La pesca a strascico, oltre a essere un crimine, inquina più del traffico
Parla Fulco Pratesi. Autore della prefazione del libro «La Casa dei Pesci» (Autori, Ilaria De Bernardis e Marco Santarelli). «Il lavoro per la difesa della natura è eterno, perché c'è e ci sarà sempre qualcuno che vorrà sfruttare i beni che la natura ci ha donato per scopi economici».
Una ricerca pubblicata sulla rivista Nature il marzo scorso ha evidenziato come la pesca a strascico inquini quanto il traffico aereo. I ricercatori hanno infatti scoperto come questa attività sia responsabile dell'emissione di circa 1,5 gt di carbonio l'anno (più del 2% delle emissioni globali). Non solo, la pesca a strascico ha un forte impatto sugli ecosistemi marini profondi che negli anni porterà a una «significativa riduzione del contenuto di sostanza organica (fino al 52%) un turnover più lento del carbonio organico (circa il 37%), e ridotta abbondanza di meiofauna (80%), biodiversità (50%) e ricchezza di specie di nematodi (25%)».
Nonostante questi dati, la pesca a strascico resta una delle attività più praticate - e più redditizie (parliamo del 9% del Pil nazionale) - in Italia come nel resto del mondo. Una legge vieta «la pesca a strascico all'interno della della fascia costiera entro tre miglia nelle zone marine in cui la profondità delle acque è inferiore a 50 m, o entro un miglio se la profondità delle acque supera i 50 metri», ma la strada per la salvaguardia dei nostri mari è ancora molto lunga.
Lo sa bene Fulco Pratesi, fondatore del WWF, che della difesa della natura ha fatto il suo credo dopo un fortuito incontro con un'orsa e i suoi tre cuccioli durante una battuta di caccia in Turchia. «In quel momento compresi che non avrei mai potuto uccidere un animale».
Nel nuovo libro La Casa dei Pesci. Storia di Paolo il Pescatore, di cui ha curato la prefazione, si racconta di una grande impresa, quella di Paolo Fanciulli che lei stesso ha definito «l'apostolo della difesa del mare».
«La Casa dei Pesci è un libro molto bello che racconta la storia di un uomo che ha dedicato la sua vita alla difesa dei nostri mari. La storia di Paolo è un'avventura eroica. Negli anni ha infatti rischiato la pelle anche un paio di volte. Se non fosse stato mosso da una sincera passione per la sua terra non sarebbe riuscito a fare tutto quello che ha fatto. Paolo voleva difendere il mare e lo ha fatto, prima denunciando le attività illegali e poi trovando i contributi necessari a dare vita alla sua "Casa dei Pesci"».
Come ha incontrato Paolo Fanciulli?
«È stato l'impegno per la salvaguardia del nostro pianeta a unirci. Ricordo ancora le mie prime immersioni tra il 1947 e il 1948. Andando sott'acqua con la maschera mi sono reso conto della bellezza e della ricchezza della fauna marina, così ho iniziato a battermi per salvarla. Come per Paolo, il mio è stato un impegno lungo e difficile. Quelle immersioni di cui le parlavo, ad esempio, hanno dato vita a una delle mie prime battaglie, per la salvaguardia delle cernie. A causa delle bombole stavano sparendo, mentre negli ultimi anni questi animali sono tornati ad abitare i nostri mari».
Anche lei si è spesso trovato in prima linea nella lotta contro la pesca a strascico.
«Per i pescatori a strascico la loro attività era legale, ma in realtà non era così. Abitando sulla costa dell'Argentario li vedevo spesso e chiamavo per segnalarlo. Ho fatto battaglie anche difficili per salvare questo patrimonio messo continuamente in periodo da attività dannose, solo per scopi commerciali e di resa».
Come nasce il progetto della «Casa dei Pesci»?
