Il Governo dice "No" all'Europa sulla Manovra, ecco perché
Dietro la decisione dell'esecutivo Lega-M5S l'impossibilità di perdere il braccio di ferro con i "poteri forti"
"Se le ultime venti manovre che hanno avuto l'applauso da Bruxelles hano aumentato di 300mld il debito pubblico noi abbiamo il dovere, non il diritto, ma il dovere di fare il contrario". Le parole (ieri) di Matteo Salvini sono il riassunto politico di quello che si nasconde (nemmeno troppo misteriosamente) dietro il no che il Governo, dopo un vertice di maggioranza ed un Consiglio dei Ministri, ha detto all'Europa in merito alle modifiche richieste sulla manovra economica.
Ecco le lettera inviata a Bruxelles
Motivazioni politiche, quindi, più che economiche. Perché sui decimali, sui conti, sui tempi di entrata in vigore di questo (leggasi Reddito di Cittadinanza) o quello (abolizione della Fornero) il Governo giallo-verde era anche disposto a venire incontro in parte alle richieste di Moscovici e Juncker. Quello che però Salvini e Di Maio non potevano, possono e potranno fare è cedere alle pressioni dei "poteri forti", l'Europa in primis ma anche il Fondo Monetario Internazionale, le Banche, le agenzie di rating che in queste settimane hanno chiesto quotidianamente dei passi indietro a Palazzo Chigi. Questo perché proprio la guerra a queste istituzioni ed enti è forse l'unico collante che tiene unito politicamente l'asse giallo-verde (che su altre questioni è profondamente lacerato e diviso); e poi perché la "guerra" a Bruxelles sembra pagare ancora ampi dividenti dal punto di vista dei consensi elettorali.
I due vicepremier quindi continuano con la loro battaglia, senza esitazioni, forti del fatto che, comunque vada, sarà un successo. Perché riuscire a tenere testa alta e barra dritta darebbe modo di gridare "vittoria"; ma se invece (con lo spread ed altri magheggi) i "burocrati" imporrebbero con la forza la loro linea al Governo, inutile dire che la campagna elettorale delle prossime (e vicine) Elezioni Europee vedrebbe vittoria larga e facile al grido di "ecco, andiamo a colpire quelli che hanno distrutto la manovra del popolo".
Politicamente quindi il "no" era previsto e forse anche voluto. Ma anche se non si vuole vederla da quel lato, una manovra economica è pur sempre una questione di conti, di soldi (di ciascuno di noi).
Ed allora il vero azzardo Salvini e Di Maio lo stanno prendendo proprio con gli elettori, anzi con i cittadini italiani, gente che facilmente si aggrega davanti ad un nemico esterno e comune ma altrettanto attenta a difendere quello che forse ha di più caro (in tempi di crisi): il proprio portafoglio