Grecia: 50 anni fa il golpe dei colonnelli - foto
Il colpo di stato del 21 aprile 1967 fu il risultato di anni di instabilità politica e di forti pressioni durante gli anni della Guerra Fredda
La mattina del 21 aprile 1967 i carri armati dell'esercito greco invasero le strade di Atene. Il colpo di stato era arrivato a sorpresa, nonostante la profonda crisi politico-istituzionale del paese si protraesse, mai sanata, dagli anni del dopoguerra.
Il golpe militare era l'esito di 30 anni di lacerazione politica iniziata con la guerra civile tra i comunisti ellenici che avevano partecipato alla resistenza e il governo di Atene, terminata nel 1948 con la sconfitta dei primi. La crescita dell'influenza americana sulla Grecia negli anni della Guerra Fredda aveva creato una fortissima struttura anticomunista nei servizi segreti militari che operavano secondo i dettami dell'operazione internazionale "stay-behind " diretta dalla CIA.
Alla metà degli anni '60 il centrismo dei governi di Andreas Papandreou entrò in crisi, reso ancora più instabile dalla crisi economica. Il giovane re Costantino II non riuscì a creare un governo stabile per molti mesi. La situazione precipitò rapidamente quando il figlio del vecchio leader, George Papandreou sembrò poter formare un'alleanza con la sinistra dell'UDL che avrebbe potuto vincere le elezioni del 1967 ed eventualmente traghettare i comunisti del KKE.
Costantino II, consultatosi con i vertici dell'esercito e dei servizi, cercò dapprima di riportare in Grecia un vecchio leader conservatore in esilio volontario, Kostantinos Karamanlis. Fallito il tentativo anche per il rifiuto di Washington, lo stesso re sarà sorpreso dal colpo del 21 aprile, realizzato da ufficiali di rango intermedio che si erano sollevati nel nome della lotta all'anarco-comunismo. Atene e i ministeri della capitale caddero in poche ore, così come i vertici dell'esercito. Nel pomeriggio la stessa residenza del re fu assediata dai blindati e i colonnelli ci misero qualche ora a convincere Costantino a legittimare la giunta.
L'amministrazione Johnson, seppur favorevole alla sicura fede anticomunista di Georgios Papadopoulos e degli altri colonnelli, fece sapere a Costantino che gli Usa non avevano gradito la natura del colpo di stato. Gli consigliarono di organizzare un controgolpe che effettivamente il re cercò di realizzare dopo essersi trasferito a Salonicco dove la maggioranza dei vertici dell'Aviazione e della Marina erano monarchici. Il colpo tuttavia fallì perché gli ufficiali intermedi del nord della Grecia non risposero alla chiamata del sovrano ed anzi si schierarono apertamente con i colonnelli.
Ad Atene la giunta soppresse immediatamente le libertà civile e quella di stampa contenute nell'articolo 14 della Costituzione ellenica mentre iniziavano gli arresti di massa che nei giorni immediatamente successivi al golpe arrivarono ad oltre 10.000 tra oppositori, vecchi leader politici e intellettuali.
L'azione della giunta dei colonnelli fu di rimanere saldamente nella NATO, con il benestare di Usa, Gran Bretagna e Germania Ovest, nonostante gli appelli all'ONU dei paesi scandinavi per le violazioni continue dei diritti umani.
L'alleanza con gli Stati Uniti portò nei primi anni della dittatura ad una certa spinta in campo economico con sostanziosi investimenti americani in campo industriale ed infrastrutturale, mentre Papadopoulos cercò di stimolare il turismo internazionale per mitigare l'immagine delle violenze contro gli oppositori, dove la tortura era pratica largamente utilizzata.
L'opposizione clandestina ebbe come principale leader Alexandros Panagoulis (che fu marito di Oriana Fallaci), autore nel 1968 di un fallito attentato a Papadopoulos. Arrestato e inizialmente condannato a morte, Panagoulis rimarrà incarcerato per 5 anni fino alla caduta della dittatura.
Molti furono i fuoriusciti del regime negli anni della giunta: tra di essi molti personaggi di spicco della cultura ellenica come Mikis Teodorakis e Melina Mercouri ed alcuni leader politici come George Papandreou e Costas Simitis che sarà primo ministro tra gli anni '90 e il 2004. Furono gli esiliati a sensibilizzare l'opinione pubblica estera sulle condizioni della Grecia dei colonnelli, arrivando sino all'estremo sacrificio come nel caso dello studente Kostas Georgakis che il 19 settembre 1970 si diede fuoco a Roma in piazza Matteotti per protesta contro il governo di Papadopoulos.
La crisi economica dei primi anni '70 e i primi periodi della distensione internazionale fecero mancare gradualmente il terreno sotto i piedi al governo dei colonnelli. la giunta implose dopo i tentativi di Papadopoulos di modernizzare il paese e di concedere alcune libertà democratiche. I progetti riformisti generarono una grave spaccatura all'interno della giunta golpista, oltre a rafforzare la capacità organizzativa degli oppositori ed in primis degli studenti che furono all'origine della rivolta del Politecnico di Atene del 17 novembre 1973. L'ala dura della giunta decise allora la deposizione di papadopoulos, sollevato dal comando e sostituito dal sanguinario Dimitrios Ioannidis, che pretese di ritornare alla "purezza" della rivolta del 21 aprile 1967 imponendo nuovamente coprifuoco, legge marziale, oppressione poliziesca.
Invisa ormai alla maggioranza dei paesi occidentale e agli Stati Uniti che le avevano voltato le spalle, la dittatura di Ioannidis scivolò su una folle azione espansionistica in politica estera nei confronti di Cipro. Il 15 luglio 1974 l'esercito ellenico tentò un colpo di stato sull'isola che fallì per la reazione della Turchia che invase Cipro in poche ore. Il fallimento porterà rapidamente alla deposizione di Ioannidis ed alla sostituzione con l'esule Karamanlis, che questa volta tornerà ad Atene e guiderà la Grecia verso il ritorno della democrazia alla guida del suo partito Nìa Demokratìa, che vinse largamente le politiche del novembre 1974.