Gli Usa, la Germania e la Guerra Fredda del terzo millennio
Un'analisi su come il primo faccia a faccia tra la Merkel e Trump potrebbe segnare la fine di 70 anni di buoni rapporti
Tra Stati Uniti e Germania non sarà più come prima. Almeno per un po' di tempo. E' apparso fin troppo chiaro durante la prima visita di Angela Merkel nella Casa Bianca di Donald Trump.
Anche dai più piccoli gesti si capisce come l'aria sia cambiata. Come 70 anni di politica transatlantica stiano forse per andare definitivamente in soffitta.
Approcci diversi - sotto l'era Trump - su immigrazione e rifugiati, guerra commerciale e dei cambi: qualcuno si è spinto a ribattezzare quella in corso tra Washington e Berlino come la vera nuova Guerra Fredda.
La Guerra Fredda del terzo millennio, altro che Mosca. Un confronto tra alleati costretti a stare assieme per motivi soprattutto di sicurezza ma sospettosi, divisi da troppi interessi.
Un rapporto che nei prossimi anni rischia di consumarsi a colpi di dazi, di tariffe, di degenerare in un conflitto commerciale che inevitabilmente coinvolgerebbe l'intera Europa.
Da una parte la Germania che punta ad andare avanti sulla strada della globalizzazione che tanti benefici ha prodotto (seppur rivista e corretta per renderla più sostenibile); dall'altra l'America first del tycoon, nemica dei grandi accordi di libero scambio e portatrice di un nuovo protezionismo che piace a molti anche nel Vecchio Continente, già scosso dalla Brexit e dai tanti movimenti populisti che proprio a Trump guardano con attenzione.
E dire che per decenni gli Stati Uniti sono stati la chiave della ripresa e dello sviluppo dell'Europa dopo la catastrofe della Seconda guerra mondiale, a partire dallo storico piano Marshall. E l'allora Germania occidentale è stata la prima a beneficiare delle politiche di Washington, dettate prima di tutto dalla necessità di contenere l'influenza sovietica.
E poi, al disfacimento dell'Urss, dal promuovere un allargamento dell'Europa ad est. Ma sembrano davvero lontani i tempi in cui un presidente come John Fitzgerald Kennedy (correva l'anno 1961) pronunciava quell'Ich bin ein Berliner (io sono un berlinese) davanti a una folla di cittadini tedeschi che speravano nella riunificazione del loro Paese. Quella riunificazione sostenuta a gran voce da Washington che si tradusse anche nello storico appello di Ronald Reagan nel 1987 all'allora capo dell'Unione sovietica Michail Gorbaciov: "Presidente, tiri questo giù muro".
Oggi Trump dice di non essere un isolazionista, ma in cuor suo sa di voler aprire una fase di disimpegno rispetto all'altra sponda dell'Atlantico. Dove solo Londra può forse avere le carte in regola per mantenere un rapporto privilegiato con Washington. Ma nel mirino del tycoon c'è soprattutto quell'enorme avanzo commerciale della Germania che fa parlare al presidente americano di "grande ingiustizia" nei confronti degli Usa. Per questo per la nuova Casa Bianca quel surplus va eliminato al piu' presto. E con tutti i mezzi a disposizione.