Gli hacker nordcoreani rubano il piano sull’uccisione di Kim Jong-un
I segreti militari di Sud Corea e USA sottratti nel 2016 insieme al Piano Operativo 5015, che prevede l’eliminazione del dittatore in caso di guerra
Sono nordcoreani gli hacker che, alla fine del 2016, avrebbero sottratto dai computer dei vicini sudcoreani almeno 235 gigabyte di dati.
Al loro interno una mole di informazioni talmente vasta da coprire tutte le principali operazioni da qui ai prossimi anni, con l’aiuto degli Stati Uniti.
A rendere ufficiale la notizia, dopo mesi di analisi e ricerche, è stato il parlamentare di Seul Rhee Cheol-Hee, che ha spiegato come le tracce dell’intrusione risalgano allo scorso settembre, anche se non è chiaro quante volte gli hacker di Pyongyang abbiano fatto incursione nei server militari sui quali erano conservate strategie e mosse per lo più intese a ridurre le mire espansionistiche e distruttive di Kim Jong-un.
Unità decapitazione
E probabilmente era proprio questo uno degli obiettivi dei tecnici cyber al servizio del dittatore: scovare i dettagli del cosiddetto Piano Operativo 5015, da attuare in caso di guerra con la Nord Corea. Al suo interno è prevista la discesa in campo dell’Unità di decapitazione, un nome simbolico per descrivere il nucleo che dovrebbe occuparsi di Kim Jong-un, della sua cattura ed eventuale morte.
Insomma: conoscere il modo in cui il nemico ha in mente di ucciderti può rappresentare un vantaggio per lo studio di eventuali controffensive.
Segreti intercontinentali
Il problema è che, stando a Chosun Ilbo, sito web della capitale che ne ha dato per primo la notizia intervistando Rhee Cheol-Hee, l’80% di tutto quello trafugato dai nordcoreani è materiale attualmente non identificato.
Questo vuol dire che oltre al Piano Operativo 5015 e agli altri segreti condivisi con gli Stati Uniti, vi sono migliaia di file classificati, al momento sconosciuti, che racchiudono non solo la direzione che la politica di casa avrebbe preso internamente ma anche le decisioni sulle vicende estere appoggiate dagli amici statunitensi.
Stabilimenti una volta segreti
La testata sudcoreana è certa, viste le proporzioni della violazione, che nel mezzo degli archivi siano finite anche le mappe che tracciano le centrali nucleari ed elettriche semi-segrete nel paese, ovvero camuffate agli occhi di estranei per difendersi da probabili minacce telematiche, come quelle avvenute solo pochi mesi fa in Ucraina, in grado di bloccare la produzione e la diffusione di energia su larga scala.
Esercito addestrato per questo
Non è un mistero che Pyongyang abbia una divisione specificamente addestrata per gli attacchi digitali. Gli ultimi report parlano di almeno 6.800 militari dedicati alle strategie di cyberfare; gente talmente esperta da mettere in difficoltà intere multinazionali.
Nel 2014, proprio l’organo speciale della Repubblica Popolare Democratica di Corea era stato accusato di aver bucato le difese di Sony Picture, rea di aver diffuso il film satirico The Interview, incentrato sulla figura del dittatore Kim.
Il Pentagono tace
Direttamente o meno, nella vicenda è ovviamente coinvolta anche Washington. Di per sé il Pentagono non si è ancora espresso sull’argomento, non ufficialmente almeno. L’unica voce è quella del colonnello Rob Manning, portavoce dell’agenzia, che ha confermato di conoscere il report ma di non poter ancora negare o verificare i fatti.
Our country has been unsuccessfully dealing with North Korea for 25 years, giving billions of dollars & getting nothing. Policy didn't work!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 9 ottobre 2017
Del resto il clima è già abbastanza teso di suo, dopo il recente exploit di Trump su Twitter. “Solo una cosa può funzionare” - aveva scritto, lasciando intendere che prima o poi gli USA metteranno in campo la forza per far rispettare quegli accordi che "in 25 anni sono serviti solo a regalare alla Nord Corea miliardi di dollari". Una vera dichiarazione di guerra, la prima della storia via social.