Grillo e Casaleggio: ecco come hanno imbavagliato il M5S
Proventi dai banner pubblicitari, comunicazione controllata e scelte politiche pilotate dall'alto. Così l'apparente libertà di coscienza diventa gabbia
Roberto Casaleggio è morto questa notte in un ospedale di Milano. Fondatore con Beppe Grillo del Movimento 5 Stelle, Casaleggio era ricoverato in una struttura dell'istituto Scientifico Auxologico.
La notizia èstata confermata all'ANSA da ambienti del M5S, del suo studio 'Casaleggio Associati' e da fonti sanitarie. Nell'aprile del 2014 Casaleggio era stato operato di urgenza per un edema al cervello al Policlinico di Milano. Il profilo politico di Casaleggio che riportiamo qui, è stato originariamente pubblicato il 12 febbraio 2016.
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“Ci attaccano perché evidentemente siamo sulla strada giusta”. È il pupillo di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, Alessandro Di Battista, a indossare i panni dell'avvocato della difesa dopo le rivelazioni de La Stampa su una presunta struttura “delta” interna al Movimento 5 Stelle, creata allo scopo di trasformare in moneta sonante tutto quello che eletti e candidati dicono e fanno.
Come? Attraverso i proventi dei banner pubblicitari allegati ai video di comparsate televisive o altro che, per contratto, i portavoce grillini sono tenuti a cedere al blog di Beppe Grillo i cui amministratori si incaricano di rendere virali grazie anche a un esercito di fake messo in piedi in questi anni.
I controlli
Un sistema a prova di bomba che prevede un rigido controllo della comunicazione degli attuali portavoce del Movimento alla Camera e al Senato e al quale saranno sottoposti d'ora in poi anche sindaci ed eletti nelle varie amministrazioni. Tanto che già in questi giorni ogni conversazione con chi si è autocandidato alle comunarie per la scelta dei candidati alle amministrative romane deve avere il carattere dell'informalità.
Nessuno può rilasciare dichiarazioni alla stampa se non espressamente autorizzato. Anche gli incontri pre-elettorali con la cittadinanza sono stati bloccati. Che Grillo e Casaleggio ci guadagnino qualcosa o meno – e Alessandro Di Battista smentisce categoricamente che sia così, anzi “ci hanno rimesso un sacco di soldi con il M5S” - il controllo che esercitano sulle loro truppe è totale, assoluto e coercitivo.
Dopo le multe da 150mila euro per chi trasgredisce agli ordini o cambia casacca nel corso del mandato, dopo le espulsioni decise nelle segrete stanze e fatte passare come un grande esercizio di democrazia dal basso, dopo il ribaltamento dei risultati delle consultazioni sul web su temi specifici come le unioni civili, a questo punto mancano solo le pene corporali.
Peccato perché nel M5S c'erano (tanti nel frattempo sono stati cacciati o se ne sono andati volontariamente) e ci sono ancora anche tanti esponenti che in questi anni hanno fatto pratica ed esperienza e a questo punto avrebbero qualcosa da poter dire in termini di proposta e iniziativa politica se solo ogni decisione non fosse pilotata dall'alto.
La gabbia della libertà di coscienza
Si prenda il caso, paradossale, della libertà di coscienza “concessa” da Grillo sulla stepchild adoption con il famoso post che ha destato tanto clamore. In apparenza potrebbe sembrare una grande apertura nei confronti dei senatori che tra qualche giorno si ritroveranno a votare il ddl Cirinnà. Invece si tratta di una gabbia.
A parte big come Roberto Fico, che ha dichiarato di voler votare sì sia alle unioni civili che alla stepchild adoption, quanti si sentiranno davvero liberi di decidere come meglio credono sapendo che il loro mentore Beppe Grillo è contrario alle adozioni gay e dopo che anche Rocco Casalino, gay dichiarato, alla riunione dell'altro giorno con i senatori, ha detto di non poter sopportare l'idea di andare a prendere a scuola il figlio di due papà?
Eppure il voto tra gli iscritti c'era già stato. E il risultato era nettamente a favore della legge. E seppure non venivano citate chiaramente anche le adozioni, che ci voleva a indire una nuova consultazione? Tra l'altro, quando gli iscritti sono stati chiamati a esprimersi sulle unioni civili, il ddl Cirinnà era già bello che scritto nero su bianco ed era chiaro che si votava sul contenuto di quel testo comprese le adozioni.
Tanto che, fino al giorno del voltafaccia di Grillo, il gruppo al Senato aveva sempre condizionato il suo voto favorevole al mantenimento del testo originale della legge. Bastava che fosse cambiata anche una sola virgola per far saltare ogni accordo. Adesso, invece, ben venga addirittura lo stralcio dell'articolo 5. E tutti zitti. Parlano solo i capi.