 27 luglio 2024» . A redigere il testo pe conto di una terza persona, sarebbe stato Massimo Arlechino, presidente di Indipendenza chiedendo, tra l’altro, consiglio alla segretaria di Alemanno, Iolanda Mascelloni («Iola’ […] eh ... va bene così tu che hai visto le altre dichiarazioni?»). Il risultato è questo: «Egregio ingegnere, con riferimento all’incontro, agli incontri tenutosi in data 26 e 27 luglio scorso, intendo ringraziarla per aver garantito la sua presenza e per l’apprezzato contributo da lei portato…». Alemanno avrebbe anche usato la società dei fratelli Piccolo per ottenere i giustificativi da presentare ai magistrati. Scrive il magistrato: «Come emerge dall’attività intercettiva, in plurime circostanze Alemanno, interfacciandosi» con la sua collaboratrice «è arrivato infino a dettare il testo di incarichi professionali apparentemente a lui conferiti dalla Rdc, incarichi artatamente creati dall’ex sindaco di Roma a suo beneficio, utilizzati per ottenere fraudolentemente autorizzazioni in deroga alle prescrizioni». Secondo il giudice, Alemanno «arrogandosi una funzione propria della società committente, impostava», tramite la Mascelloni, «lettere di incarico a lui rivolte». In alcune conversazioni intercettate emerge che Alemanno avrebbe «reperito falsi inviti per recarsi a Cosenza». In un’occasione, la segretaria avvisa Alemanno del fatto che quello che i magistrati identificano nell’avvocato Fabrizio Falvo sarebbe «riuscito a reperire soltanto un invito di un bar caffetteria». Alemanno domanda se debbano «ristrutturare degli ambienti» e la donna fa sapere di poter persino «richiedere la Scia (Segnalazione certificata di inizio attività, ndr)» da allegare. Quindi si lascia andare a una risata.

In seguito il politico parla direttamente con Falvo. E, quando quest’ultimo puntualizza che la ristrutturazione è vera, Alemanno replica dicendo: «Ho capito, ma che io vengo da Roma a ristrutturare un bar? Dai su... dai scusami! […] Trova una qualsiasi impresa, che non sia un bar insomma, una cosa qualsiasi […] anche che non sta facendo niente […] che vuole una consulenza per fare qualsiasi […] una cosa che giustifichi uno che prende da Roma e arriva giù a Cosenza». «Ancor più incredibile» si legge «la vicenda relativa alla ricerca di una convocazione per un’assemblea di condominio». Il magistrato cita un’intercettazione di Alemanno in cui esprime la personale necessità «di partecipare a un’assemblea di condominio», per poter rientrare a casa alle 23 anziché un’ora prima.

Dalle conversazioni telefoniche che «tali fittizi impegni professionali» sarebbero «prodotti grazie all’intervento di Giancarlo Mancini, soggetto operante appunto nel settore degli studi legali e dell’amministrazione di vari condomini nella città di Roma». In un’intercettazione Alemanno, che ha bisogno di fare «una notturna», viene informato della difficoltà di trovare un’assemblea il 29 giugno, giorno in cui a Roma si festeggiano i santi Pietro e Paolo.
L’ex sindaco dice a Mancini: «E dai su, un’assemblea da qualche parte si troverà». L’interlocutore lo rassicura: «Vai tranquillo, non ti preoccupare... mi dici l’orario?».
Alla fine la quadra sarebbe stata trovata grazie a un’assemblea condominiale di Ciampino (fuori dalla Capitale). Ma per l’intero pomeriggio del 29 giugno 2024, fino alle ore 23:57, il cellulare in uso ad Alemanno «ha agganciato l’area di Tor Pagnotta a Roma», dove, nelle stesse ore, era in corso la convention di Indipendenza. Un nome che l’ex ministro ha forse preso troppo alla lettera.

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François De Tonquédec