«È stato qualcosa di straordinario. Dopo anni di lavoro e di denuncia, ci siamo resi conto insieme che non c'era modo per far rispettare le leggi. È nata così l'idea di metterei dei blocchi sui fondali per limitare i casi di bracconaggio. Negli anni siamo riusciti a creare un'area dove la pesca illegale è praticamente impossibile. Paolo, poi, con grande intelligenza e spirito creativo ha trasformato questi blocchi in vere e proprie opere d'arte, migliorando ancora di più l'aspetto della costa».
Oggi che la «Casa dei Pesci» non è più un sogno, ritiene che la vostra missione si sia conclusa?
«Il lavoro per la difesa della natura è eterno, perché c'è e ci sarà sempre qualcuno che vorrà sfruttare i beni che la natura ci ha donato per scopi economici. Insieme al WWF ho lavorato alla salvaguardia di molte specie, anche le più improbabili».
Qual è un obiettivo su cui sta lavorando in questo periodo?
« Attualmente stiamo lavorando contro la dispersione della plastica in mare, ma anche alla sparizione degli insetti. Le propongo una cosa: salga sulla sua macchina e percorra 100 chilometri, lontano dalla città. Si fermi e mi dica quanti insetti vede sul suo parabrezza. Si stupirà, perché ce ne sono pochissimi. Solo qualche anno fa ci saremmo trovati davanti decine di specie diverse, ma con le politiche attuali e l'inquinamento questi animali stanno scomparendo davanti ai nostri occhi. C'è un disinteresse crescente per queste forme di vita che sono in realtà parte del nostro passato e del nostro presente».
«La Casa dei Pesci», il libro che racconta la storia di Paolo il Pescatore
La Casa dei Pesci racconta la storia di Paolo Fanciulli, meglio conosciuto come Paolo il Pescatore, e la sua battaglia contro la pesca a strascico illegale sotto costa che distrugge i fondali e ha svuotato il mare dai pesci e dalla vegetazione. Raccogliendo reti sempre più vuote di pesci e piene di plastica, negli anni Ottanta Paolo ha avviato una guerra contro i pescherecci di frodo rischiando la vita, subendo minacce e soprusi fino all'essere bandito dalle aste del pesce. Paolo poteva lasciare che il mare venisse distrutto oppure reagire. Ha scelto di lottare, intraprendendo una guerra solitaria contro gruppi potenti e organizzati e ha scelto di diventare difensore dell'ambiente e divulgatore della cultura del mare, sostenendo ante litteram l'importanza della pesca sostenibile, che ha rispetto del mare e dei suoi abitanti, e diffondendo coscienza ambientale con il Pescaturismo.
La Casa dei Pesci è il suo progetto più creativo per la salvaguardia dei nostri mari. Un museo sottomarino dove statue in marmo sono sentinelle e guardiane dei fondali, dove ai pesci è concesso di vivere e riprodursi in sicurezza e alla prateria di Posidonia, polmone del mare e del Pianeta, di proliferare. L'arte protegge così la natura attraverso sculture di marmo delle Cave Michelangelo di Carrara realizzate da artisti di fama internazionale come Emily Young, la principale scultrice britannica vivente, il romano Massimo Catalani, Giorgio Butini, Massimo Lippi, Johann Goelles, Francesca Bonanni, Marco Borgianni, Lea Monetti e tanti altri.
Ed è proprio a questo incredibile museo sottomarino che andranno tutti i ricavati dalla vendita del libro, scritto da Ilaria De Bernardis e Marco Santarelli, con la prefazione di Fulco Pratesi. L'obiettivo di Paolo e dei suoi collaboratori è infatti quello di estendere l'area protetta posando nuove sculture (attualmente sono 39).
La Casa dei Pesci ha dimostrato che il mare si può salvare. Ciò che è accaduto nel Sud della Toscana può essere riprodotto in qualsiasi altra parte del mondo. La Casa dei Pesci è una storia esemplare a livello globale.