Giugno 1990: 25 anni di chiamate al "118"
Nato e sperimentato a Bologna in occasione dei Mondiali del '90, il numero per l'emergenza sanitaria squilla ininterrottamente da un quarto di secolo
Sono quasi le 10,30 del 2 agosto 1980 quando un gigantesco boato sconvolge la stazione ferroviaria di Bologna e la memoria collettiva del Paese. Pochi istanti dopo le linee telefoniche che fanno capo alla centrale operativa del CePIS, l'ente di coordinamento del soccorso sanitario all'interno dell'Ospedale Maggiore, sono tempestate di richieste di emergenza.
In pochi minuti la città è sommersa dallo strepito delle sirene delle ambulanze che convergono sul piazzale della stazione, dove giacciono 85 morti e dove ci sono più di 200 feriti da soccorrere e smistare negli ospedali. La risposta della centrale è eccellente, il coordinamento dei mezzi quasi perfetto per l'epoca.
Il nucleo operativo dal quale nascerà poi l'attuale numero unico di emergenza "118", nasce proprio a Bologna, città all'avanguardia nel panorama italiano del sistema sanitario. Negli anni '60, quando le ambulanze sono semplici mezzi con i quali trasportare il più rapidamente possibile i pazienti verso gli ospedali, nasce all'interno del principale nosocomio bolognese il consorzio CePIS. Inizialmente nato per iniziativa del Prof. Sabena come centro di coordinamento per il trasporto pazienti inter ospedaliero, diventa in breve tempo un punto di riferimento per il movimento dei mezzi di soccorso dell'area bolognese. Cominciano a rapportarsi alla centrale i mezzi sia della Croce Rossa Italiana, sia delle associazioni volontarie del territorio. Un altro banco di prova per il funzionamento della centrale fu il grave incidente ferroviario avvenuto a Murazze di Vado nell'aprile 1978. Due treni carichi di passeggeri si scontrarono e più di 117 feriti ricevettero tempestivamente i primi soccorsi extra ospedalieri coordinati dai telefoni del Maggiore di Bologna. La spinta organizzativa era proprio venuta dopo l'esito negativo dei soccorsi emiliani nella strage del treno Italicus, per la mancanza di un elemento coordinatore che ottimizzasse i tempi e l'efficacia dell'intervento.
Dopo l'eccellente esito dell'intervento nell'occasione della strage di Bologna, il CePIS si trasforma in vera e propria centrale operativa per l'emergenza sanitaria e prende il nome di Bologna Soccorso. Altre difficili prove attendono gli operatori, il personale medico e infermieristico di centrale e tutti i soccorritori delle ambulanze. Basti pensare alla strage del rapido 904, avvenuta il 23 dicembre 1984 nel mezzo della galleria ferroviaria dell'Appennino. Nei 10 anni esatti che intercorrono tra la nascita di Bologna Soccorso nel 1980 e la nascita del numero unico 118, il livello tecnico e professionale del personale sanitario migliora rapidamente, includendo nelle operazioni di soccorso le figure di medici e infermieri professionali sia sui mezzi che in Centrale. Nel 1986 Bologna Soccorso è la prima Centrale Operativa a disporre del servizio di elisoccorso, seguita poco dopo dall'ospedale Niguarda di Milano.
Quando nelle altre regioni d'Italia il coordinamento dell'emergenza sanitaria era ancora affidata ad enti esterni (a Milano ad esempio dalla Polizia Municipale che rispondeva al numero 7733), a Bologna il 1 giugno 1990 in occasione dei Mondiali di calcio si partì con la sperimentazione del numero unico 118. Pochi giorni dopo è Udine a dotarsi della seconda centrale operativa con numero unico di emergenza fino al 1992, quando Francesco Cossiga firma il decreto legge che estende al territorio nazionale il numero 118.
Da allora le centrali Suem (Servizio Sanitario Urgenza Emergenza Medica) non hanno mai smesso di funzionare: in città, in strada, in montagna con il Soccorso Alpino, hanno coordinato milioni di missioni di emergenza. Con l'evoluzione tecnologica, oggi è possibile garantire il soccorso sanitario secondo i migliori standard qualitativi con l'invio di mezzi idonei a svolgere operazioni di soccorso pre-ospedaliero avanzato come le automediche e l'elisoccorso. Ma fu a Bologna che cominciò a battere il cuore di un sistema che da allora di cuori, ne avrebbe fatti ripartire molti.
Si ringrazia la Dott.ssa Fiorella Cordenons, Responsabile DATeR CO118 Emila Est per la gentile concessione del materiale foto e video.