Marconi: Il genio che non fu mai secchione
Nonostante il contributo rivoluzionario alla tecnologia, nel 150° anniversario della sua nascita, rimane uno dei luminari meno celebrati dalla storia
Se c’è un genio italiano, Nobel per la fisica ricevuto senza laurea, che in questo Paese non riusciamo proprio a celebrare come dovremmo è Guglielmo Marconi. Due le ragioni principali. La prima: sviluppò importanti invenzioni durante il Ventennio, non potendo sottrarsi al regime nonostante gli stesse stretto seppure fosse senatore, anche per via delle sue attività nel Regno Unito. La seconda: nacque il 25 aprile (1874) e sappiamo che gli italiani in quella data si dividono e discutono di altro, senza trovare il tempo per ricordarsi di lui. Così quest’anno, che celebra il 150° della sua nascita, Marconi non ha ricevuto l’attenzione mediatica che avrebbe meritato. Eppure, soprattutto ai giovani, dovrebbe risultare simpatico innanzi tutto perché non era un secchione ma un eclettico, amante della musica e dell’arte. Riguardo la sua vita esistono memorie, musei, oggetti e invenzioni, film, libri ed anche aneddoti. Come quello, celebre, che lo vide presentarsi al professor Augusto Righi – tra gli scopritori delle onde elettromagnetiche – sostenendo che con il telegrafo senza fili avrebbe collegato due continenti superando l’Oceano Atlantico. Righi lo allontanò ricordandogli che la Terra era tonda e che le onde elettromagnetiche (secondo Righi, ma all’epoca anche altri), viaggiavano in linea retta. Ma entrambi ignoravano gli effetti della ionosfera che agisce da riflettore naturale e grazie a quello, da oltre un secolo, ascoltiamo radio internazionali dal salotto di casa. Senza Marconi, che sperimentò le prime invenzioni grazie ai soldi della madre d’origine irlandese, ai suoi contatti nel Regno Unito, facilitati dal conoscere la lingua anglosassone, il progresso tecnologico delle telecomunicazioni sarebbe stato molto più lento. Marconi sbagliava, rifaceva, provava e riprovava, ma soprattutto intuiva, immaginava e costruiva. E poi migliorava con costanza anche i piccoli risultati. Poter collegare senza fili due località era una rivoluzione, ma ancora di più lo era poter eliminare l’isolamento della navigazione in alto mare, dotando le navi di una radio e salvando da subito la vita di marinai e passeggeri. Ancora, pensò di usare le sue invenzioni per rivelare la presenza di ostacoli e capire la direzione di provenienza di un segnale, intuendo la radioguida per navigare della quale oggi non possiamo fare a meno nell’aviazione e il radar. Non pensiamo a questo quando accendiamo il Gps e il telefonino, eppure anche queste sono eredità di studi marconiani.
Con l’invenzione del Coherer (coesore, rivelatore), Marconi ottenne un dispositivo che diventava conduttore di corrente quando era colpito da onde elettromagnetiche. Da un lato l’antenna che Guglielmo migliorò costantemente, dall’altro il circuito, in mezzo un piccolo tubo in vetro con all’interno due elementi metallici e, tra questi, una polvere ottenuta da limatura d’argento, nichel e ferro. All’inizio fu un empirico “rivelatore di temporali”, una piccola scintilla tra due bacchette, poi affinando la giusta miscela degli elementi usati per la polvere, Marconi aumentò la sensibilità del coherer. All’arrivo dell’energia elettromagnetica dall’antenna, il Coherer diventa conduttore e la polvere si orienta chiudendo il circuito e svelando l’avvenuta ricezione del segnale. Per arrivarci lesse le pubblicazioni di Hertz e di altri scienziati, le seppe sfruttare e grazie a questo riuscì nell’impresa di incrementare la portata delle trasmissioni radio, come scritto nel suo brevetto del 26 aprile 1900. Nel tempo userà il triodo (1913, il primo componente elettronico attivo della storia che produceva più energia di quanta ne serviva per funzionare), e anche l’invenzione del fisico Lucien Levy (1917) nota come Eterodina, fondamentale per costruire ricevitori radio fino agli anni Settanta (divenuta supereterodina).
Nel 1909 Marconi aveva ricevuto il Premio Nobel per la fisica con questa motivazione: “a riconoscimento del contributo dato allo sviluppo della telegrafia senza fili.” Prima di lui nessuno riuscì a intuire che un’onda elettromagnetica è la fluttuazione di un campo elettrico e di un campo magnetico che si propagano nello spazio alla velocità della luce; che le onde elettromagnetiche sono una forma di propagazione dell’energia nello spazio in grado di propagarsi anche nel vuoto. Così come l’emissione di radiazioni elettromagnetiche da parte della materia comporta sempre la trasformazione di energia e, all’aumentare della frequenza della radiazione, aumenta anche la capacità di penetrare nella materia. In questa poche righe ci sono le basi della radio, della televisione, della telefonia, di internet, della radiologia e della radiomedicina.
E in occasione dell'America's Cup di Barcellona, il Comitato nazionale per le celebrazioni del 150° anniversario dalla nascita di Guglielmo Marconi e la Marina Militare hanno promosso l’evento tenutosi il 31 agosto nel porto della città catalana, a bordo della Nave Palinuro, per celebrare i 125 anni di “wireless” grazie al genio dello scienziato. A Barcellona, il console generale d'Italia Emanuele Manzitti, all’inaugurazione della mostra dedicata a Marconi ha sottolineato come “celebrare il grande scienziato e le sue scoperte in occasione della 37° edizione dell'America's Cup e a bordo della nave scuola della Marina militare è un significativo e doveroso omaggio ad un italiano che ha fornito un contributo imperituro al progresso dell'umanità e all'immagine del nostro Paese in campo scientifico, tecnologico e imprenditoriale”.